Quando un amico chiama non gli si può rispondere di no e così da oggi sarò pronto ad offrire il mio contributo da osservatore sul mondo sportivo peninsulare.

Il punto di vista di un amante a 360 gradi dello sport. Di un appassionato che ha scelto di diventare professionista in questo ambito. Di un amante della nostra terra che ha avuto la possibilità di fare  esperienza in altre realtà per otto anni e adesso è ritornato a vivere il suo territorio per ragioni familiari. 

Spinto da questa richiesta, dalla mia naturale curiosità e da una fiammella di fatto sempre accesa mi son recato due settimane fa al Campo Italia. In programma c’era il “derby delle due costiere”: Sorrento 1945 – San Vito Positano. Un incontro valido per il campionato di Eccellenza campana. 

Come cambiano i tempi, è stato il primo pensiero.

Anni fa le uniche partite che potevano avere l’onore di esser menzionati derby erano le sfide con la Juve Stabia o la Turris.

E’ bastata queste semplice considerazione per far passare in secondo piano sia l’aspetto sportivo della partita sia  la sconfitta dell’amato Sorrento.

In altri tempi sarebbe stata una domenica da buttare, adesso solo un’altra delusione da sommare.

Cosicché a prevalere è stato il sentimento di nostalgia e tristezza che da subito mi ha assalito. Il contrasto con i ricordi di un passato gioioso e’ stato troppo eclatante.

Avevo poco meno di 10 anni.

Non si finiva nemmeno di pranzare a casa. Bisognava correre allo stadio. Prendere il posto perché c’era il pienone. Vedere il riscaldamento. Capire chi giocava per iniziare ad immaginare la partita.

Pochi attimi e subentrava lo spettacolo del tifo. L’arrivo dei sostenitori ospiti, gli sfottò, le coreografie dalle curve. Dalla tribuna assorbivo tutte le emozioni, le incameravo dentro di me ed iniziavo a vivere un rituale che mi avrebbe accompagnato per tutta l’adolescenza sino all’età più matura.

Un bambino accompagnato dal suo papà vedeva accendersi il fuoco di una passione. Una fiamma sempre presente tenuta vivo nel tempo assieme agli amici con i quali trascorrere la domenica pomeriggio ed organizzare la gita per la trasferta.

Di quei pienoni, di quel calore umano cosa rimane oggi?

Una scena muta per pochi affezionati presenti. Anziani della vecchia guardia anni 70′ per la maggiore, qualche volto noto della mia generazione, giovanotti legati principalmente da rapporti di parentela o amicizia a giocatori e staff.

Per il resto?

Soprattutto zero bambini, pochissimi ragazzi, la somma di intere generazioni assenti e di quell’atmosfera, di quelle suggestioni?

Poco altro se non, come in questo caso, la presenza dei due allenatori artefici in tempi diversi di momenti belli ed indimenticabili del calcio a Sorrento.

Da una parte Ernesto Apuzzo, allenatore del San Vito Positano, puntero del Sorrento anni 80′ ai tempi d’oro della serie C allenata da Cane’.

Dall’altra Antonio Guarracino, trainer sorrentino  di ritorno in rossonero dopo 8 anni a servire la maglia da calciatore negli anni 90′. Due campionati vinti ed un rigore trasformato nella lotteria della finale di coppa Italia Eccellenza a Caserta. 

Ho cercato di seguire la partita, ho apprezzato la volontà di tanti ragazzi di mettersi in mostra così come la passione degli allenatori nel cercare di costruire e dare un’anima alle proprie squadre, tuttavia la mente vagava e pensava. 

Fossi stato un bambino accompagnato dal suo papà oggi sarei riuscito ad innamorarmi del calcio, dello sport allo stesso modo?

Mi sarebbero entrate dentro quelle emozioni in modo viscerale?

Quale giocatore avrei voluto emulare?

Cosa mi avrebbe spinto in futuro a seguire la squadra della propria città anche a distanza di centinaia di chilometri? 

Spesso dai media nazionali in questi anni e’ stato citata quale esempio virtuoso. L’ascesa di mister Sarri, sei anni fa allenatore in LegaPro a Sorrento (esonerato) adesso mister del Napoli in Champions League (osannato). Allo stesso modo quale esempio negativo  all’inverso bisognerebbe indicare la discesa del Sorrento. Da squadra in grado di lottare per raggiungere il paradiso della serie B a fanalino di coda negli inferi dell’Eccellenza. 

La debacle del calcio a Sorrento negli ultimi anni è stata clamorosa e fa il paio, fatte salve alcune fortunate eccezioni, con la situazione sportiva nell’intera Penisola Sorrentina. 

Mi faccio tante domande. 

A quanti bambini è stata sottratta la possibilità di sognare un futuro in grande?

A quanti ragazzi è stata negata la possibilità di legarsi emotivamente alla squadra della propria città, del proprio territorio?

Perché non si riesce a considerare lo sport come uno straordinario strumento di aggregazione, eccezionale veicolo per l’ immagine di un comprensorio?  

Sono quesiti che mi sono posto e che dovrebbero porsi in tanti guardando non lontano ad esempi virtuosi di realtà che della propria squadra di calcio, basket, pallavolo o del proprio campione di sport ne hanno fatto con orgoglio strumento di rappresentanza collettiva.

Possibile che non si riesca ad affermare il diritto a fare sport in ambienti idonei?

Ancora: possibile che la classe dirigente non riesca a dotare la Penisola di una nuova struttura, magari polivalente,  in grado di servire l’intero comprensorio ed in grado di poter offrire ambizioni all’intera collettività? 

Per finire: possibile che pur tra le difficoltà, così chiusi nella propria mentalità, le varie società non riescano a tirare su un discorso comune che possa al suo interno valorizzare le singole identità? 

Tutto possibile. 

Otto anni lontano da casa sono stati tanti. Probabilmente mi hanno offerto un punto di vista diverso e mi hanno fatto vivere realtà più fortunate. 

Più fortunate della nostra?

Un territorio ammirato da tutti nel mondo, con i dati turistici in costante aumento ed una disoccupazione ai minimi storici. 

Cosa si potrebbe desiderare di più? 

Magari spazi di gioco per i bambini in ogni quartiere. Strutture dove poter alimentare le proprie passioni e perché no una squadra di calcio, basket o pallavolo capace di far innamorare i ragazzi e di cui andarne fieri in giro per l’Italia. 

Arrivederci alla prossima puntata. 

Massimo Costagliola di Fiore
P.s. Domenica scorsa c’è stato un altro derby Fc Sant’Agnello-Sorrento 1945. Si è giocato a porte chiuse nella struttura di Viale dei Pini a Sant’Agnello. Uno spettacolo per nessuno. Poco altro da aggiungere.