ATTENZIONE: RIFLESSIONE UN PO’ LUNGA E NON CONSIGLIATA A TIFOSI E CAZZIPROPRISTI

E’ bastato che stamattina condividessimo un pacato intervento del dottor Giacomo Giuliano, vice-Segretario del Comune di Piano di Sorrento, perché si scatenasse il pandemonio.

Giuliano, parlando contro i propri interessi, visto che è un dipendente pubblico, così ha dichiarato:

La crisi sanitaria porterà certamente a nuove chiusure. Vista la gravissima consequenziale crisi socio-economica, e almeno finché dura l’emergenza, penso sia ormai necessario prevedere, ex lege, una decurtazione stipendiale percentuale a tutti coloro che hanno garanzia di retribuzione, per devolvere tali somme a chi davvero non riesce più ad arrivare a fine mese…

Un tema, quello toccato dal vice-Segretario, da mesi al centro del dibattito politico, per fortuna non dei social. Un tema che nel giugno scorso (figurarsi un po’) era stato trattato da Pietro Ichino, seppur da un altro punto di vista.

Ichino all’indomani del lockdown suggeriva una strada diversa da seguire e spiegava che…

Si sarebbe potuto estendere ai settori pubblici il trattamento di integrazione salariale e destinare il risparmio a premiare i medici e gli infermieri in prima linea, oppure fornire i pc agli insegnanti, costretti a fare la didattica a distanza con i mezzi propri.

Una riflessione quella di Ichino che confesso mi era sfuggita e che mi è stata fatta notare dall’amico Pasquale Apreda.

Ora chiariamo un punto: Pietro Ichino non è uno di quei tuttologi cazzuti che scribacchiano sui socialPietro Ichino è un giurista, ordinario di Diritto del Lavoro all’Università di Milano, che vive da un po’ di anni sotto scorta a causa delle minacce che alcuni membri delle Brigate Rosse gli hanno esplicitamente rivolto, perché con i colleghi Massimo D’Antona e Marco Biagi aveva lavorato all’armonizzazione del diritto del lavoro italiano rispetto a quello dei maggiori Paesi europei. Di D’Antona e Biagi sappiamo la loro fine.

Il ragionamento di Ichino è chiaro: soprattutto in un momento simile non ci possiamo permettere di mantenere privilegi così costosi per le casse dello Stato.

Già, per le casse dello Stato. Qui introduciamo un altro intervento altrettanto prestigioso, fatto poche sere fa dal vice-Ministro Pierpaolo Sileri. Anche qui non parliamo di un tuttologo cazzuto, ma di uno degli esponenti più prestigiosi dell’attuale compagine di Governo, benché meno noto. Forse perché non parla a spot, ma con cognizione di causa.

Sileri, dicevamo, ai microfoni di Rai Tre, in uno di quegli approfondimenti per nottambuli, spiegava chiaramente che questa pandemia la porteremo appresso ancora per molti mesi. Per cui l’unica soluzione economicamente sostenibile erano una serie di stop and go localizzati e a tempo. Al giornalista che gli chiedeva perché non puntare ad un nuovo lockdown nazionale, Sileri con estrema onestà intellettuale ribadiva…

Non è economicamente sostenibile.

In altri termini non ci sono i soldi per poterlo fare. Con il lockdown entrano meno soldi (leggi gettito fiscale) ed escono un mare di soldi (leggi aiuti di Stato).

Ora qualcuno potrebbe imprecare, prendersela con i monopattini o con i banchi a rotelle, contro gli sprechi, contro Conte, contro De Luca contro il proprio Sindaco (questa cosa è più difficile), ma la sostanza non cambierebbe.

Imprecazioni, parolacce e mortiate non servirebbero a produrre dindini e le Casse dello Stato non sono il Pozzo di San Patrizio.

Insomma o ci mangiamo ‘sta minestra o ci buttiamo dalla finestra.

Allora meglio la minestra e la minestra è: stringere la cinghia tutti, perché altrimenti sarà alla finestra che andremo tutti e senza poter neanche scegliere. Siamo partiti da stagionali, dipendenti privati di servizi non essenziali, partite iva. Poi toccherà, per effetto del giro, ai professionisti come chi vi scrive ed infine toccherà a loro, quelli che oggi difendono le loro posizioni.

Infatti, questo Sileri non lo ha detto esplicitamente, ma lo ha lasciato intendere; anche perché chi lavora in certi ambienti lo sa bene. Un altro lockdown lungo significa rischio default per lo Stato ed a quel punto non si avranno riduzioni di stipendio per il pubblico, gli stipendi non ci saranno proprio.

Allora mi viene in mente una battuta che ha fatto qualche giorno fa un medico che era andato a visitare mia madre. Scherzando le ha detto:

Signo’, buttate le sigarette se volete campare ancora, però fate una cosa, prendete il vizio di giocare al bancolotto, altrimenti qui si corre il rischio che di questo passo lo Stato non ha i soldi nemmeno per pagare noi medici.

Quel medico, non sarà certamente né IchinoSileri, ma in quella battuta ha dimostrato di non essere nemmeno un cazzuto tuttologo che scribacchia sui social.

Ora ognuno continui pure a difendere le proprie posizioni, tanto di questo passo il cetrulo lo prenderemo a quel posto tutti.

Sia chi lo merita sia chi non lo merita.

Avete afferrato il concetto?

Johnny Pollio