Ha del clamoroso il nuovo DPCM firmato in mattinata dal Premier Giuseppe Conte, una portata che sino ad ora sembra essere sfuggita, ma che potrebbe generare una vera Babele.

Infatti dalla lettura del testo del decreto sembra proprio che il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca debba essere costretto a riaprire le scuole, ovviamente solo quelle dell’infanzia, le elementari e le medie.

Proviamo a spiegare il perché.

De Luca, dopo la prima presa di posizione di chiusura disposta ad inizio ottobre, si riservò di valutare la decisione all’esito del DPCM del 24 ottobre scorso.

Effettivamente in quel DPCM c’era un passaggio che riconosceva alle Regioni la possibilità di andare oltre.

Eccolo…

…fermo restando che l’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a svolgersi in presenza, per contrastare la diffusione del contagio, previa comunicazione al ministero dell’istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali.  le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado
adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota pari almeno al 75 per cento delle attività, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9,00. Allo scopo di garantire la proporzionalità e l’adeguatezza delle misure adottate è promosso lo svolgimento periodico delle riunioni di coordinamento regionale e locale previste nel Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021 (cd. “Piano scuola”), adottato con D.M. 26 giugno 2020, n. 39, condiviso e approvato da Regioni ed enti locali, con parere reso dalla Conferenza Unificata nella seduta del 26 giugno 2020, ai sensi dell’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo n. 281 del 1997.

Infatti, nella premessa dell’ordinanza numero 86 – adottata dal Governatore De Luca e con cui si confermava la chiusura delle scuole estendendola anche a quelle per l’infanzia – si richiamava proprio questo passaggio ponendolo a sostegno dell’atto.

Con il nuovo DPCM, invece, tutto cambia, in quanto il decreto si limita a riportare questa disposizione…

le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, in modo che il 100 per cento delle attività sia svolta tramite il ricorso alla didattica digitale integrata. Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del Ministro dell’istruzione n. 89 del 7 agosto 2020, e dall’ordinanza del Ministro dell’istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020, garantendo comunque il collegamento on line con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata. L’attività didattica ed educativa per la scuola dell’infanzia, il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a svolgersi in presenza, con uso obbligatorio di dispositivi di protezione delle vie respiratorie salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina.

Nessun riferimento, quindi, ad eventuali poteri derogatori da parte delle Regioni in una materia, quella dell’Istruzione pubblica che resta riservata allo Stato.

C’è di più.

Lo stesso DPCM firmato oggi, nelle disposizioni transitorie e finali così recita…

…Le disposizioni del presente decreto si applicano dalla data del 5 novembre 2020, in sostituzione di quelle del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, e sono efficaci fino al 3 dicembre 2020.

Cancella in toto il DPCM del 24 ottobre, quello su cui De Luca fondava la sua ordinanza di chiusura delle scuole per l’infanzia e conferma della chiusura delle scuole elementari e medie.

Una dimenticanza?

Sarà ma allo stato sembra proprio che l’ex Sceriffo debba modificare la sua ordinanza e trovare un altro escamotage se vuole continuare a tenere i bambini lontano dalla lezioni in presenza.