E’ un tam-tam continuo, messaggi, telefonate. Tutti a porre la stessa domanda.

Notizie dell’esito del terzo tampone?

Quasi come se tutti temessero, forse anche sapessero, ma vogliono che qualcuno ne dia l’ufficialità. L’ufficialità, però, tarda a venire. Gli addetti ai lavori fanno sapere che l’esito dall’Ospedale Cotugno di Napoli, il primo esito, non è ancora arrivato. Indiscrezioni, comunque attendibili, dicono invece che si aspetta solo il contro esame da Roma. Dallo Spallanzani. Se così fosse vorrebbe dire che il primo risultato è stato positivo. Che si tratterebbe di Coronovirus.

Il terzo paziente, l’uomo tornato da una vacanza in Thailandia e morto di polmonite qualche sera fa, sarebbe stato contagiato. Anzi la sua polmonite non sarebbe altro che il frutto del terribile virus. D’altronde il quadro era già molto chiaro dopo la TAC.

Intanto?

Intanto che succede a tutti quelli che hanno avuto contatti con lui, in primis personale medico e para-medico?

E’ qui che scatta tutto l’assurdo di questa incredibile storia, di questa maledetta emergenza.

Non succederebbe proprio niente: il protocollo non lo prevede.

Loro, medici ed infermieri sono un po’ come i primi soldati che furono vomitati ad Omaha Beach durante lo sbarco in Normandia: carne da macello.

Non ci crederete, ma è così. Protezioni scarse e soprattutto nessun controllo. Se non avvertono sintomi non sono soggetti neanche al tampone, devono continuare a lavorare, soffrire in silenzio ed augurarsi che quel virus non li abbia attaccato.

Non si può fare diversamente, di loro non se ne può proprio fare a meno. Fino a quando le raffiche di proiettili lanciate dal virus non li stendeno devo continuare a battersi.

Allora non ci resta che sperare che quella TAC sia stata letta male, che il tampone la smentisca, che le prime linee continuino a correre contro il nemico.

Tutte, senza alcuna perdita.

Noi, intanto restiamo a casa, cerchiamo di non fare arrivare altre pallottole alle prime linee.