L’affluenza numerosa degli utilizzatori delle casette dell’acqua comporta la necessità di un’informazione adeguata che fornisca raccomandazioni specifiche per il corretto approvvigionamento.

Poche e semplici le regole cui attenersi:

• utilizzare bottiglie e/o contenitori nuovi da adibire esclusivamente a questo tipo di acqua e, prima di ogni prelievo, verificarne la pulizia;

  • preferire il vetro, altrimenti usare contenitori ove sia riportata la scritta “per alimenti”;
  • usare contenitori con tappo a vite o comunque chiusura ermetica;
  • mantenere l’igiene dei contenitori; 
  • prima del riempimento risciacquare il contenitore e il tappo con la stessa acqua erogata dal Chiosco dell’Acqua; 
  • conservare l’acqua in luoghi freschi e non lasciarla in posti esposti al sole o al caldo;
  •  non conservare l’acqua per lunghi periodi, preferendo frequenti approvvigionamenti ed evitando di effettuare grandi scorte. L’acqua delle casette, come quella del rubinetto, va consumata in giornata o al massimo entro 48 ore, dal momento che bottiglie e caraffe, anche se ben sciacquate, non sono sterili.

Ciò detto, la prima domanda da porsi è perché scomodarsi per andare a riempire le bottiglie alle casette dell’acqua?
La risposta che piace agli utilizzatori è…

“…perché l’acqua, grazie a sistemi di filtrazione e a lampade UV, subisce ulteriori trattamenti, che ne migliorano la qualità”.

Se questo è il responso, è’ utile, allora, addentrarsi nei meccanismi di funzionamento dei distributori e lo fa egregiamente il blog:

bevilapura.wordpress.com.

Si apprende che la “casetta” funziona con un sistema filtrante a tre stadi:

  1. Carboni attivi;
  2. Filtro a sedimenti; 
  3. Lampada U.V.

I problemi di rilascio dei carboni attivi sono ormai dimostrati.
Il loro compito è esclusivamente quello di eliminare il sapore cattivo dell’acqua eliminando il cloro, che è un gas e quindi ne viene assorbito. I derivati del cloro dannosi per la salute, come ad esempio i trialometani, non sono invece gassosi e restano quindi nell’acqua.
I sedimenti hanno invece la funzione di eliminare le sostanze “grossolane” come scaglie di calcare ruggine e sabbia.
Eliminano, quindi, il “grosso” in sospensione, ma non invece gli inquinanti presenti in soluzione che hanno dimensione molecolare inferiore. Inoltre questo filtraggio non riduce il residuo fisso dell’acqua.
Per quanto riguarda, invece, la lampada U.V. va verificato che l’irradiazione, che ha il compito di eliminare eventuale carica batterica, sia sufficiente e che il tubo in quarzo dove scorre l’acqua da trattare non sia incrostato di calcare che farebbe da schermo ai raggi U.V.
Conclusione?
Dati alla mano, messa a confronto l’acqua alla spina con quella di rubinetto il risultato è che non c’è motivo per preferire l’acqua delle casette a quella di casa, a meno che non si abbia un problema di tubature e in quel caso sarebbe opportuno far scattare un allarme sociale.
A voi la scelta!

Marina Gargiulo