Guardo il mio cuscino, il mio amico notturno, compagno fedele dei miei intricati pensieri quotidiani.

Ricordate? Sin dalla prima puntata, vi avevo detto che gli tocca essere protetto da un fodero anallergico.

Altrimenti un numero enorme di malefici acari potrebbe impicciarsi e frapporsi tra l’amico cuscino e il groviglio dei miei pensieri.

Per combattere questi esserini microscopici, brutti quanto dannosi per chi, come me, soffre d’allergia, bisogna ovviamente rivestire anche il materasso.

Eccolo: grande e grosso, una metà  sul pavimento, l’altra  adagiata sulla rete.

Il tutto in mezzo a un vortice danzante di polvere.

Ma io non demordo. E´ una questione di principio: devo riuscire ad infilare il materasso in questo difficoltoso rivestimento antiacaro.

Difficoltoso fa rima con costoso. E´ brevettato nientepopodimeno che dalla NASA.

Dovrebbe migliorare notevolmente la qualità di vita di noi sventurati soggetti allergici.

Fatto sta che nonostante il mio letto sia stato rivestito da circa un anno, continuo ad avere a che fare con starnuti e prurito alla gola a più non posso.

Vi dirò di più, con tutta la polvere sollevata in questa lotta impari contro cerniere inceppate e peso ingombrante del materasso, l’ allergia è alle stelle.

Sposto a fatica il materasso, ma non trovando il verso giusto della copertura, non riesco ad inserirlo bene.

Ecco perché già da tempo ho eliminato i sacchi copripiumino, anche loro mi complicavano la quotidianità.

Perdevo tanto di quel tempo per inserire la trapunta nel lenzuolo a sacca e quando finalmente ci riuscivo, il risultato estetico non era certo dei migliori.

E allora via tutto. Sì, via anche le lenzuola. Dormo a diretto contatto con il piumino bianco. Quando voglio far bella la camera, riesumo un bel copriletto e il gioco è fatto.

Ma il rivestimento anallergico non si poteva certo evitare:

“Guardi che la profilassi antiacaro per lei che è un soggetto allergico è fondamentale. Guai a non avere i rivestimenti per il letto! Lei trascorre metà del suo tempo a contatto di materasso e cuscino, l’habitat prediletto dagli acari”

… aveva esordito così lo pneumologo specializzato in allergologia.

E giusto per dare più enfasi alle sue parole, mi aveva mostrato l’immagine ingrandita di un acaro.

Mostruoso.

Se ci ripenso, solo l’idea di averne a migliaia intorno mi fa ancora senso.

Era un caldo pomeriggio della scorsa primavera. Mi ero finalmente decisa a fissare una visita dall’allergologo, dopo l’ennesimo attacco di rinite allergica con effetto devastante.

Naso ed occhi rossi. Starnuti in quantità. Mal di testa. Respirazione affaticata. E chi più ne ha, più ne metta.

Alla fine, ho perso tempo e denaro, tanto la cura farmaceutica resta sempre la stessa.

Il dischetto cortisonico da inalare mattina e sera, l’antistaminico e lo spray nasale (costoso e non prescrivibile) per cicli di venti giorni, da prolungare secondo necessità.

E in caso di attacchi forti, spray al salbutamolo e pasticche di cortisone.

Ah, non dimentichiamo la doccia nasale quotidiana con il rinowash.

Praticamente mi servirebbe un’agenda promemoria solo per la voce “allergia”.

Conoscevo già queste disposizioni. Il problema è che non sono mai riuscita ad attuarle con la giusta costanza. Assumo i farmaci della prevenzione solo in caso di bisogno, per poi interrompere la cura appena sto un po’ meglio.

“Deve assolutamente procurarsi i rivestimenti per limitare il contatto con gli acari. Lo faccia al più presto, la primavera è la stagione peggiore per chi soffre di allergia”

Il medico mi parlava con tono perentorio e questo dopo avermi già ripresa per il mancato adempimento negli anni all’uso corretto dei farmaci.

Mi guardava con disappunto.

Un soggetto allergico adulto ma incapace di seguire la prassi antiacaro.

Indifendibile.

Non riuscivo nemmeno a ribattergli nulla, ero troppo presa a soffiare il naso e a gestire la quantità industriale di fazzoletti usati che si accumulavano in tasca e nella borsa.

E poi cosa avrei potuto dirgli?

Che la vita di una donna è già fin troppo piena di pensieri, commissioni e scadenze, per essere anche gravata da questa cavolo di profilassi antiacaro?

Avrebbe compreso le mie ragioni? Avrebbe capito che sono troppo scombinata per mettermi in riga?

Non credo.

Vagli a spiegare che quando spolvero (già, quando?), lo faccio con i minuti contati e se provo anche ad infilarmi la mascherina antiacaro, che non si riesce mai a mantenere bene, finisce che non spolvero più.

Vagli a far capire che trovare il tempo per cambiare la biancheria del letto a distanza di pochi giorni non è tanto semplice.

Ho preferito tacere. Continuando a starnutire ovviamente.

Però ho ascoltato il suo consiglio sui rivestimenti. Quella foto ingrandita ha avuto la meglio. Malefici acari.

Il giorno dopo la visita, ho ordinato da internet le coperture anallergiche per materasso e guanciali. Una bella spesa, ma pensavo di trovarne giovamento.

Avevo poi iniziato la famosa cura di farmaci. Per tre o quattro giorni la stavo praticando con costanza, ma alla fine ha prevalso la parte scombinata che dimora incontrastata in me.

Ci sono rassegnata ormai. Come sono rassegnata a questa grande, grandissima scocciatura di nome allergia.

Dall’altro ieri sono di nuovo alle prese con un attacco di rinite forte. Starnuti a raffica.

“Oh, sei raffreddata? Hai la febbre?

Questa è la domanda di rito di chi mi incrocia in condizioni pietose, mentre soffio il naso. Di solito mi guardano con aria commiserevole, mossi a pietà dal mio aspetto devastante.

“No, è allergia”, rispondo tra uno starnuto e l’altro.

“Aaah, vabbe’….”

Ah, vabbè“? , cosa significa “Ah, vabbe’“?

Vorrei vedere loro al mio posto, alle prese con un naso impazzito e un senso di stordimento generale!

A volte mi capita di pensare sia meglio avere la febbre. Sì, perché quando il termometro supera i 38 gradi, bisogna fermarsi, staccare la spina. Mettersi a letto e riposare. Con l’allergia, invece, occorre imparare a conviverci, continuando a fare di tutto di più.  E qui, mentre impreco con la cerniera della copertura del materasso, mi vien da chiedere a me stessa:

“Chi te l’ha fatto fare di lavare il rivestimento antiacaro?”

L’intenzione era delle migliori. I rivestimenti andrebbero lavati a 60° ogni sei mesi. Io non l’avevo ancora lavato dall’acquisto, avvenuto circa un anno fa. Ho pensato di aiutare la mia rinite con un bel lavaggio per far fuori i malefici acari.

Ma, come vi ho già detto, sono da almeno mezz’ora a lottare contro questo gigante di lattice, che non riesco in nessun modo a far rientrare nel rivestimento, con il risultato di un gran accumulo di polvere e di un netto peggioramento del mio malessere.

“Esci di casa, vai all’aria aperta!”

… mi dice un’amica al telefono. Sarebbe un’ottima idea, ma abbandonerei la polvere di casa per imbattermi nei pollini  che imperversano ovunque. Dalla padella alla brace, praticamente.

Ma come dicono i più:  “Ah, vabbé…”!

Eh sì, che vuoi che sia? Tanto la primavera finirà e arriverà l’estate prima o poi. E per l’autunno, altra stagione preferita dagli acari? Dio vede e provvede. Non si sa mai, magari metterò la testa a posto e seguirò alla lettera la profilassi antiacaro

Maelka