Ho sfogliato l’intera margherita prima di decidermi a pubblicare questa mia rivelazione.

Alla fine, l’ultimo petalo della corolla rimasto è stato quello del sì ed ora eccomi a scrivervi.

A raccontarvi.

Pochi giorni fa vengo contattato sulla messaggeria privata da un importante esponente politico peninsulare.

Nulla di nuovo sotto al sole. Le solite lamentele per ciò che viene pubblicato sul blog. La solita generica accusa:

Scrivete solo cazzate.

Incasso con spirito olimpico e nemmeno replico. Subito dopo la musica inizia a cambiare:

Così mi fate solo un piacere, mi rafforzo. Vi odiano tutti. Sto ricevendo un sacco di messaggi di persone che vi sono contro.

Siccome non sono portato agli amori indiscriminati, mi sanno un po’ di lascivo, lascio intendere che la circostanza non mi toglie il sonno. Insomma il match stenta a decollare. Il mio interlocutore lo capisce ed alza il tiro. Si lancia in un intervento di quelli netti. A gamba tesa, con il pallone che staziona in altra parte del campo. Mi scrive:

Ma la cosa più cattiva e che mi mandano pure una serie di spunti e documenti con la speranza che li pubblichi per farti del male.

A questo punto il mio aplomb inizia ad andare a farsi fottere e, alquanto seccato, lo invito a rendere pubbliche questi suoi presunti scoop contro di me. Così almeno ho la possibilità di conoscerli ed eventualmente difendermi.

Tira in mezzo in maniera nebulosa vicende che riguardano la mia sfera lavorativa e addirittura la mia famiglia, anche roba che si perde nelle notte dei tempi. Insisto, gli chiedo di essere più preciso. Così non posso nemmeno difendermi. Lui però cincischia. Resta nel vago per la serie:

Non voglio parlare, non sono il tipo, ma se lo facessi…

Lo invito nuovamente a farlo, ma pubblicamente. Lui si sbilancia un po’ in più, ovviamente in privato. Dice di essere anche in possesso di documenti “scottanti”. Dopo ogni accenno di affondo, però poi subito si addolcisce. Conclude ogni frase ripetendo che non vuole. Che non fa parte del suo modo di essere.

Inizia il famoso vortice degli zebedei. Gli faccio capire che il suo ragionamento non tiene. Se davvero non vuole, se davvero non è fatto così, allora che accidenti mette a fare questi discorsi in mezzo? Gli faccio capire che la sua sta diventando una minaccia. Più o meno velata, più o meno edulcorata, ma pur sempre una minaccia. Un tentativo di intimorirmi. Per arginare me ed il blog. 

Quindi non va bene.

Il “politicone” capisce l’antifona e si addolcisce. Finisce per il congedarsi con una frase da libro Cuore

…lasciamo perdere …sappi una sola cosa che nonostante mi avversi da me non avrai mai schifezze o altro…io ti ho detto queste cose non come minaccia velata …ma per farti capire il marcio che c è attorno.

Non ci crederete, ma mi saluta anche affettuosamente.

Ricambio il saluto, ma con minore intensità. Resto turbato ed infastidito.

Come vedete ho omesso di indicare il nome dell’anonimo “messaggiatore”. Una scelta dovuta non tanto alla privacy, quanto al fatto che questa mia riflessione non vuole essere un atto d’accusa contro quel politico. Bensì un atto d’accusa contro questa politica.

Questo modo di far politica.

In fondo lui, l’anonimo messaggiatore, è stato anche molto più eroico di quanti invece tali minacce le inviano per vie traverse. E sono davvero tanti. Morale della favola non ce l’ho con lui.

Anche perché lui non è un carnefice, bensì paradossalmente una vittima. Vittima di questa giostra impazzita che più nulla ha a che vedere con la politica.

Quella vera. 

Una politica che non ammette il dissenso, non ammette la critica, ma solo i like

Allora ecco cosa accade a chi dissente e critica. Si prova a intimorirlo, per poterlo così ammutolire.

Il metodo è semplice, collaudato ed il più delle volte persino efficace. Già, perché in fondo nessuno di noi cittadini è illibato. Nessuno di noi cittadini è senza peccato. 

Così non abbiamo diritto a dissentire. Così non abbiamo diritto a criticare.

Noi cittadini dobbiamo solo subire. Perché nel corso della nostra esistenza prima o poi qualche volta sicuramente siamo andati “fuori strada”. Loro lo sanno, o lo danno per scontato, e quindi provano a tenerci sotto scacco.

Ci costringono a scontare cambiali in bianco e per lo più senza scadenza.

E’ per questo che alla fine mi sono convinto a far restare come ultimo petalo della margherita quello del sì. A raccontarvi quanto mi è recentemente accaduto.

Per farvi capire che solo noi possiamo bloccare questa giostra impazzita. Far capire alla politica che in fondo la critica, il dissenso costituiscono un pungolo, un’apertura di mente. 

Valgono più di mille like “pecorecci”.

Allora cosa aspettate: criticate, dissentite.

Aiutiamoci…aiutiamoli.

Johnny Pollio