Questo week-end non ho seguito troppo le evoluzioni politiche di casa nostra. Troppo preso dal compleanno della piccola di casa Luciana.

Così mi ero perso anche l’intervista fatta da Positanonews a Michele Vitiello, Natale De Gregorio ed un terzo, Giuseppe De Angelis, che – a differenza degli altri due – non conosco personalmente.

In fondo Michele Cinque è fatto così. Croce e delizia dell’informazione locale. Capace di passare, come una semplicità imbarazzante, dal motorino ricoverato in ospedale al documento da consegnare agli annali della storia locale.

Stamattina però ho letto un messaggio in privato di uno dei “tre moschettieri” che – seppur indirettamente – mi invitava a riflettere. Gli ho promesso che l’avrei fatto, ma non subito e che forse lo avrei fatto anche pubblicamente.

Ancora una volta promessa mantenuta.

Tra delusioni, accozzaglie ed incoerenza. Tutti e tre esprimono la loro amarezza per una politica che continua ad essere lontana dai giovani, con Giuseppe De Angelis che sul finale della “trasmissione” arriva a dire:

“Ci sono questi vecchi politici aggrappati alla poltrona con mani e piedi che assolutamente non vogliono lasciar spazio”.

Clicco sul tasto rewind di Youtube, per assicurarmi di aver ascoltato in maniera corretta. 

E’ proprio così.

De Angelis ha detto quelle parole.

Intrigato armeggio nuovamente con il rewind. Riascolto così nuovamente Vitiello:

“Come giovani ci stiamo impegnando e continuiamo ad essere impegnati politicamente ognuno nel suo settore, in particolar modo con la cittadinanza attiva e quella del sociale. Ci siamo visti anche per parlare di questo. Proveremo a lanciare dei temi, perché crediamo che l’impegno politico non sia soltanto quello all’interno delle istituzioni, ma possa essere anche un impegno politico esterno alle istituzioni e la nostra ambizione è quella di costruire e di rinforzare un migliore rapporto tra la cittadinanza, le istituzioni e i rappresentanti politici, provando ad essere noi i facilitatori di questo processo di confronto tra i cittadini e la politica”.

Per la serie anche il Presidente Sergio Mattarella avrebbe usato un linguaggio meno anestetizzante. Tanti giri di parole per dire che dovranno ancora portare la borraccia per un po’.

Mi sposto su De Gregorio.

Sulle prime, anche a giudicare dall’incipit, lo scambio per un opinionista della lega di B di Sky Calcio che commenta dallo studio l’intervallo di una partita:

“Ma guarda, lo dicevamo prima, manca un po’ la squadra. La squadra è un  po’ un’accozzaglia questa lista, per questo abbiamo preferito stare un po’ fuori. Di base c’è un unico progetto reale in questo momento ed è un progetto che sembra non ancora molto omogeneo. Sono tante realtà diverse. Bisogna capire. Non so se c’è tempo per fare una quadra”. 

Insomma, a dispetto dei loro non ancora 30 anni, sembrano i classici tre vecchietti al bar che osservano distaccati l’incomprensibile mondo dei giovani di oggi.

Frustante.

Disarmante.

Basterebbe che andassero a chiamare altri cinque o sei amici e la costruirebbero loro questa alternativa.

Sfanculando tutto e tutti.

Come sarebbe giusto fare.

Invece no. 

Dissertano, scimmiottano, bofonchiano, stando bene attenti a limitarsi a sparare nel mucchio. A non colpire la suscettibilità di alcuno. Timidamente restano fuori dall’uscio della politica che conta. Ancora più timidamente bussano a quella porta. Sperano che prima o poi qualcuno li apra e li faccia entrare. Che quella politica lentamente li assimili per plasmarli ancora meglio.

E’ ancora presto. Quel momento non è arrivato. Serve ancora fare anticamera.

Altro giro altra corsa.

Quando la “politica vera”, un po’ come l’Uomo del Monte, urlerà il suo sì, loro potranno esserci. Sempre se sino ad allora saranno cresciuti e maturati bene. Senza alzate di ingegno.

Non sono ammesse.

Non sono tollerate.

Loro lo hanno capito e si sono adeguati. A dispetto dei quei loro non ancora trent’anni.

Avanti i prossimi, sperare non costa niente.

Johnny Pollio