E’ inutile nasconderlo o far finta di niente.

In queste settimane sono stato simpaticamente “tormentato” da parenti, amici, semplici conoscenti e persino “nemici”. Tutti a pormi la stessa noiosa domanda:

“E’ vero che ti candidi Sindaco a Sant’Agnello?”

A tutti ho risposto allo stesso modo:

“E’ vero me lo hanno chiesto”.

“E’ vero me lo hanno chiesto”, non è però una risposta, anzi è proprio una risposta del piffero.

E’ una non risposta.

Ogni volta che profferivo quelle parole me ne rendevo conto. Non riuscivo però a trovare altra idonea via d’uscita.  In realtà era un modo per prendere tempo, per evitare di rispondere soprattutto a me stesso.

Già perché per candidarmi avrei dovuto decidere di farlo io. Non basta che siano gli altri a chiederlo. Non ho mai creduto a quelli che dicono…

“Mi candido perché me lo hanno chiesto gli amici”.

Qualcuno per rendere la cosa più pomposa dice che glielo hanno chiesto i cittadini o addirittura il popolo.

E’ un’enorme stronzata.

Non ci ho mai creduto sugli altri come potrei farlo su di me?

Se uno accetta di candidarsi è perché alla fine ha prevalso quel senso egocentrico-narcisista che in fondo alberga in ognuno di noi.

Insomma a quella domanda la risposta la dovevo trovare io e, considerato che si vota a fine maggio, l’avrei dovuta trovare il prima possibile, se non altro per rispetto a chi me lo aveva chiesto.

Quella risposta finalmente l’ho trovata o, sarebbe meglio dire, ho deciso finalmente di darla. Perché non c’era bisogno né di cercarla, né di trovarla. Era già lì: addirittura da prima che mi ponessero la domanda.

Quella risposta è semplice e diretta: è no!

Da ragazzino io e la politica istituzionale abbiamo sempre viaggiato come le rotaie dei binari. Sempre uno di fianco all’altro, ma non ci siamo mai incrociati. Ognuno sempre avanti per la sua strada. Ho sempre osservato, commentato, criticato e – raramente – elogiato l’altra rotaia. Non ho mai provato però ad unirmi o sovrappormi a lei. A creare una monorotaia.

Farlo proprio ora che la mia rotaia ha trovato da qualche mese una sua nuova dimensione lo ritengo una follia e persino un gesto di ingratitudine. Ingratitudine nei confronti degli amici che condividono con me l’esperienza del Clan di Bertoldo e di voi lettori di questo blog che si chiama Il Talepiano.

Ecco ora già mi immagino le reazioni.

“Ha avuto paura”.

“E’ stato minacciato”.

“Gli piace solo criticare”…

…e chi più ne ha più ne metta.

D’altronde sarebbe stato lo stesso se invece di quel “no” avessi detto “sì”.

“Ecco dove voleva arrivare”.

“Era tutto mirato a questo”.

“Ora si spiegano le ragioni di tanto accanimento”.

…e via dicendo.

Da questo punto di vista sarebbe cambiato poco.

Se quel “no” fosse stato un “sì” sarebbe cambiato tanto invece sotto altri aspetti.

Il nostro blog – mio, degli amici del clan e di voi lettori – non sarebbe stato più lo stesso. Volente o nolente avrebbe indossato i panni di uno dei giocatori.

Avrebbe perso la sua terzietà.

Avrebbe perso la sua credibilità e quindi la sua missione di “spacciare” libera informazione.

A quel punto avremmo fatto più bella figura a chiuderlo.

Le due rotaie si sarebbero sovrapposte. Sarebbe nata la monorotaia.

E in una realtà come la nostra, dove la democrazia è ancora tanto embrionale da assomigliare ad un vecchio locomotore a carbone, l’unica certezza che hai se provi a far viaggiare quello “sbuffone” sulla monorotaia è che vai a sbattere.

Allora non si possono avere dubbi a riguardo.

Non accetto il cambio: la candidatura a Sindaco la rifiuto, mi tengo Il Talepiano e vado avanti…

…più forte di prima.

Johnny Pollio