Moglie e buoi dei paesi tuoi.
E’ un proverbio che vale anche nella politica attiva, nel senso che occorre interessarsi dei temi politici del proprio paese più che di quelli che si svolgono negli altri. Ci sono argomenti però che esulano dal contesto politico locale; che hanno una eco sovracomunale; che consentono, pertanto, uno strappo al principio.
Per mia forma mentis, non do troppo peso e troppo valore alle tante iniziative, spesso riciclate anno dopo anno o un po’ forzate, che affollano i calendari comunali in occasione di ricorrenze o di celebrazioni “comandate”. Sanno sempre un po’ di posticcio e spesso non raggiungono affatto l’obiettivo a cui tendono.
Allo stesso modo non vedo con più entusiasmo di tanto figure individuali e commissioni create ad hoc: il più delle volte molta scena e poca sostanza…concreta!
Non fa eccezione, in questo mio pensiero, la ricorrenza della Festa delle Donne.
Anzi! Ogni santissimo anno, ci vediamo propinare convegni, incontri, tavole rotonde, omaggi speciali e quant’altro, volti a ricordarci quanto siamo brave, quanto siamo speciali, quanto siamo uniche, quanto abbiamo lottato e quanto ci resta lottare.
Ci snocciolano dati sulla presenza delle donne nei posti chiave, sulla percentuale di laureate e via discorrendo.
Ci omaggiano gli uomini e ci omaggiamo noi donne.
Tutto bellissimo, poi il nove marzo cala il sipario e le contraddizioni di un sistema, le difficoltà, i luoghi comuni, i pregiudizi, gli affanni…
…per dover spesso dimostrare il doppio per essere considerate la metà…
…tornano, in tutti i campi (Politica compresa), a pesare sulle nostre spalle.
Come un macigno.
Noi donne che lavoriamo, gestiamo figli, famiglia, casa, che partecipiamo alla vita politica o associativa, che siamo abituate a fare mille ragionamenti in un sol momento, che passiamo con disinvoltura dai problemi di lavoro a quelli della cena da preparare, dall’ufficio alla palestra dei bambini, da un incontro culturale al cambio panni di stagione. Noi che viviamo tutto come una scelta (libera o magari obbligata dalle circostanze), non cerchiamo trofei da mostrare, ma nemmeno randellate di indifferenza e schiaffi di ipocrisia da accumulare.
Vogliamo essere: donne, mogli, mamme, lavoratrici, casalinghe, politiche, attiviste.
Vogliamo essere tutto questo!
Perché pensiamo che il nostro apporto possa essere utile per tutta la società. E vogliamo magari rinunciare a parte di tutto questo non per costrizione, ma per nostra libera determinazione.
Noi, più che di essere omaggiate, avremmo bisogno di Istituzioni che riconoscano concretamente i nostri sforzi; avremmo bisogno di veder ridurre divari, di appiattire le discriminazioni. Sono percorsi lunghi, lunghi come quelli che altre donne, anni fa,hanno duramente intrapreso per farci raggiungere libertà, indipendenza e valore di cui godiamo oggi.
Sono percorsi lunghi a cui le iniziative per la festa della donna nel senso che ho appena detto, non danno chissà quale apporto.
Se non portano aiuto, almeno, come diremmo in dialetto, che non portino sgarrupo!
Far passare l’idea di una donna che aspetta l’8 marzo per farsi trucco e parrucco, cozza con tutto quello che noi donne ci affanniamo a dimostrare. Non voglio divagare sull’immagine di una donna che dopo essersi fatta il “cosiddetto”, cerca un po’ di relax facendosi laccare le unghie e sistemare le sopracciglia, ma per quanto ci si voglia sforzare a trovare “un senso elevato”, l’iniziativa di imbellettamento per 35 metesi, riesce ad andare a braccetto solo con le “cene rosa” e gli spogliarelli.
Tutti modi per “coccolarsi”, per carità!
Non faccio la bacchettona, né la moralista, se c’è l’offerta, significa che c’è domanda e se c’è domanda significa che ad una fetta di popolazione femminile gradisce. Bene così, dove c’è gusto, non c’è perdenza, per rimanere in tema di proverbi!
Però, c’è un bel però!
Che la logica della domanda e dell’offerta sia seguita (giustamente) da imprenditori, commercianti e ristoratori è giusto, non è giusto che quella logica venga sposata dalle Istituzioni! Da quelle stesse Istituzioni che dovrebbero invece sforzarsi per eliminare divari, smantellare stereotipi, cancellare luoghi comuni, appiattire discriminazioni.
Sicuramente l’attenzione all’aspetto estetico, ha un suo peso nella società odierna; sicuramente l’appeal che può avere una seduta gratis dalla estetista è maggiore rispetto a quello di un dibattito sul ruolo della donna dagli antichi romani ad oggi, ma il segnale che passa ripeto, va in tutt’altra direzione rispetto a quello che ci si dovrebbe industriare a far passare!
Ancora non si è placata la polemica (a tratti forse anche eccessiva) per il libro di testo che associava alla mamma azioni come stirare e cucinare, mentre al papà le azioni di leggere e lavorare. Uno schiaffo forte, non perché avvicina alla donna gesti banali (gesti comunque importanti per la vita familiare e che vengono compiuti con orgoglio anche da donne che portano avanti aziende), ma perché trasmette ai più piccoli un messaggio scorretto! Conferma uno stereotipo. E’ una questione di associazioni di idee!
Una questione di associazione di idee…la stessa che interviene pensando alla iniziativa metese.
La casa editrice del libro, ha ammesso lo scivolone e ha chiesto scusa…son sicura che ci rifletteranno anche a Meta!
Valiamo di più di uno smalto, di un bel vestito, di un ruolo in cui siamo costrette o di uno che ci tocca per quota rosa.
Valiamo di più di un lavoro, di un complimento, di un omaggio.
Valiamo di più della promozione che non arriva o dello straordianario non retribuito.
Valiamo di più delle dimissioni firmate in bianco e della scorciatoia per il successo.
Valiamo di più di una casa in ordine o di una giornata in una spa.
Valiamo di più, perché siamo di più!
Auguri!
Anna Iaccarino