Un’altra Meta c’è. L’Altra Meta c’è.

Tony Cocorullo lo ha ripetuto tantissime volte ieri sera al Golden Beach, alla terza tappa del tour di inaugurazione della campagna elettorale della lista che lo sostiene come candidato Sindaco.

Come un mantra, quasi ad autoconvincersi.

Eppure, a guardare la sala, l’impressione che si è avvertita è quella di un’altra Meta che più che c’è…avrebbe potuto esserci. Sì, perché il pubblico, una ottantina circa i presenti, era del tipo “…vorrei ma non posso”. Parenti, amici, fiancheggiatori, ma pochi cittadini. Pochi curiosi, sicuramente nessun indeciso.

“non posso” erano soprattutto quelli.

E’ stato un peccato, perché avrebbero potuto apprezzare la differenza siderale che passa tra i due schieramenti in campo. Tra i due diversi stili, anche dei candidati alla carica di Sindaco.

A partire dalla scenografia.

Tito al Metamare si era presentato con alle spalle i suoi referenti politici nelle istituzione sovraordinate. Una sorta di protezione, o, forse, di crediti da mostrare al suo popolo. Aveva relegato i candidati consiglieri nelle tribunette laterali. Cocorullo al Golden Beach ha voluto tutta la squadra al suo tavolo.

Tito al Metamare ha chiamato il giornalista Antonino Siniscalchi a dirigere i lavori. Ha dato spazio ai suoi sponsor politici e poi ha concluso. Cocorullo ha fatto lui il mattatore. Ha aperto la discussione, ha fatto da presentatore, lasciando intervenire alcuni dei suoi, e poi ha chiuso i lavori

Tito nel suo intervento al Metamare ha utilizzato per lo più la prima persona singolare (io), Cocorullo ieri sera quella plurale (noi).

Poi i contenuti.

Tito ha invitato gli elettori a votarlo per ciò che ha fatto in questi cinque anni da Sindaco. Cocorullo ha chiesto un sostegno alla sua lista per le idee che sono state cristallizzate nel programma elettorale.

Tito ha detto chiaramente che intende continuare ad amministrare la Città, come ha fatto sino ad ora. Cocorullo e i suoi hanno fatto capire che vogliono provare invece a governarla. Una sfida affascinante, forse persino un po’ retrò. Certamente non facile, non solo in fase realizzativa, ma anche da far comprendere.

Perché governare significa avere una visione, guardare al futuro ed alle sue incognite.

Incognite come l’idea…

…di realizzare sul territorio un impianto di biomassa per lo smaltimento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani e la produzione dell’energia elettrica da utilizzare per illuminare edifici pubblici e ricaricare mezzi di trasporto. Fare di Meta una “città intelligente” indipendente da fonti fossili e reti esterne.

Incognite come il senso unico lungo Corso Italia ed il divieto di transito agli autobus turistici in alcune fasce orarie, proposti da Tonino Russo.

Incognite come le nuove microconcessioni e la diversa gestione delle aree demaniale illustrata dall’avvocato Thomas Ruggiero.

Incognite come gli incubatori di impresa ed il nuovo approccio alle politiche giovanili invocato da Ciccio Miccio.

Incognite come l’ulteriore investimento nel comparto turismo lanciato da un’emozionata, ma sorprendente Lisa Maresca.

Incognite come la ricetta nordeuropea lanciata da una Stefania Astarita in grande spolvero in materia di servizi sociali e di ruolo delle donne nella società.

Tutte incognite in grado però di far riflettere, di mettere il pubblico – purtroppo quello dei “non posso” – dinanzi ad un bivio: questi li voto perché mi piacciono le loro idee o non li voto perché quelle idee non le condivido.

Tutte incognite che alla fine fanno concludere che in fondo non importa se questa altra Meta c’è o avrebbe potuto esserci: quel che conta è che proverà ad esserci.

Titograd non è solo Titograd, Meta in fondo resta sempre Meta.

Per fortuna.

jp