Quello che pubblichiamo è un pianto.

Un pianto sensibile di un metese, ma anche di un abitante della Penisola sorrentina.

Di un padre, ma anche di un figlio.

Di chi sa di aver sbagliato, ma non sa in cosa ha sbagliato.

Di chi vorrebbe fare qualcosa, ma non sa cosa fare.

Un pianto che è un invito a riflettere. A fermarsi.

Un pianto che facciamo nostro.

Sì, stasera vogliamo andare a dormire e piangere insieme a questo nostro concittadino di questa Oasi Felice che non è più Felice. O che forse non lo è mai stata.

c.d.b.

 

“Io mi vergogno invece.

Mi vergogno di essere di Meta.

Mi vergogno di essere della Penisola.

Mi vergogno di essere Italiano.

Mi vergogno di appartenere alla razza umana.

Mi vergogno di essere padre.

Mi vergogno di non aver saputo trasmettere i valori che mio padre ha cercato di trasmettermi.

Mi vergogno di essere figlio perchéè non ho capito niente di quello che mio padre mi ha detto.

Mi vergogno di chi ha deliberatamente compiuto un abominio del genere.

Mi vergogno di chi è stato per anni a conoscenza e non ha mai denunciato niente.

Mi vergogno di chi ha avuto il coraggio di vivere in questi due anni con un fardello così pesante da portare.

Mi vergogno di chi ha subito una tale violenza da stracciare anche l’anima.

Mi vergogno di chi per tanti anni dovrà convivere con un trauma terribile vissuto sulla propria pelle.

Mi vergogno di chi ha così poco rispetto per la vita umana,

Mi vergogno di tutti quelli che invece di trarre insegnamenti da questa brutta vicenda sono impegnati a ramazzare e a sentenziare (a questi voglio solo dire che è solo per puro caso che non ci siano nostri figli immischiati , mi chiedo e vi chiedo come si sarebbe comportato un nostro figlio in un ambiente lavorativo del genere e come ci saremmo comportati noi genitori venuti a conoscenza dei fatti).

Mi vergogno di chi cerca il mostro da sbattere in prima pagina non capendo che il mostro ha la nostra stessa faccia.

Mi vergogno anche di aver scritto queste righe stamani ma forse lo faccio solo nella speranza, dato che la mia generazione ha fallito, che lo leggano i miei figli e i loro amici e che siano migliori di noi “.