Ci risiamo.

Ancora una volta la Penisola sorrentina, l’oasi sempre meno felice, viene coinvolta – più o meno direttamente – in fatti di cronaca nazionale che balzano agli onori della cronaca nazionale. La storia del bimbo di Cardito massacrato di botte è un uppercut in pieno volto.

Quella vicenda, consumatasi nell’area metropolitana a Nord di Napoli, ha le sue origini proprie in Penisola sorrentina, di dove era originaria la vittima. Una storia fatta di povertà, disagi e servizi sociali distratti. Una storia che è culminata in tragedia nell’indifferenza generale.

Su questa storia le pagine dei social stanno scrivendo altre piccole storie. Commenti, pistolotti e chi più ne ha più ne metta.

Tra i tanti scritti ci ha colpito questa riflessione che – pur senza citare apertamente i fatti di Cardito – sembra trarre spunto proprio da lì:

In Penisola ci siamo svegliati e pure bruscamente da quel sogno che ci vedeva immuni dal degrado della periferia napoletana, ma come?

Siamo i figli di quell’élite di persone lavoratrici che avevano creato il benessere economico, i figli della cultura cristiana, i figli della cultura moderna, i figli prediletti della storia campana …e poi abbiamo avuto i primi segnali …. il consumo di droga, poi l’usura , la prostituzione, poi col passare degli anni abbiamo avuto anche lo stupro delle donne, lo spaccio organizzato, i furti , le storie familiari difficili ed ad ogni singolo evento abbiamo sempre reagito con la stessa tattica , ovvero quello di girare la faccia dall’altra parte e far finta di niente, come se fossero tutti casi sporadici e di poco conto che non ci appartenessero come comunità…ma la verità fa male, ci ha punto nell’orgoglio, quelle storie sono sotto gli occhi di tutti a livello nazionale e forse mondiale ed oggi con il decorso degli ultimi eventi quella verità fa bruciare il culo un po’ a tutti (me compreso).

La povertà ideologica e materiale, il carovita ed in parte l’ignoranza l’hanno fatta da padrone negli ultimi 20 anni …. tutti fattori che abbiamo ignorato e che hanno devastato un territorio, hanno creato un solco spartiacque tra di noi , quel degrado nascosto ci ha divisi in categorie (ricchi , poveri , figli di papà, cafoni , chiattilli , punkabestia, cattolici , superficiali, buonisti, idealisti, raccomandati, laureati , ignoranti ,tirchi, accattoni , scrocconi ,zoccole,puttane, merdaiuoli , magnaccia, consumisti, alternativi, paesani , montanari, marinari, marittimi, albergatori, imprenditori, etc etc ) tutte queste divisioni hanno quasi distrutto il tessuto sociale sano e quell’animo caritatevole che ci contraddistingueva dal resto e che ci univa come “ popolo”.

Pian piano abbiamo smesso di preoccuparci dei più deboli, di pensare alla collettività, di pensare al nostro futuro, ci siamo riscoperti tutti individualisti, superuomini, ognuno a cazzi suoi e ognuno con le proprie manie di onnipotenza, tutti a rincorrere l’impossibile pur di sentirci migliori di qualcun’altro.