Non è servita la soppressione di una giornata di raccolta dell’indifferenziato, non è servita la diminuzione del monte rifiuti, non è servito nemmeno l’arrivo del nuovo assessore Marco D’Esposito.

Il prezzo della “munnezza” a Piano ormai è come quello della benzina: continua a crescere.

Per il 2019 la spesa complessiva sfiorerà i due milione e settecentomila euro (2.693.791,52 euro), cento mila in più del 2018 quando si era fermata a 2.591.545,75.

Un aumento che porta il costo al chilo del rifiuto addirittura a 0,43 centesimi di euro, contro i 0,39 del 2018 ed i 0,38 del 2017.

Un’impennata che verrà ovviamente scaricata sulle spalle dei contribuenti.

Non tutti però, solo le utenze non domestiche.

Infatti, l’Amministrazione ha preferito ancora una volta penalizzare le categorie produttive. Tutte indistintamente godranno di un aumento pari al 7% rispetto alla bolletta dell’anno prima. Aumenti che vanno così dai 22 euro in più, calcolato su ogni cento metri quadrati di attività, per i gestori di stabilimenti balneari, fino agli oltre 200 euro in più (sempre per cento metri quadrati di attività) per i gestori dei banchi alimentari. Ipotizzando ancora la superficie standard di 100 metri quadrati, circa 45 euro in più pagheranno invece gli uffici, 40 euro in più parrucchieri, barbieri, tabaccai ed edicole. 105 euro in più i bar, 145 euro in più i ristoranti ed oltre 160 euro in più ortofrutta, pescherie e fiorai.

Diverso invece il discorso per le utenze domestiche.

Dove si avrà addirittura un risparmio (sempre ipotizzando un appartamento di cento metri quadrati) di poco più di 8 euro per i nuclei composti da un unico componente. 5 euro in meno per quelli composti da due componenti, 3 euro in meno per i nuclei a tre componenti, poco più di un euro per i nuclei a quattro componenti.

Piccoli aumenti, nell’ordine di un euro per i nuclei a 5 e di circa 3 per quelli a sei.

Aspettando il 2020…