L’esemplare arboreo di notevoli dimensioni fu piantato circa 25 anni fa, dall’amministrazione del sindaco Vincenzo Nastro.

La giunta Nastro rappresentò un periodo di cambiamento per il nostro Comune, che usciva da decenni di governo della Democrazia Cristiana. C’era voglia di rinnovamento e tale nuova aria si respirò anche nel settore del verde.

Fu varato un piano di arredo urbano e vennero piantumati numerosi nuovi alberi, anche nella Piazza Mercato, prendendo in considerazione, per la prima volta, la scelta di piante “autoctone” e di specie che fino ad allora erano state scarsamente considerate in quanto viste come “selvatiche” e senza valore!!!

Il grosso carrubo secolare dell’aiuola di Piazza Mercato costò diversi milioni di lire e fu la prima grossa alberatura importata nella nostra penisola. Di lì a poco avrebbe seguito l’esempio il Comune Sant’Agnello, che con la piantumazione di tutta una serie di grossi ulivi, la cura per il verde pubblico e la stesura di prati a rotoli iniziò la sua rinascita.

L’esemplare arboreo di carrubo si presentava sin dall’inizio con una grossa cavità all’interno causata da una carie che gli conferiva una forma ed un fascino particolare!!!

Assieme al carrubo vennero inserite anche una serie di piante della macchia mediterranea: tra queste una rara quercia da sughero, un corbezzolo (poi abbattuto dall’agronoma perché ritenuto pericoloso per la pubblica incolumità!), due pini e una ventina di lecci. Il crollo ripetuto della piazza a causa di voragini distrusse la pavimentazione e gli elementi d’arredo in pietra e ghisa che vennero sostituiti nel tempo con grigio asfalto e paletti dozzinali.

A peggiorare la situazione dell’aiuola furono poi i continui e devastanti interventi ai danni degli alberi disposti dalle varie amministrazioni. Con estrema imperizia e non curanti dei consigli, che pur venivano dati dal WWF, si è continuato per anni a modificare la forma naturale del carrubo potando i rami basali e slanciando eccessivamente verso l’alto le giovani branche.

A causa del vento, e dell’effetto vela creato, la chioma dell’albero subì in tal modo diversi e ripetuti schianti e rotture di rami. Ad ogni crollo di un ramo i giardinieri comunali si scagliavano nuovamente sulla pianta per modificarne ulteriormente la forma, continuando ignorantemente a tagliare i rami bassi ed a far filare verso l’alto la chioma.

Ad ogni taglio errato si è assistito, con puntualità svizzera, al successivo crollo del ramo … una volta … due … tre … e poi quattro!!!

E’ assurdo ed inconcepibile come per ben 20 anni si sia continuato a “perpetrare” sempre gli stessi analoghi errori!!!

Incompetenza, presunzione o arroganza?

Si ignora cosa abbia mosso per tanto tempo la mano dei vari “segatori” di professione che si sono accaniti e cimentati su quella povera pianta. L’ultima am-potatura è quella della foto, eseguita quando ci si è accorti (???) – grazie ad un agronomo – che quel carrubo presentava all’interno nientepopòdimenoche … una PERICOLOSA CAVITA’!!!

Da qui l’esigenza/necessità di ridurlo al “moncone” che si può osservare.

Eh sì … perchè se quel ramo alto quasi due metri si fosse abbattuto, di certo avrebbe potuto … UCCIDERE … a detta dell’Assessore di turno e degli esperti tirati in ballo (!!!).

Ma nessuno si è accorto però che il giovane carrubo posto immediatamente nell’aiuola a fianco (e già spostato una volta perché piantato nel punto sbagliato), non solo ha lo stesso identico diametro e lunghezza del povero ramo fatto a pezzi ma… è inclinato (da diversi mesi) ed incombe “pericolosamente” sulla carreggiata senza che nessuno si sia ancora preoccupato di tirarlo su o tirantarlo. L’unica fune allocata per non farlo cadere e salvarlo da morte certa è stata messa dal fruttivendolo, che sosta periodicamente col furgone nei pressi.

E ora? Quale sarà il futuro del martoriato carrubo di Piazza della Repubblica?

Dopo averlo reiteratamente violentato a colpi di motoseghe il Comune ha deciso, su consiglio dell’agronomo di turno, che è giunto il momento di sostituirlo!!! Assieme a lui verranno eliminati numerosi altri alberi (belli e sani) a Piano di Sorrento grazie ad un corposo contributo elargito dalla città metropolitana che consente di “piantare nuovi alberi in città” per combattere i cambiamenti climatici.

Insomma si distruggono gli alberi, con i soldi nostri, poi si abbattono, con i soldi nostri, e poi si ripiantano… forse… sempre con i soldi nostri!!!

Nel frattempo gran parte degli alberelli ripiantati al posto di quelli grossi abbattuti (circa 44 considerati pericolosi dall’agronoma carottese) sono morti o non hanno mai attecchito! Basta farsi un giro in Villa Fondi, nei parchi o per le strade e contare le aiuole vuote.

Viviamo in un’epoca in cui scaviamo baratri nelle viscere dei giardini per parcheggiarvi l’auto ma abbiamo perso ogni capacità e conoscenza per … piantare un albero!!!

Claudio d’Esposito