Si chiude con la sentenza depositata pochi giorni fa presso la Cancelleria del Consiglio di Stato, una delle vicende più assurde della storia di Piano di Sorrento, quella legata alla costruzione del parcheggio multipiano di via Cavottole.

Una storia iniziata addirittura nel 1991, quando uno dei comproprietari di allora dell’area, Salvatore Esposito, chiese al Comune di Piano di Sorrento il rilascio della concessone edilizia per realizzare l’attuale parcheggio di via Cavottole.

A distanza di pochi mesi fu ottenuto anche il nulla osta ambientale, ma il provvedimento fu prontamente annullato dal Ministero.

Esposito e gli altri comproprietari ricorsero così al TAR che sospese il provvedimento di annullamento del Ministero. Così, in forza di quella sospensiva, ma con giudizio ancora in corso, stipularono con il Comune una convenzione urbanistica, che disciplinava la realizzazione del parcheggio, per cui ottenevano anche la concessione edilizia 2 maggio 1996 n.21.

Successivamente l’area e la convenzione furono ceduti alla ditta Scarpati e Gargiulo Costruzioni che iniziava i lavori per realizzare il parcheggio.

Nel 1998 arrivava il colpo di scena, il TAR Campania Napoli – che pure sulle prime aveva concesso la sospensiva – respingeva l’originario ricorso contro l’atto di annullamento del titolo paesaggistico, e quindi il Comune si vedeva costretto a sospendere i lavori.

L’impresa, per proseguirli, chiedeva ed otteneva così una concessione edilizia in sanatoria, precisamente un accertamento di conformità, per effetto della quale si vedeva costretta al pagamento della sanzione prevista dalla legge

Contestualmente però, sia gli originari ricorrenti che i successivi proprietari del terreno proponevano appello contro  sentenza TAR Campania Napoli e nel 2003 la spuntavano. Nuovo colpo di scana : il Consiglio di Stato accoglieva l’appello.

A quel punto la Scarpati e Gargiulo citavano in giudizio il Ministero davanti al Giudice ordinario, per ottenere il ristoro dei danni, ma il Tribunale Napoli dichiarava il proprio difetto di giurisdizione e rimetteva il tutto nuovamente innanzi al TAR.

Riassunta la causa davanti ai giudici amministrativi la domanda di risarcimento veniva rigettata. Si tornava perciò in Consiglio di Stato.

Questa volta però la sorpresa non c’è stata e l’appello è stato respinto…

…per mancanza di prova.

Insomma non ci sarà nessun risarcimento.