Il limoncello annacquato, ma fresco, della signora Maria mi ha dato un po’ di carica.

Foto 8 – La danza degli armadietti

Chiedo allora ad Arturo/Virgilio di riprendere il viaggio all’interno della scuola abbandonata. Arturo/Virgilio non aspetta altro e clicca nuovamente sul suo portatile.

Una fila di armadietti in perfette condizioni danza al centro di quest’altra sala.

A terra ancora scatoli e carte, ma anche quelli che sembrano stivali. Chiedo ad Arturo/Virgilio di poter ingrandire l’immagine per capire meglio di cosa si tratta.

Per tutta risposta la mia guida virtuale mi fa capire che non c’è fretta. Che a breve si capirà.

Lo ascolto.

Foto 9 – Il materiale della Protezione civile

Aveva ragione.

I due successivi fotogrammi chiariscono l’arcano.

Divise, stivali, adesivi. Tutto materiale che sembra appartenere (o forse sarebbe meglio dire essere appartenuto) alla Protezione civile. Ora giace lì, inutilizzato ed impolverato

Foto 10 – Ci sono anche le manichette

Sullo sfondo intravedo uno strano groviglio. L’immagine successiva mostra di cosa si tratta: manichette.

Ne contiamo sei. Tutte pazientemente accucciate in un angolo. Sembrano anch’esse in ottimo stato, addirittura forse mai utilizzate.

Mi chiedo come accidenti ci sarà finito quel materiale lì.

Foto 11 – La stanza degli sprechi

Non c’è tempo per porsi domande.

La visita prosegue.

Ancora mobili e che mobili. Poltrone dirigenziali, di quelle che costano, lasciate lì a giocare alla cavallina.

Poi libri, dischetti, tastiere per PC, una scrivania, un dattilo. Persino una fotocopiatrice.

Tutto abbandonato.

Tutto sprecato.

Foto 12 – L’emporio

L’ambiente successivo è un vero e proprio emporio. C’è davvero di tutto.

In fondo si nota un enorme quantità di mensole per armadi. Ci sono però anche mobiletti, tavoli, cattedre e sedie. Tante sedie. Tante sedie che sarebbero state destinate ai bambini.

Tutte in ottimo stato.

Ci sono persino due reti matrimoniali ed una spalliera per palestra. A terra invece una grossa corda. Forse si tratta di un altro souvenir della Protezione civile.

Scuoto il capo. Sono perplesso. Riprendo a sorseggiare.

Foto 13 – Il fuoco continua a farci compagnia

All’improvviso torna il fuoco in questa nuova scena. O, meglio ancora, ciò che resta delle fiamme. Documenti, libri. Un po’ di tutto.

C’è tanto da ardere nella scuola abbandonata. Per riscaldarsi o forse più per gioco, se non addirittura per sfregio.

I Conquistatori della notte hanno solo l’imbarazzo della scelta.

Foto 14 – Brucia, brucia tutto

Qui a sinistra ancora carte, documenti e pagine di libri.

Non hanno paura.

Non hanno paura che qualcuno possa vedere e annusare l’odore acre delle loro malefatte.

Non hanno paura nemmeno di perdere il controllo di quelle fiamme e di scatenare un vero e proprio incendio.

Sono loro i Padroni di quel Regno dimenticato dagli uomini.

Foto 15 – Bruciano anche le porte divelte

Così mandano in fiamme anche porte divelte e, per dimostrare tutta la loro rabbia, nei confronti di una società che quasi non appartiene a loro.

In fiamme persino il glorioso tricolore.

Foto 16 – Persino il tricolore

Il simbolo di quelle Istituzioni i cui luoghi sono stati conquistati, dopo l’abbandono da parte delle stesse Istituzioni.

E’ una piccola guerra.

Una guerra nascosta.

Foto 17 – W la marijuana

Oltre a bruciare si inneggia all’uso delle droghe con improvvisati murales.

Si distrugge e vandalizza tutto ciò che capita a tiro.

Quel mondo ormai è il loro e ci fanno quel che vogliono.

Foto 18 – Lo sventramento del televisore

Ecco che spaccano e sventrano un grosso televisore.

Oggi quell’apparecchio sembra superato, ma dieci anni fa, quando la scuola venne chiusa, doveva essere ancora utile.

Ora non più e quindi merita la giusta punizione.

Sono fieri i Conquistatori della notte, talmente fieri che vorrebbero mostrare la loro identità.

Lasciano pertanto qualche traccia della loro presenza.

In questo corridoio, accanto ad una porta scardinata, fa bella mostra di sé un altro murales.

Una sorta di rivendicazione territoriale:

Foto 19 – La rivendicazione territoriale

Non solo questo però.

Lasciano anche una data.

Foto 20 – Il giorno della conquista

Forse una data importante.

Certamente la data di uno dei loro passaggi, se non addirittura la data della conquista ufficiale.

Il 1° ottobre del 2017. Pochi mesi fa.

Allora ha ragione per davvero la signora Maria. Questi fatti sono relativamente recenti. I predatori hanno prima studiato e poi hanno lanciato il loro assalto. Nello stesso murales con la data, si autodefiniscono criminali. E’ chiaro, vogliono far paura a chi osa profanare il loro tempio. Uno di loro si è dilettato anche a scrivere sulla lavagna. Il gesso non è spolverato. La scritta è “fresca”. In essa, da una parte, si mettono in discussione le qualità morali di una certa Alessia; dall’altra ci si attribuisce la “proprietà” di tale Loresp.

A firmare è Baby.

Foto 21 – La firma

L’ebbrezza di quel 1° ottobre di sette mesi fa deve esser stata tanta.

I Conquistatori lasciano il loro nome nell’edificio di cui si sono impossessati.

A futura memoria.

Poi probabilmente ci ripensano a cancellano.

Si riesce ancora a leggere qualcosa.

Giosuè in basso e Luigi di o de qualcosa in alto.

Vicino è indicato un anno: sembra 2000.

Potrebbe essere l’anno di nascita.

Se fosse così sarebbero giovanissimi.

Se fosse così avrebbe ancora ragione la signora Maria.

Foto 22 – L’uscita dall’Inferno

Intanto i bicchieri di limoncello sono diventati tre. Il fotogramma successivo, però, mi fa capire che il viaggio è finito.

L’inferno della scuola incartata, abbandonata ed ora si scopre anche violentata è quasi alle spalle.

Sono tentato dal chiedere come abbia fatto Arturo/Virgilio a procurarsi quelle foto.

Subito cambio idea.

Chi frequenta questo mondo è consapevole che certe domande non possono mai avere risposte. Quindi è meglio non farle.

Inspiro profondamente. Vorrei quasi fumare una sigaretta. Rimando però l’appuntamento con la nicotina.

E’ la signora Maria a rompere quella coltre di silenzio che si è creata tra noi.

Mi prende le mani.

Quasi mi implora:

“Avvocato, faccia qualcosa. Non ho avuto più a chi chiamare. Forze dell’ordine, politici, giornalisti. Ho provato a contattare persino Striscia la Notizia, mi hanno detto che se ne sarebbero occupati. Sono passati mesi e non li ho sentiti più. Io ho paura a tornare a casa quando è sera. Qui sono in tanti ad aver paura. Ad essere preoccupati”.

Provo a rassicurarla. Le spiego che non posso fare troppo.

In fondo gestisco solo un piccolo blog di paese che – come dice qualcuno – viene visitato ogni giorno da massimo sette, forse otto persone. Devo solo sperare che tra quei sette o otto ci sia qualcuno più importante di me che prenda a cuore la situazione.

Prima di salutare mi fermo sull’uscio e ringrazio entrambi. Sia la signora Maria sia Arturo.

Forse mi sbaglierò, ma il loro coraggio, e quello del misterioso fotografo, potrebbe rivelarsi più utile di tante parole, studi e convegni fatti.

Allora torno a ringraziarli.

Non come blogger, ma come cittadino e soprattutto come padre. Come padre di Luciana.

Luciana è una bimba che ogni giorno, per andare e tornare dalla materna, percorre quella strada. La Materna, infatti, sorge quasi di fronte alla scuola incartata. L’attuale scuola di Luciana è la stessa che ho frequentato io oltre 40 anni fa.

All’epoca c’erano le suore dove ora c’è la Materna. Le suore d’Ivrea. C’era la mitica Suor Marzia, con tanto di bacchetta di legno a seguito.

Di fronte c’era già la scuola incartata. Solo che allora non era né incartata, né abbandonata, né conquistata, né tanto meno violentata.

Luciana, come tanti bimbi della sua età, ogni giorno che passa di là spara la sua solita raffica:

“E’ vero che quella era una scuola? E’ vero che ora è chiusa perché è rotta? Ma ora non c’è più nessuno dentro? E perché?”

Luciana, te lo scrivo qui:

“E’ tutto vero a papà”.

O forse…

Soprattutto però non chiedermi il perché, noi grandi siamo fatti così.

(FINE SECONDA ED ULTIMA PUNTATA – per la prima puntata clicca qui)

Johnny Pollio ed il Clan di Bertoldo