Leggo tanti post sulla morte del Presidente Ferdinando Imposimato e la mia mente inevitabilmente non può non correre indietro nel tempo.

Un passato che a volte mi sembra lontanissimo, ma che in realtà, a conti fatti, non tocca ancora i due anni.

Marzo 2016.

Un Consiglio Comunale accesso, a tratti accesissimo. Tra i vari argomenti da trattare c’era il conferimento della cittadinanza onoraria proprio a lui: al Presidente Imposimato.

“Su questi argomenti non conviene essere contrari”.

Mi puntualizzò qualcuno prima di iniziare la seduta.

“Sono cose che non mettono e non tolgono nulla al paese, rischi solo di fare brutta figura proprio agli occhi dei tuoi elettori; ja, proprio tu non puoi essere contraria!”

Io, però, non ero affatto contraria.

Ero arrabbiata e non mi interessava di fare bella figura. Mi interessava di far capire che certe cose non si prendono alla leggera. Non poteva ridursi tutto ad una bella cerimonia preelettorale. Non poteva ridursi tutto in fiumi di parole tanto belle quanto vuote, per poi vedere che…

“…nulla si sarebbe aggiunto e nulla si sarebbe tolto alla nostra città!”.

Conferire la cittadinanza onoraria ad Imposimato, per me significava immaginarselo magari eletto nell’allora imminente tornata elettorale. Seduto in un banco del nostro Consiglio comunale. Significava immaginarlo Sindaco o, forse meglio, Consigliere di opposizione.

Come sarebbe stato visto allora il nostro Magistrato?

Lui un “rompiscatole” per definizione. Un amante del dubbio. Uno che ipotizzava che ci fossero complotti politici dietro la morte di Aldo Moro e dietro gli attentati dell’11 settembre. Un accanito sostenitore dell’accordo Stato/mafia che portò alla morte di Falcone e Borsellino. Uno di quelli che vedeva nella corruzione e nelle clientele una delle più grosse piaghe della politica italiana. Uno che riteneva che la decadenza della democrazia passava per lo svilimento e l’asservimento dei media e della stampa al potere.

Insomma, come sarebbe stato visto?

Come uno che ti auguravi vincesse al superenalotto e iniziasse a viaggiare in lungo e in largo per il globo alla scoperta delle meraviglie del pianeta?

Cittadino del mondo, più che cittadino del tuo paese?

Già, perché quando certe personalità parlano di ciò che avviene lontano dai nostri confini è facile apprezzarli, sostenerli, incoraggiarli. Quando però mettono il naso nel nostro mondo, nel nostro orticello, allora le cose cambiano. Allora non si poteva pensare di vederlo cittadino onorario, senza immaginarlo a leggere i nostri giornali o a giudicare le nostre delibere, le nostre determine, i nostri bilanci.

Avremmo dovuto immaginarlo come un cittadino a tutti gli effetti. Uno di quelli attivi, che vive il paese e la sua politica, uno scomodo non certo uno yesman.

Alla fine quella delibera passò con 11 voti favorevoli.

Io non la votai. Uscii dall’aula.

Per coerenza!

Ricordo poi la successiva telefonata al Presidente Imposimato. La sua pausa al telefono. La sua comprensione e sul finire della conversazione la sua risata.

La cerimonia di consegna della cittadinanza venne quindi rinviata a dopo le elezioni e sarebbe dovuta tenersi nel corso della campagna referendaria dello scorso dicembre 2016. Ovvie ragioni di opportunità politica (ricordate che a Villa Fondi ospitammo il Governatore Vincenzo De Luca  con il suo show “pro SI”?), però, portarono il Sindaco Vincenzo Iaccarino a rinviare ancora l’evento.

Il Destino ha fatto il resto!

Lui non potrà partecipare più ad alcuna cerimonia, né potrà più esternare il suo pensiero. Noi, però, da oggi in poi, quando lo nomineremo o citeremo le sue parole, proviamo ad immaginare come giudicherebbe la nostra politica, come giudicherebbe le nostre delibere, come giudicherebbe le decisioni prese da chi è al governo.

Cosa direbbe, insomma, se fosse cittadino di Piano e se, magari, fosse seduto in uno dei cinque banchi destinati alla opposizione!

Anna Iaccarino