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Nei possibili scenari futuri avevamo lasciato in sospeso l’ipotesi più nera: quella di una condanna all’esito di un processo. L’ipotesi che nessuno dei diretti interessati certamente si augura, ma al contempo l’ipotesi che nessuna persona di buonsenso può categoricamente escludere a priori.

Innanzitutto è evidente che in quel “dannato” processo sarebbero legittimati a partecipare i 53 assegnatari nei panni di parti civili. Si potrebbero costituire (anzi farebbero bene a farlo), come possibili danneggiati, contro gli imputati ed ottenere, in caso di condanna di costoro, il ristoro dei danni.

L’eventuale sentenza di condanna, però, finirebbe con il coinvolgere anche il comparto edilizio denominato housing sociale che diverrebbe privo di legittimità urbanistica. A quel punto entrerebbe in gioco il Comune che dovrebbe avviare il procedimento sanzionatorio che potrebbe concludersi non con la demolizione, ma con l’acquisizione a patrimonio con tanto di dichiarazione di pubblico interesse. Quegli immobili finirebbero quindi tutti nella disponibilità del Comune che potrebbe assegnarli ai cittadini. Vendendoli o anche locandoli, ma previo utilizzo di apposite graduatorie che – sia chiaro – sarebbero diverse da quelle utilizzate dal costruttore. In pratica non è detto che gli originari assegnatari tornerebbero a beneficiare di quelle case e in ogni caso dovrebbero pagarle.

Bel pasticcio?

Bel pasticcio sì.

C’è un però.

Come risulta dalla convenzione, nella fase iniziale era prevista la stipula di una impegnativa dietro il pagamento di una somma – in conto deposito cauzionale – pari al 10% dell’intero importo.

Un altro 10% andava pagato all’atto della sottoscrizione del preliminare.

Un 20% al completamento della struttura (scheletro si suppone).

Un altro 10% alla realizzazione delle murature di chiusura, tramezzature interne, massetti, impermeabilizzazioni, isolamenti etc.

Un ulteriore 10% al completamento degli impianti tecnologici.

Infine il saldo, pari al 30%, al completamento di tutti i lavori e al momento del rogito notarile.

Quindi ad oggi i 53 assegnatari di regola hanno versato al massimo il 70% del costo degli appartamenti. Certamente non poco, non sia mai però l’azione penale della Procura (compreso il sequestro) fosse avvenuto dopo la consegna delle case e la stipula dell’atto notarile, avrebbero pagato l’intera somma. Vale a dire anche l’ulteriore 30%.

Insomma, contrariamente a quel che si pensa, meglio che sia accaduto ora che dopo, almeno per gli acquirenti, non certo per il costruttore! Senza dubbio sarebbe stato meglio – se proprio doveva accadere – che fosse successo prima di iniziare a spendere soldi, ma questo è un altro discorso.

Infatti, ora tutto cambia. Prima di cacciare quel famoso residuo 30%, sarebbe saggio se gli assegnatari pretendessero che tutta la vicenda si sia conclusa positivamente. Tutta, non solo che sia avvenuto l’eventuale dissequestro. Tutto significa che la Giustizia accerti (nella fase preliminare o all’esito del processo) la totale legittimità dell’opera.

In conclusione, checché se ne dica in giro, vale a dire che il Clan non si preoccupa della sorte dei 53 assegnatari, ancora una volta abbiamo provato a dare il nostro contributo. Abbiamo provato sempre a fare così, sin dall’inizio di questa avventura, sin da quando ci siamo schierati dalla parte degli ultimi, dalla parte di quelle (come era scritto nella premessa della convenzione che legava il Comune al costruttore)…

…persone e/o famiglie svantaggiate che non sono in grado di accedere all’acquisto di alloggi nel libero mercato.

Scusate se è poco, scusate se siamo apparsi malvagi!

(SECONDA ED ULTIMA PUNTATA)

Clan di Bertoldo