“Quella di Vico III Rota a Sorrento sembra essere una storia infinita. Già in passato si era tentato più volte invano di realizzare in quel fondo un parcheggio interrato… molti anni prima del fantomatico permesso di costruire rilasciato il 24.11.2010 alla EDIL GREEN s.r.l. dai commissari ad Acta Arch. Lucio Grande e sig. Dario Perasole su progetto dell’ing. Graziano Maresca. L’intervento edificatorio del parcheggio interrato su tre livelli con 285 box auto, che portò in pochi giorni alla distruzione del fondo di 3200 mq è storia nota. Di quel fondo oggi resta solo un baratro nel terreno scavato a metà! Assieme agli agrumi c’erano anche diversi ulivi secolari importanti e maestosi che, mentre le ruspe lavoravano alacremente al buio e sotto la pioggia per disboscare in fretta l’agrumeto, furono delocalizzati nel fondo per permettere i lavori di costruzione dell’autorimessa e poi sparirono.”

A dichiararlo è il Presidente del WWF Terre del Tirreno Claudio d’Esposito.

La tortuosa vicenda giudiziaria, scaturita dopo le denunce del WWF, dei VAS e del compianto avvocato Giovanni Antonetti, si è conclusa con il dispositivo di sentenza emesso il 26 gennaio 2016 dal Tribunale di Torre Annunziata, nel processo penale contro il proprietario Adriano Bellacosa, dei commissari ad Acta Arch. Lucio Grande e sig. Dario Perasole e del sig. Giuseppe Langellotto rappresentante dell’Edilgreen, con la condanna di tutti gli imputati in primo grado previo l’accertamento in via incidentale dell’illegittimità del titolo abilitativo.

Successivamente, considerato che il Permesso di Costruire era scaduto, e visto che il fondo agricolo si presentava privo di copertura arborea e con parte delle quote modificate dallo scavo del terreno e in stato di degrado ed abbandono, il WWF aveva chiesto agli uffici competenti di adottare urgenti provvedimenti per ottenere il ripristino dello stato dei luoghi.

Nel maggio 2018 veniva emessa una ordinanza di ripristino a cui il proprietario del fondo rispondeva col rifiuto motivato dalla richiesta di convocazione di una nuova conferenza dei servizi per realizzare un diverso progetto.

Per alcuni mesi la situazione rimaneva in fase di stallo poi, di fronte all’inerzia del funzionario comunale ad emettere un provvedimento, il WWF inviava una diffida legale e, successivamente, decorsi i termini senza ricevere alcuna una risposta, affidava incarico all’avvocato Anna Iaccarino di impugna il silenzio al TAR. Il Tribunale amministrativo accoglieva in pieno le motivazioni dell’associazione ambientalista confermando l’obbligo del funzionario a pronunciarsi!!! Tuttavia il Comune invece di emettere il provvedimento impugnava la sentenza innanzi al Consiglio di Stato (la cui prima udienza è fissata per il prossimo 15 febbraio).

Nelle more il proprietario del fondo sig. Adriano Bellacosa, rappresentato dal geom. Giovanni D’Andria, assieme alla società Edilgreen, rappresentata dall’avv. Alberto Vitale, nonostante i trascorsi e le pronunce della giustizia decideva di proporre una nuova soluzione progettuale!

Il WWF, assieme ad ItaliaNostra, da subito sottolineava in una nota l’illegittimità con le norme di tutela vigenti del nuovo progetto che, stavolta, escludeva sì i box privati ma riservava il parcheggio a rotazione ad autobus turistici prevedendo altezze e volumi in contrasto con il PUC e con il PUT. Non per ultimo il WWF sottolineava la necessità di provvedere al ripristino dello status quo ante, prima di ogni ulteriore eventuale richiesta di nuove opere a farsi.

Dopo una serie di incontri interlocutori tra i richiedenti, e una serie di sedute irrituali (n.d.r. il privato dopo aver dichiarato di rinunciare al primo progetto proposto in conferenza, quello con gli autobus, nella penultima seduta non presentava agli atti nemmeno il progetto rimodulato di cui poter discutere!) l’amministrazione comunale, nella seduta del 24 gennaio 2019, vista la nota della Soprintendenza BB.AA. (prot. n°1073 del 23/01/2019) con la quale chiedeva al Comune…

“…di valutare l’opportunità della procedura di convocazione della conferenza di servizi per l’esame di una diversa proposta progettuale in pendenza della definizione del procedimento di repressione dell’abuso” e nel merito  ribadiva “le motivazioni ostative alla realizzazione del progetto a tutela dei valori paesaggistici” … sollecitando “il ripristino dello stato dei luoghi”…

dichiarava concluso il procedimento, invitando la parte istante a presentare, eventualmente, una diversa proposta progettuale incentrata al ripristino dello status quo ante del fondo agricolo oggetto degli interventi di sbancamento ed espianto delle alberature pregresse, come da ordinanza già emessa il 17/05/2018.

“Sono passati diciotto anni dalla fantomatica Legge 19/200, la cui erronea e forzata interpretazione ha permesso ad imprenditori avidi e senza scrupoli, che si sono avvalsi del lavoro maldestro di amministratori e tecnici locali, di modificare il paesaggio agricolo della Penisola sorrentina con una violenza senza precedenti resa possibile da una fervente attività di ruspe e betoniere, abili e frenetiche nel trasformare gli storici fondi agricoli con agrumi, noci, ciliegi e ulivi secolari, in enormi baratri in cemento dove parcheggiare le auto, col millantato e, ormai, sbugiardato proposito di risolvere il problema del traffico e dell’inquinamento e la promessa mai mantenuta di chiudere i centri storici al traffico!!!

Ora che il Business Boxlandia sembrerebbe saturo, nonché imploso sotto il peso di una miriade di sentenze e noie giudiziarie, collezionate in 15 anni di tenace opposizione ambientalista, i tempi sono maturi per stimolare le istituzioni, gli albergatori e i cittadini ad unirsi concretamente per proteggere i fondi agricoli sopravvissuti, salvaguardando un paesaggio che in tanti ancora ci invidiano e dal quale trae linfa vitale l’intero indotto turistico della nostra amata Sirenland. Ci auguriamo che i nostri “primi cittadini” inizino quanto prima a riflettere coscienziosamente sulle scelte politiche di pianificazione territoriale, e imparino ad essere scrupolosi custodi delle bellezze che il creato ci ha donato, difendendo l’oro giallo, premuto dai frutti degli alberi più antichi del mondo, dalla dilagante tentazione di sostituirlo con l’oro grigio, colato dalle betoniere e alimentato, troppo spesso, da un mix di imprenditoria, politica e criminalità, come i fatti recenti sembrerebbero dimostrare!”.

Questo il commento finale dello stesso d’Esposito.