In queste ore in cui si respira il classico clima del post voto, fioccano i commenti sui social. Ce ne sono davvero tanti e tra questi abbiamo scelto quello di un amico, Natale De Gregorio, che nel recente passato ha svolto il ruolo di reggente in questo blog. Nelle parole di Natale c’è forse una parte delle ragioni di quelle che è stata la classica Cronaca di una sconfitta annunciata.
Finita questa esperienza elettorale, bella e intensa come sempre – ma professionalmente più impegnativa perché ha avuto come palcoscenico il mio territorio – posso dire la mia.
Parto da una frase di David Foster Wallace: “Sono le onde a impedire che i mari siano semplicemente delle enormi pozzanghere.” Qui da noi a #Sorrento sappiamo bene cosa significa avere a che fare con l’immobilismo e la calma piatta di una pozzanghera. Siamo una città provinciale di vocazione internazionale, e chi sa leggere le dinamiche locali sa bene che qui il cambiamento è qualcosa che tutti guardano da lontano, con occhi impauriti e grande precauzione.
È impossibile, però, non notare il percorso che ha portato Massimo Coppola a vincere queste elezioni, qualcosa che somiglia molto a un’onda che ha caricato con sé tutto quello che ha potuto, anche vecchie volpi della politica e storici macchiavielli in cerca di un modo per sopravvivere. Ci sta, ma sarà difficile gestire forze così opposte, ed è proprio su questo punto che voglio fare a Massimo il mio in bocca al lupo, perché sarà complicato e spero con il cuore che riuscirà a emanciparsi e a portare avanti il suo progetto.
È vero anche che non esistono nuove onde, tutte quelle che vediamo sono figlie dello stesso mare. Per questo sono convinto che il voto che ha relegato Mario Gargiulo all’opposizione è stato per di più un voto contro, che ha bocciato una parte dell’amministrazione uscente, che ha preso le distanze da alcune operazioni e da un certo modo di fare politica, che gridava vendetta – anche sanguinolenta purtroppo – da anni. Il bollino di “amministrazione uscente” era un tiro nel sette imparabile, e per questo credo che Mario debba essere orgoglioso del percorso che ha fatto e dei consensi raccolti, sui quali non può fare altro che costruire liberandosi delle zavorre.
La politica è compromesso, crescere significa farne tanti di compromessi, ma con l’intelligenza di rimandarne quanto più possibile gli effetti negativi. Le analisi e i “te l’avevo detto” li lasciamo ai commentatori post-elettorali o ai soliti avvelenatori di pozzi. Ora quello che conta è affrontare una situazione difficile, un’onda molto più grande e devastante di quella del cambiamento. E bisogna farlo senza vendette trasversali da ambe le parti.