Ma l’idea di fondo del percorso meccanizzato porto-parcheggio lauro qual è? Cioè, quale flusso di turisti si vuole intercettare?

E’ bastato questo semplice quesito ad alimentare un nuova discussione sui social in merito all’idea di realizzare il percorso meccanizzato.

A lanciarlo è stato l’avvocato Giovanbattista Pane. Un passato, nemmeno più tanto recente in politica. Nel 1995, infatti, capeggiò la lista giovane Sorrento Punto e a Capo, poi decise di lasciare per dedicarsi solo alla professione forense.

Diversi sono stati i commenti al suo post e tra tutti ha sicuramente colpito l’analisi di un altro ex-ex della politica cittadina. Raffaele Attardi.

Un commento articolato che induce ad una seria riflessione:

Forse si capisce meglio se si usa un nome diverso:terminal di trasferimento nave-bus.

Permetterà di incrementare i flussi crocieristici ed escursionistici su gomma, in particolare quelli in uscita da Sorrento verso Pompei.

E se insieme agli ascensori alla Società di gestione sarà concesso anche l’area a raso del parcheggio Correale, tutti gli altri bus, incluso quelli in arrivo da fuori Sorrento, dovranno mettersi in fila per entrare.

E così a via Correale e a via Rota avremo bus perennemente in fila.

Ovviamente per quanto riguarda il Porto e via Luigi De Maio tutto rimarrà pressapoco come adesso, perché il flusso di minibus verso il Centro rimarrà comunque elevato, visto l’enorme numero di licenze attive, incluso quelle per linee turistiche.

Io non so se questo sara un bene o un male, ma certo prefigura uno sviluppo per la Città e per il territorio pieno di criticità.

E chi pensa che basterà affidare tutto al una Società con azionariato popolare, farebbe bene a riflettere su cosa è accaduto alla Banca Popolare della Penisola Sorrentina, durata pochi anni e poi fagocitata da un gruppo più grande.

Gli ascensori si devono fare ma con l’obiettivo di eliminare i flussi su gomma, non incrementali.

L’unico modo per contrapporsi a questo tipo di sviluppo è far crescere una cultura che non c’è.

E bisogna partire da lontano: noi dipendiamo dagli equilibri che mantengono la rete della Vita e romperli compromette anche la nostra Vita.

La Terra è l’ultimo dei poveri e non abbiamo il diritto di sfruttarla oltre ogni limite.

Questo tipo di sviluppo danneggia gli equilibri naturali e compromette la nostra salute e la qualità della Vita.

Ci vuole un patto condiviso per promuovere un tipo di sviluppo diverso.