All’udienza del 16 gennaio scorso, la VII sezione del TAR Campania – Napoli si sarebbe dovuta limitare a decidere sulla richiesta di sospensione dell’efficacia del permesso a costruire rilasciato dal Comune di Sorrento per la realizzazione del cosiddetto complesso housing di Santa Lucia. Invece non è andata proprio così.

Infatti i ricorrenti, rappresentati dall’avvocato Francesco Saverio Esposito, hanno rinunciato alla loro istanza. La decisione è stata adottata dopo che la società attuale titolare del permesso si è impegnata…

…a non iniziare i lavori fino alla definizione del giudizio di merito di primo grado.

Se ne riparlerà quindi il 23 luglio, quando per l’appunto è stata fissata l’udienza per il giudizio di merito.

Tuttavia, i Giudici amministrativi oltre a provvedere alla cancellazione dal ruolo delle udienze cautelari hanno anche deciso di acquisire…

…presso il Comune di Sorrento e la Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Napoli e Provincia, gli atti istruttori che hanno preceduto il rilascio del titolo abilitante ed il parere paesaggistico, corredati dei relativi verbali, nonché copia della relazione tecnica eventualmente redatta dai rispettivi uffici.

La decisione è stata adottata a seguito della contestazione avanzata dagli stessi ricorrenti circa l’effettiva altezza del fabbricato progettato.

Insomma i Giudici vogliono cercare di capire come gli uffici preposti hanno superato, nel corso degli iter, la problematica relativa all’altezza del fabbricato che, nei progetti risulta essere di gran lunga superiore a quella prevista dal PUT.

Sulla questione, nei mesi scorsi, era intervenuto pubblicamente anche il progettista, l’ingegner Antonio ElefanteElefante sulle prime aveva fatto sapere che per quel tipo di intervento la legge regionale che disciplina il Piano Casa, in merito alle altezze prevederebbe la deroga al PUT (leggi qui).

Una teoria, quella del professionista, che anche dalle pagine di questo blog era stata subito ridimensionata (leggi qui). Cosicché si era fatta strada un altro tipo di interpretazione, secondo cui addirittura l’altezza del fabbricato non era quella indicata nei progetti, bensì quella derivante da una particolare formula matematica che si basava sul principio delle altezze medie. Una modalità di calcolo che avrebbe portato il fabbricato da realizzare nei limiti consentiti dal PUT.

Un dibattito, quello sulle altezze sviluppatosi però dopo il rilascio sia dell’autorizzazione ambientale che del permesso.

Ora i giudici, ordinando l’acquisizione degli atti istruttori, potranno finalmente venirne a capo e capire se gli uffici hanno mai preso in considerazione questa problematica e, soprattutto, come l’hanno risolta.

Intanto altri clamorosi colpi di scena si preannunciano, con la rivelazione di altri documenti inediti.