In quella stazione ci sono stata anche io, quando mi occupavo di un progetto legato all’agricoltura in una scuola primaria. Ci sono stata come sono stata in mille altre stazioni, porti, parcheggi. Il numero di volte in cui ho avuto paura in uno di questi posti, che fosse al nord al sud o addirittura all’estero, non è un numero basso. 

Ho avuto paura perché ero sola e sarebbe bastato un attimo, l’attimo sbagliato al posto sbagliato, perché succedesse qualcosa. 

E quindi quando sono sola in un posto che non mi ispira fiducia parlo al telefono, anche per finta. Mi infilo nelle librerie, nei bar. Questo non vuol dire che io sia al sicuro, ma magari mi illudo e ho meno paura.

La cosa che mi fa più irrazionalmente paura è che non possiamo sentirci al sicuro. A prescindere da quanto indipendenti e forti possiamo essere. Non possiamo sentirci al sicuro perché c’è gente che in un modo o nell’altro ci dimostra che non lo siamo per niente.

E quindi prima ancora dell’indipendenza, degli stipendi uguali, delle quote rosa… io vorrei lottare affinché possiamo sentirci al sicuro, pur rendendomi conto che tutto ciò sia molto più utopico di sperare in un’equità nel mondo del lavoro.

Eppure se io potessi scendere nel parcheggio sotterraneo del centro direzionale di Napoli di sera, se potessi prendere il bus notturno dalla stazione di Lione, o se riuscissi a rientrare in casa mia in una strada secondaria di Milano senza aver paura, mi sentirei veramente invincibile.

Valentina Stinga