Ha gettato le carte sul tavolo il Sindaco del Popolo Giuseppe Tito e lo ha fatto con una mossa nemmeno tanto a sorpresa: un rimpastino con cui ha rimescolato le deleghe ai suoi Assessori. Le conseguenze di questo shackeraggio sono sostanzialmente due:

  • ulteriore promozione di un sin qui incolore Pasquale Cacace;
  • ulteriore mortificazione della supervotata alle ultime elezioni Angela Aiello.

In particolare l’Aiello, dopo aver ricevuto un primo “pacchero” politico proprio all’indomani del voto (si è vista soffiare la carica di vice-Sindaco in favore di Rosanna Testa), ora si è vista assestare un altro sganassone.

Tito, in piena emergenza Covid, ha infatti sottratto alla Aiello la delega ai servizi sociali ed ha deciso, almeno per il momento, di tenerla per sé. Una bocciatura totale. L’imperatore, nel clou della battaglia, ha tolto il suo generale d’armata dal fronte più caldo per spedirlo a comandare i genieri nelle retrovie, dicendo implicatamente…

Levate a’nanze, mo’ m’ho vec’io.

Un atto apparentemente di forza che nasconde in realtà una strategia ben precisa. Una strategia a cui l’Imperatore sta lavorando già da qualche settimana.

Buttare a scassare.

Far saltare il banco prima di metà mandato, vale a dire esattamente tra un anno.

La ragione è semplice: così facendo potrebbe riuscire nell’impresa di succedere a sé stesso. Andrebbe ad ipotecare altri dieci anni sul ponte di comando del Palazzo di Città, altrimenti dovrebbe accomodarsi in panchina a causa della norma che vieta il terzo mandato.

Per raggiungere questo obiettivo l’ideale per Tito sarebbe farsi sfiduciare e per farlo dovrebbe creare malcontento. Insomma ingaggiare un po’ di guerriglia da qui ai prossimi mesi. Fare quello che ha iniziato a fare con il rimpastino.

Se questa tattica non dovesse dar frutti allora via al piano B. Un piano che ha già anticipato al suo popolo in una delle sue ormai proverbiali dirette facebook. Dimissioni dopo l’emergenza, per dedicarsi alla famiglia.

Una palla incredibile a cui non ha creduto probabilmente nemmeno lui. Ha fatto però audience. E’ servita a sondare gli umori e gli umori gli dicono che il momento è propizio.

In realtà le dimissioni servirebbero apparentemente a lasciare il campo agli altri; altri che, dopo essersi scannati per mesi, non troverebbe la quadra e andrebbero a scomodarlo fino a casa per chiedergli a furor di popolo di tornare in sella.

Fe-no-me-na-le.

Fantapolitica?

No, è solo che le vie della politica sono “più infinite” di quelle del Signore.

Ne riparliamo a novembre…se non prima.