Nella vita non bisogna mai farsi mancare niente.

Tutto fa esperienza.

Oggi, per esempio, ho imparato che per fare un giro in moto devi saper stare seduta nel modo giusto.

Ho la schiena a pezzi e credo che anche il mio affascinante centauro sia messo piuttosto male!

Infilo il pigiama e finalmente mi spaparanzo beata sul letto.

Che bello potermene stare comodamente stesa e ritemprare gli arti indolenziti.

Stendo il collo all’indietro e il mio cuscino non mi è mai sembrato così morbido, di nuovo pronto ad accogliere tutti i miei pensieri.

“Wow! Hai questa bella moto? Qualche volta mi devi portare a fare un giro!”

Non è da me, eppure l’altro giorno, quando ho incontrato un mio amico (carino), che non vedevo da tempo, ho esordito così. Una frase buttata giù d’impulso, di quelle che poi, tra te e te, pensi: “Ma che cavolo ho detto?”

Così, oggi, nel primissimo pomeriggio, lui mi ha contattata:

“Visto che bella domenica di sole? L’ideale per il nostro giro in moto, no?”

Certo. Giro in moto sia!

“Passo a prenderti tra mezz’ora, il casco te lo porto io”.

Mezz’ora?!?

“Facciamo tre quarti d’ora!”

Cosa indossare? Mi sono immersa nel guardaroba e dopo qualche minuto avevo il letto invaso da maglie, pullover, jeans, leggins …

Non c’è niente da fare, noi donne abbiamo una valanga di abiti, ne compriamo in continuazione, ma quando c’è un’occasione particolare, non sappiamo mai cosa metterci.

Alla fine ho deciso per  jeans e giubbinetto di pelle nera.

E le scarpe? Altro dilemma.

La mia scarpiera ospita ancora sandali e calzature estive, mentre buona parte di  quelle invernali sono ancora in attesa di essere riesumate.

Ho aperto alla rinfusa gli scatoli e mi sono imbattuta in un paio di stivali neri con fibbie e borchie.

Da dove saranno usciti? Ah, sì, li avevo comprati l’anno scorso, nei saldi di fine stagione. Non mi convincevano del tutto, ma in effetti era un affare: vera pelle, in svendita al 70%. Miei.

Li ho indossati pensando si addicessero al look  “donna da moto”.

“Le tue scarpe non vanno bene! Ho i terminali in acciaio: si infuocano e ti squaglierebbero i tacchi!”

Questa è la prima cosa che mi ha detto lui, quando  lo avevo raggiunto con il mio abbondante quarto d’ora di ritardo.

Perfetto.

Cosa saranno mai, poi, questi terminali?

“E nemmeno con la borsa vai comoda per mantenerti. Dammi le cose che ti vuoi portare, le metto nelle tasche del mio giubbino.”

Ovviamente lui era super organizzato, giubbino multi tasche, della marca e dei colori del suo bolide.

Mi è toccato risalire a casa per cambiare le scarpe e per posare la borsa.

Sono riscesa in tempo record e finalmente … on the road!

Direzione Praiano, sfrecciando sulle curve della pittoresca costiera amalfitana, uno scorcio di paradiso in terra.

Non poteva capitare in giornata migliore questo giro in moto.

Avete presente i periodi in cui sembra andare tutto storto? Ecco, oggi avevo proprio bisogno di staccare la spina.

L’adrenalina della velocità ha vinto su pensieri e preoccupazioni.  Specie quando lui tagliava le curve fin quasi a farmi toccare l’asfalto con il ginocchio. Eh sì, adrenalina allo stato puro.

Intorno a noi il mare blu, liscio come una tavola, quasi sconfinava nel cielo, gli azzurri si confondevano. All’orizzonte gli isolotti de li Galli e poi le montagne rocciose, a strapiombo sul mare.

Non ci si stanca mai di guardare questo incanto di paesaggio.

Certo, ammirato da una confortevole auto, senza la sensazione di stare quasi per essere schiantata nel vuoto, sarebbe stato più godibile.

Il giro in moto è sicuramente  avvincente, ma quanto a comodità …

Mi sentivo come una scimmia appesa ad un ramo!

La sella, di quelle strette e più alte dietro, mi faceva scivolare in avanti e di conseguenza stavo troppo addosso a lui. Ho provato diverse volte a  posizionarmi più dietro, ma a quella velocità non  riuscivo a muovermi di un centimetro, se non per slittare ancora più in basso. Un disastro!

Per non parlare delle curve: uno slalom continuo, con tanto di “scese in piega” (ebbene sì, oggi ho imparato anche quest’espressione), ginocchia irrigidite e schiena in tensione.

 

Inutile aggiungere che ad ogni curva scendevo ancora più giù, quasi lo schiacciavo, il mio bel centauro.

Magari avrà pure pensato lo facessi apposta!

A un certo punto, poi, pollo ed insalata mangiati a pranzo, hanno iniziato a gironzolare nello stomaco. Mi veniva quasi da rimettere … non sia mai, sai che figuraccia!

“Tutto bene? Se stai scomoda, puoi poggiare le mani qui, sul serbatoio, così mantieni meglio l’equilibrio!”

Bene. Peccato me l’abbia detto quando eravamo ormai arrivati a destinazione!

Comunque, credo di aver fatto stare scomodo anche lui: quando sono scesa, mi è sembrato stesse tirando un sospiro di sollievo … e meno male che sono un peso piuma!

Bella Praiano.

Ci siamo fermati  a bere una cioccolata calda nella terrazza panoramica di un bar.

Eravamo a pochi chilometri da casa, eppure mi è sembrata una piccola fuga dal mondo.

La mia posizione sbagliata, a mo’ di scimmia appesa (ovviamente mantenuta anche nel tragitto del ritorno, nonostante la dritta delle mani sul serbatoio) e la vertigine delle curve, non  hanno impedito di lasciarmi andare ai brividi della velocità.

Ho avvertito un senso di libertà sconfinata e, detto tra noi, il bel motociclista merita …

Maelka