Per il livello di contagio altissimo registrato anche nelle famiglie e derivante da contatti nel mondo scolastico, nelle scuole primarie e secondarie sono sospese le attività didattiche ed educative in presenza dal 16 al 30 ottobre. In tutte le scuole dell’infanzia sono sospese le attività didattiche ed educative, ove incompatibili con lo svolgimento da remoto, e le riunioni degli organi collegiali in presenza.

Ho dovuto leggere tre volte questa minchiata, prima di poter ufficialmente sancire che era davvero una minchiata.

E’ perché sia una minchiata ve lo spiego subito.

Ad oggi il contagio nelle scuole (tra alunni ed alunni, tra insegnanti ed alunni, tra personale ed alunni) è un caso più unico che raro. In Penisola sorrentina, ad esempio, non si è ancora verificato.

Sapete perché?

Perché tra tutti i settori la scuola forse è l’unico ambiente in cui si stanno rispettando le norme sul distanziamento, anzi togliamo anche il forse. Nelle settimane che hanno preceduto l’apertura delle scuole: dirigenti scolastici, corpo docenti, personale ATA, genitori e bambini si sono fatti il mazzo per farsi trovare pronti all’appuntamento. Per colmare in molti casi le lacune della politica, tutta, compresa quella dello sceriffo sempre più Masaniello Vincenzo De Luca.

Si sono fatti il mazzo proprio per evitare il contagio nelle scuole.

L’utilità di farsi il mazzo quale era?

Se in classe si fosse presentato un contagiato, grazie a quelle misure, non avrebbe fatto danni. Il contagio sarebbe rimasto circoscritto. Si sarebbero sospese le lezioni per precauzioni, fatto i tamponi per verificare che le misure di prevenzione avevano funzionato e poi si riprendeva.

Ecco a cosa serviva farsi il mazzo, altrimenti non avrebbe avuto senso.

Se si sperava che a scuola mai un contagiato avrebbe dovuto mettere piede a cosa servivano banchi distanziati, mascherine, gel e bidet?

A niente.

Invece, appena è arrivato il contagiato si sono chiuse le scuole, quasi a dire:

Ce ne fotte che vi siete fatti il mazzo, ma facciamo così.

E fanno così per due motivi:

  • il primo l’ha spiegato il Colonnello dell’EAV Umberto De Gregorio. Siccome l’EAV fa acqua da tutte le parti e non si può aumentare l’offerta dei mezzi di trasporto, l’unica strada che resta è quella di diminuire la domanda. Stroncare i pendolari. Chi sono però gli unici pendolari che non si ingrulliscono se gli dici che devono restare a casa? Gli studenti, perché sono quelli che non danneggiano l’economia.
  • il secondo non lo ha spiegato ancora nessuno, ma ve lo dico io. I tamponi. Se un bambino contagiato va a scuola si devono poi fare in una botta sola 20/30 tamponi. Le ASL che stanno ancora più con le “scolle in fronte” dell’EAV si “arravogliano” e si rischia che gli esiti dei tamponi si avranno a fine emergenza. 
  • il terzo sono i posti letto che iniziano a scarseggiare. Serve far girare il virus meno possibile, per guadagnare tempo, senza scatenare la rivoluzione. Serve un lockdown parziale in un settore dove non si ingrulliscono. La scuola. La scuola produce cultura, mica PIL, e – in fondo in fondo – allevare un popolo di capre mica è tanto male, se si vuole continuare a sceriffare. Si prendono i classici due piccioni con una fava.

Insomma si chiudono le scuole per coprire le magagne di una politica fallimentare da decenni, mica solo da quando ci sta Masaniello.

Trasporti e sanità rappresentano le due più grandi oscenità di questa Regione, oscenità che puoi coprire solo se hai un popolo di capre e continuare a coprire solo se quelle capre generano capre ancora più capre.

Delle capre al quadrato.

Siccome però io non voglio che i miei figli diventino delle capre al quadrato non ci sto, parafraso le parole del Sindaco di Meta Giuseppe Tito (che spero mi voglia ancora bene) e dico…

De Luca m’ha proprio cacato ‘o c…

E non finisce qui, domani mattina riunione familiare con i bambini e non è detto che da lunedì non ci presentiamo lo stesso a scuola, sperando che altri genitori seguano il nostro esempio…con mascherina e rigorosamente distanziati.

Tutti: bambini, genitori ed insegnanti fuori alle scuole.

Restiamo in contatto.

Johnny Pollio