Quanto accaduto ieri sera al Consiglio comunale di Piano di Sorrento è al contempo grottesco e pericoloso. Del grottesco se ne occuperà il Clan di Bertolo con una cronaca a parte che verrà pubblicata in seguito. Sul pericoloso invece voglio spendere io qualche parola.

Il pericolo è insito nell’intervento del nuovo Funzionario responsabile dei Lavori Pubblici: l’architetto Francesco Cannavale. Parole pronunciate nel bel mezzo della discussione sulla proposta di delibera, presentata dalla minoranza, di revocare due delibere precedenti in cui si dichiarava che il famoso “Progetto Elefante” – quello relativo al restyling di Piazza della Repubblica – era di proprietà del Comune. Una circostanza poi rivelatasi non vera, in quanto non vi era stata alcuna donazione valida in favore dell’Ente.

Per poter apprendere appieno però cosa è accaduto, occorre fare un piccolo passo indietro.

Come anticipato le minoranze tempo fa avevano presentato una proposta di delibera di revoca delle due precedenti delibere. La proposta, non essendo meramente di indirizzo, così come prevede il Testo Unico degli Enti Locali, doveva ricevere il parere di regolarità tecnica del funzionario del settore, vale a dire l’architetto Francesco Cannavale.

Ebbene su quella proposta Cannavale esprimeva un parere negativo. Qui scattava però il primo segnale di allarme. Cannavale esprimeva un parere negativo, ma non ne spiegava le ragioni. Una circostanza incomprensibile che rendeva il parere viziato e che, soprattutto, non metteva in condizione l’Assemblea di poter eventualmente controdedurre, così come prevede la stessa legge.

Già perché la legge, perché la legge esiste ancora, prevede che il parere tecnico del funzionario sia obbligatorio, ma non vincolante. Il Consiglio se ne può discostare purché ne motivi le ragioni.

Come è possibile però motivare le ragioni del perché ci si discosta se non si conoscono le ragioni del perché il parere è contrario?

Ecco il vizio.

Sollecitato in aula dal Consigliere di minoranza Antonio D’Aniello, che evidenziava proprio questa lacuna, Cannavale ha pensato bene di prendere il microfono e di spiegare così le ragioni di quel parere negativo: 

Ho dato un parere negativo, perché io salvo l’idea progetto ed è un’idea progetto che da quanto ho capito bene o male è condivisa da tutti. L’idea progetto che ha permeato il progetto donato, l’idea è quella di far rimanere anziché delocalizzare il mercato. Perciò quando dico poi che la nuova progettazione non può che partire da quella idea progetto che considera il fatto di non delocalizzare il mercato cittadino e poi sfruttando le volumetrie esistenti quindi questa è l’idea progetto che io dico da un punto di vista tecnico salvo e quindi io do parere negativo, per quanto mi riguarda.

Il concetto è alquanto arzigogolato, ma comunque chiaro. In poche parole Cannavale ha voluto dire che siccome a lui quel progetto piace, allora le delibere non si devono revocare: perciò il parere tecnico negativo.

Prima di tirare le conclusioni voglio aggiungere un’altra utile informazione. Il parere tecnico richiesto dalla Legge deve essere rilasciato solo in ordine alla…

“…regolarità e la correttezza dell’azione amministrativa”.

In pratica violazioni di leggi, statuti, regolamenti e quant’altro. Non ci sono margini per attività discrezionali. Non è un parere politico, quello spetta ai Consiglieri deliberarlo. Non interessa alla legge ciò che piace o non piace al funzionario.

Guai se fosse il contrario. Significherebbe espropriare completamente la politica dal suo naturale ruolo di indirizzo.

Insomma che piaccia o no all’architetto Cannavale la politica è libera di decidere se delocalizzare o meno il mercato, se salvare o meno quelle volumetrie, se fare quel che accidenti vuole. Lui, in quanto semplice funzionario non eletto dal popolo sovrano, deve limitarsi esclusivamente a dire se quella proposta viola leggi, statuti o regolamento o no.

Se lo mettesse in testa.

L’aspetto più terrificante di tutto ciò è che Cannavale ha avuto l’ardire di pronunciare queste parole in Consiglio comunale, alla presenza di tutti: Sindaco, vice-Sindaco, Assessori, Consiglieri. Alla presenza persino del Segretario generale, dottor Michele Ferraro, che gli sedeva accanto e che non ha battuto ciglio.

Tutti rassegnati all’idea che comandano in tutto e per tutto gli uffici e che lo rivendichino pure.

E quando dei politici non sono in grado nemmeno di difendere il loro ruolo di rappresentanti del popolo, credo sia giunto il momento che se ne tornino a casa.

Johnny Pollio