Era il 29 settembre, poche ore dopo la supersfida di campionato Juventus/Napoli, quando dalla pagine di questo blog, stigmatizzammo la caduta di stile del Sindaco di Meta Giuseppe Tito che – da tifoso juventino – prescriveva del buon Fissan ai tifosi del Napoli.

Allora così scrivemmo:

Ora senza volersi ergere a bacchettoni, riteniamo tuttavia che un Primo cittadino, pur se legittimamente possa avere tutte le passioni del mondo, dovrebbe quanto meno mantenere un minimo di rispetto e stile.

Oggi, a distanza di oltre un mese, ci sentiamo in dovere di chiedere scusa a Tito.

Il problema non è lui, ma siamo noi.

Siamo veramente dei bacchettoni. Bacchettoni e pure nostalgici. Tito è al passo con  i tempi. Anzi la sua caduta di stile è poca cosa se confrontata a quanto è riuscito a fare ieri il vice-Premier Luigi Di Maio:

Leggetelo:

Presto faremo una legge sugli editori puri, per ora buon Malox a tutti!

Al di là della scelta terapeutica (Tito si preoccupa dei bruciori anali, Di Maio di quelli gastrointestinali) e della differenza di cariche (Sindaco il primo e vice-Presidente del Consiglio il secondo), quello che colpisce è che almeno la sortita di Tito era in un’ottica calcistica. Quella di Di Maio invece è proprio politica, se si può dire così.

Il Maalox di Di Maio insomma è un’evoluzione del rosiconi  e del Ciaone di renziana memoria. Una sorta di “più e meglio”, in una politica da stadio che tanto autoesalta i nostri nuovi “statisti” ed i loro fans.

Una evoluzione/involuzione.

La politica come il calcio. Montecitorio come l’Olimpico o San Siro. Non più banchi dell’opposizione e della maggioranza, ma curve dell’opposizione e della maggioranza. Allora, al dibattito sulla prossima finanziaria, prepariamoci al…

…chi non salta un grillino è…

…ed alla pronta replica…

…ciuccia la, ciuccia la, ciuccia la banana o piddino figlio di…

Se questo è il clima, perché meravigliarsi se cresce l’astensionismo. Se la gente non va più allo stadio…pardon alle urne?

Johnny Pollio