In tanti ieri hanno esultato per il presunto fermo dell’uomo che da diverse settimane sta diventando l’incubo di tanti metesi.

Il senza fissa dimora ucraino che alloggia nell’area interdetta situata in località La Conca e che ogni mattina sfoga la sua rabbia da risveglio con qualunque oggetto gli capiti a tiro (bottiglie, tranenne).

In realtà non è così: non c’è stato nessun fermo, nessun arresto. Nonostante gli sforzi profusi, tutto è come prima e non potrebbe essere altrimenti.

La storia di Oleg, questo è il suo nome, rappresenta la cartina di tornasole di quanto sia diventato ormai farraginoso ed incomprensibile il sistema Italia. L’uomo è un cittadino ucraino privo di permesso di soggiorno valido. Insomma uno di quelli che in tanti vorrebbero rispediti al proprio paese d’origine.

Questo però non si può fare.

A bloccare tutto c’è un piccolo particolare.

Tempo fa è stato raggiunto da un divieto di dimora in Regione Campania. Quindi fino a quando non cesserà quella misura cautelare non potranno essere avviate le già difficili operazioni di rimpatrio.

A molti a questo punto verrebbe da chiedersi:

“Ma se l’uomo ha il divieto di dimora nell’ambito regionale della Campania, perché se ne sta bello bello a girovagare per Meta che certo non si trova in Lombardia?”

La domanda è pertinente, ma anche questa domanda ha una sua risposta.

La legge nel caso di violazione dell’obbligo di dimora non prevede l’arresto (come per l’evasione dai domiciliari), ma la semplice denuncia. Di denunce Oleg ne ha accumulate già diverse. Tutte redatte dai Carabinieri della locale Stazione dei Carabinieri che sotto questo punto di vista ha le mani legate. Tutte regolarmente finite in Procura e tutte in attesa di eventuali processi che chissà se mai ci saranno.

Intanto tutte le mattine Oleg è lì a percorrere quelle diverse centinaia di metri che separano la Conca dalla stazione della Circumvesuviana per recarsi a Napoli. Nel tardo pomeriggio il ritorno in quella che è stata eletta a sua dimora.

Una strada in realtà ci sarebbe: la Procura sulla scorta di tutte queste denunce dovrebbe aggravare la misura cautelare. Tramutarla in arresto e chiederne la convalida al GIP. A quel punto i Carabinieri potrebbero andare lì e prelevarlo.

Anche in questo caso ci sono però delle controindicazioni.

La prima è che sicuramente si protrarrebbe il periodo di permanenza dell’uomo in Italia e quindi la materiale impossibilità di espellerlo. La seconda è che, nei suoi atteggiamenti, mostra segni di non totale lucidità, quindi la custodia in carcere potrebbe essergli preclusa.

Inizierebbe una nuova avventura.

Così Oleg è sempre lì. Non è servito ai Carabinieri sbaraccare il suo rifugio, l’uomo ha rimediato.

Quella è ormai casa sua.

Al momento l’unico rimedio che si è riusciti a trovare è quello di fargli terreno bruciato. Il Sindaco di Meta, Giuseppe Tito, ha disposto che vengano svuotati i cestini della spazzatura che sono collocati lungo il tragitto, prima del suo passaggio, il tutto per evitare di fornirgli oggetti da lanciare. Da qualche giorno i Carabinieri sostanzialmente lo scortano sino alla stazione. Lui, sentendosi osservato fila dritto.

Una soluzione tampone che al momento sembra tenere, anche perché – a parte il risveglio burrascoso l’uomo – fino ad oggi non ha mostrato altri segnali di intemperanza.

Se domani dovesse cambiare idea e provocare qualcosa di più nefasto?

Be’ a quel punto ci saranno polemiche, inchieste, si cercheranno capri espiatori. Si sa come funziona è…

…l’Italia che va…

Come cantava Ron.

Quindi incrociamo le dita speriamo che Oleg non cambi.