“Grazie a tutti voi, vi saluto in questo modo, ringraziandovi dell’opportunità che mi avete dato servire il mio paese è stato un onore. L’anno prossimo ci saranno elezioni non so se ci sarò adesso vi dico solo grazie dell’affetto che mi avete dimostrato”.

Con questo messaggio, digitato sul proprio profilo facebook, Giuseppe Tito, Sindaco del popolo, come lui stesso si è autodefinito, ha inteso salutare i suoi concittadini al termine dei festeggiamenti in onore della festa della Madonna del Lauro.

Un saluto ambiguo, ma soprattutto strano.

Strano perché anche le pietre della strada sanno che Tito, pur essendo a scadenza di mandato, in realtà è già con un piede e mezzo nella seconda consiliatura consecutiva da Primo cittadino.

Allora perché?

Semplice scaramanzia o altro?

Forse entrambe.

Forse il desiderio – come poi è avvenuto – di farsi incensare un po’, ma c’è anche altro. C’è la consapevolezza che quel mezzo piede che gli manca per entrare nella seconda Sindacatura con la fascia tricolore è anche la parte più difficile.

Due sono le incognite che lo tengono ancora sul chi va là.

La prima – che poi è quella che lo preoccupa di meno – è legata alle sue vicende personali. A quella fastidiosissima inchiesta che gli pende addosso, ma che ancora stenta a decollare seriamente.

La seconda dipende da fattori esterni.

Meta non è Sant’Agnello.

Questo Tito lo sa. Per quanti sforzi abbia fatto sin dagli esordi della sua elezione, la “bulgarizzazione” non è riuscita del tutto. Nel paese esiste ancora una fascia di “opposizione” e se quella fascia di “opposizione” riuscisse a trovare la quadratura del cerchio la partita potrebbe riaprirsi.

Quello che al momento manca, o meglio non è palese, è colui che potrebbe incarnare l’anti-Tito.

All’interno dell’attuale panorama politico questa figura non esiste.

La Viggiano è ancora sotto choc per la cocente delusione patita oltre quattro anni fa, quando davvero aveva creduto di diventare Sindaco. La Attardi è rimasta ingarbugliata nel suo straordinario consenso elettorale e non è stata in grado di venirne fuori. Francesco Pane, quello che sulla carta avrebbe potuto avere le maggiori chance, da quanto è subentrato in Consiglio comunale al posto di Maria Laura Gargiulo non è riuscito ad andare oltre alla canonica marcatura del cartellino. Bruno Antonelli ha accettato passivamente il ruolo di souvenir del passato e di fatto si è accodato alla maggioranza. La disobbediente Susanna Barba, dopo aver provato a solleticare l’Amministrazione, si è di fatto rassegnata ad un destino segnato.

Certo ci sarebbe poi l’ex Sindaco Paolo Trapani. Ci sarebbe, ma di fatto non c’è. La sua stagione è terminata anzi tempo e sarebbe assurdo non capirlo.

La risposta ancora una volta è fuori.

Nel paese.

In quella che fino a qualche anno fa si chiamava società civile.

I nomi che si centrifugano negli ambienti sono sempre i soliti.

Due, al massimo tre. Tutti li hanno in mente, ma nessuno li fa. Forse anche in questo caso per scaramanzia o, forse anche, per evitare che l’astuto Tito li coinvolga nel suo progetto e buona notte al secchio.

Già a partire dalle prossime settimane e qui che si giocherà la partita.

Nella conquista di questo mezzo piede che ancora manca al Sindaco del popolo per centrare il bis.