Le verità sono come i tesori prima o poi qualcuno le scopre. Così è stato per la vicenda dell’ascensore che andrà a collegare la stazione dell’EAV di Meta con il sottopasso esterno alla stessa stazione.

I lettori, in particolar modo quelli più attenti, sicuramente ricorderanno.

Era il 23 aprile scorso quando pubblicammo un articolo (leggi qui) in cui evidenziavamo che…

…L’area su cui si stava andando ad operare non era di proprietà del Comune, bensì un’area demaniale gestita dalla Regione Campania ed affidata in concessione all’EAV. Insomma faceva parte della stazione e quindi senza il placet della Regione (e dello stesso concessionario) non si poteva operare.

Nel giro di poche ore ci giunse la solita smentita da parte del Comune che parlò addirittura di strumentalizzazioni da parte nostra (leggi qui). A detta dell’Ente tutto era in regola, tutte le autorizzazioni erano state ottenute. Ne chiedemmo copia, ma non ci furono mai fornite.

Oggi, a distanza di tre mesi si capisce il perché.

Nella seduta di Consiglio comunale tenutasi ieri, infatti, l’Amministrazione guidata dal Sindaco Giuseppe Tito ha provveduto a fare approvare una convenzione.

Sapete di cosa si tratta?

Reggetevi forte. Questo è l’oggetto:

LAVORI DI INSTALLAZIONE DI UN ASCENSORE PER DIVERSAMENTE ABILI IN VIA FLAVIO GIOIA IN PROSSIMITÀ DEL SOTTOPASSO DELLA LINEA FERROVIARIA DELLA CIRCUMVESUVIANA -APPROVAZIONE DELLO SCHEMA DI “CONTRATTO PER LA CONCESSIONE DEL DIRITTO DI SUPERFICIE A FAVORE DEL COMUNE DI META (NA) DELL’AREA INDIVIDUATA NEL N.C.T. AL FOGLIO N°05, PARTICELLA N°567 PER LA REALIZZAZIONE DI UNA PIATTAFORMA ELEVATRICE PER ABBATTIMENTO BARRIERE ARCHITETTONICHE PRESSO SOTTOPASSO ESTERNO STAZIONE CIRCUMVESUVIANA META”.

Lo schema di questa convenzione era stato predisposto dalla Regione Campania e poi inviato al Comune di Meta solo in data 15 maggio del 2019, quasi un mese dopo la nostra “strumentalizzazione”.

E’ chiaro il concetto?

Fino ad ora il Comune di Meta non aveva alcun titolo ufficiale per fare quei lavori e poi si sono permessi di fare pure la voce grossa.

Ma ci facciano il piacere.