Non accenna a placarsi la bufera che si è abbattuta su Monsignor Arturo Aiello, attuale Vescovo della Diocesi di Avellino. All’alto prelato, molto amato nella nostra Penisola, non sono servite nemmeno le precisazioni rilasciate al taccuino di Franco Genzale, il noto giornalista avellinese che per primo aveva sollevato lo scandalo sul sito Orticalab.it (leggi qui).

Così diversi fedeli addirittura ora ne invocano le dimissioni, come riportato da Paesenews, notiziario di Terra del Lavoro (leggi qui).

A scatenare il tutto la frase…

Io mentirò, sì io mentirò….

…riferito all’ipotesi in cui lo stesso fosse sottoposto a interrogatori come persona informata su fatti di debolezze sessuali commessi da membri del clero.

Una frase che Monsignor Aiello avrebbe pronunciato nel corso di un conciliabolo dei parroci della provincia irpina svoltosi nel marzo del 2018 al Loreto. Erano trascorsi pochi giorni da quando proprio un prete della diocesi irpina, Don Enrico Russo, aveva tappezzato la città di volantini accusando i colleghi di aver compiuto presunti abusi sessuali nei confronti dei fedeli (leggi qui).

Quella frase qualcuno l’ha registrata e passata su una pen-drive che è stata poi recapitata al giornalista Genzale nel giorno dell’Epifania. Di lì la parziale divulgazione e le polemiche.

Poi il chiarimento da parte del Vescovo:

Ho detto effettivamente che avrei mentito se sottoposto a interrogatorio. Attenzione, però, al contesto: non solo  era un linguaggio paradossale; quant’anche e soprattutto era riferito alle debolezze della carne, presenti ovunque, anche nel clero, non agli abusi sessuali. Il mio voleva essere, ed è, un messaggio di protezione. Ho usato il paradosso, ma il senso era ed è questo.

Un chiarimento che non ha convinto Genzale che nel corso dell’intervista ha fatto notare al prelato che la frase si riferiva anche ad abusi sessuali. Aiello a quel punto ha precisato che se fosse a conoscenza di abusi sessuali non mentirebbe mai davanti a un giudice ed ha anche aggiunto:

ripeto, il mio era e resta un messaggio di protezione, non di assenso. Nei confronti di chi ha sbagliato sono stati assunti provvedimenti adeguati.

Genzale però lo ha incalzato e ha chiesto al vescovo se fosse a conoscenza del fatto che ad aiutare Don Enrico Russo a spargere i volantini sono state sette persone che avevano subito, da ragazzi, abusi sessuali nell’ambito del clero.

“Assolutamente no, non sono affatto a conoscenza di questi fatti”.

E’ stata la risposta secca di monsignor Aiello.