E’ una vera e propria bomba quella pubblicata sull’edizione on-line del Fatto Quotidiano che torna a parlare dell’inchiesta sulle assunzioni in GORI (leggi qui). La risposta del Ministero, infatti, è arrivata. Non ci verranno inviati gli ispettori alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, ma solo perché il lavoro degli inquirenti non si è fermato.

C’è un altro fascicolo aperto. Un’inchiesta bis scaturita dalle dichiarazioni di alcuni lavoratori. Probabilmente riguardano alcuni dossier elaborati tra il 2015 e 2016 da operai di cooperative che hanno lavorato per la Gori e che durante un’iniziativa politica per l’acqua pubblica a Vico Equense consegnarono copia delle loro carte a al parlamentare del Movimento Cinque Stelle Luigi Gallo, che a sua volta le trasmise ai carabinieri e poi fu sentito in procura come persona informata dei fatti.

Il quotidiano fondato da Marco Travaglio, tuttavia, non si ferma qua e rivela anche nuovi particolari inediti relativi alla vecchia inchiesta, quella archiviata.

Rivela che dall’informativa finale della Guardia di Finanza di Massa Lubrense, depositata il 19 luglio 2011 nella segreteria del pm Rosa Annunziata e firmata dal comandante della tenenza Umberto Soavi, si concludeva con un invito a richiedere “con urgenza” gli arresti…

…di “tutti i soggetti coinvolti nelle indagini” perché i militari ritenevano “indispensabile interrompere il sodalizio criminale”. Le 173 pagine del rapporto hanno ricostruito con minuzia la rete tessuta da Gori sul territorio, i piani di sviluppo che prevedevano “un andamento elefantiacodei costi poi ricoperti con rialzi tariffari” sulle bollette dell’acqua e l’esistenza di un’associazione a delinquere costituita da “imprenditori privati, dirigenti e manager di Gori” e “finalizzata alla commissione di una pluralità di reati contro la pubblicaamministrazione” intorno agli appalti “concessi dopo il 2006”.

Tra quegli indagati ci era anche l’attuale vice-Sindaco Pasquale D’Aniello per quella vicenda dei 40 mila euro circa di lavori edili che D’Aniello avrebbe regalato a Tempesta per la ristrutturazione della sua abitazione romana prima che la Gori iniziasse a beneficiare le ditte dell’imprenditore costiero di più di 3 milioni di appalti assegnati senza gara.

Ecco cosa scrive in relazione a D’Aniello, il Fatto Quotidiano:

La Finanza ricorda che D’Aniello in quegli anni è assessore alle Attività Produttive di Piano di Sorrento. Le attività tecniche hanno permesso di accertare che è uno “stretto amico anche del senatore Raffaele Lauro” (estraneo all’inchiesta, ndr), nonché dirigente di Msc, la compagnia di navigazione: “Le intercettazioni – si legge – hanno dimostrato la facilità per il D’Aniello, grazie al ruolo rivestito all’interno della società Msc (nonché per il suo peso politico sul territorio), di poter far “imbarcare” personale da lui segnalato”. Ci sono poi decine di verbali. Un tecnico di D’Aniello racconta di aver dormito insieme a un operaio nella casa di Tempesta, semivuota e da ristrutturare, per “massimizzare i tempi”. Dipendenti ed ex dipendenti di New Electra, l’impresa di D’Aniello, spiegano che fu fatta “una ristrutturazione completa sia dal punto di vista elettrico, idraulico e di muratura”. Una dipendente Gori, sentita il 22 aprile 2010, rivela: “Tempo fa furono elevate delle contravvenzioni al Codice della Strada a delle macchine della Gori mentre si trovavano a Roma per eseguire dei lavori a casa del Tempesta. In quell’occasione furono elevate delle multe anche alle auto di servizio della New Electra. I lavori avvengono a fine 2005 ma viene emessa fattura di 45mila euro solo nel 2007. È intestata alla moglie di Tempesta. Il pagamento sarebbe avvenuto in contanti. La Finanza non ci crede. E ritiene la fattura una pezza sul buco dei sospetti “nell’ambiente Gori” sui rapporti privilegiati tra Tempesta e D’Aniello. Per una serie di ragioni: il pagamento non è rintracciabile, aggira la legge sul limite dell’importo in contanti, non c’è traccia di prelevamenti bancari sufficienti a supportare il pagamento, non è logico pagare a distanza di due anni dal lavoro, e non è credibile che un signore scelga una impresa distante 300 km da casa sua, alla quale, guarda caso, da quel momento in poi inizia a elargire “una serie smisurata di appalti illegittimi”. Ma non ci sarà nessun processo. L’archiviazione per prescrizione è un danno anche per gli indagati, che non hanno potuto difendersi da queste accuse e hanno perso la possibilità di dimostrare la correttezza delle circostanze del pagamento, e delle loro scelte private e aziendali..