Ieri avevo organizzato la mia giornata in modo da poter essere ai seggi a Meta nel corso dello spoglio. Lo ammetto, avevo messo in secondo piano la seduta del Consiglio comunale che si celebrava in contemporanea a Piano di Sorrento. Quella in cui, tra l’altro, era prevista la discussione sulla cosiddetta mozione di “sfiducia” presentata dal pentastellato Salvatore Mare contro il vice-Sindaco Pasquale D’Aniello.

Non che mi dispiacesse particolarmente. L’idea di sorbirsi qualche ora di “ermeneutica della nientitudine”, non mi esaltava particolarmente.

In serata, però, appena rientrato a casa, peraltro bagnato fradicio dalla solita zuffunesca elargizione di acqua di questo incredibile mese di maggio, mi accorgevo che la messaggeria del mio telefono era letteralmente in tilt. Segnalazioni di ogni risma. Una però suscitava in modo particolare la mia attenzione. Mi invitava ad ascoltarmi l’intervento dei Consiglieri di opposizione (se si può dire) di Podemos, proprio in relazione alla vicenda D’Aniello.

Rinviavo il tutto a dopo cena, a quando la palpebra diventa calante, a dimostrazione che la voglia era davvero tanta.

A distanza di un’oretta mi ritrovavo così ad armeggiare con il mio portatile alla ricerca dello spezzone di video che mi era stato segnalato.

Il primo a prendere la parola era ovviamente Salvatore Mare. Il suo intervento era molto poco fluido, Quasi imbarazzato. Dopo di lui era la volta dell’accusato: Pasquale D’Aniello. Leggeva, con voce rotta dall’emozione, una specie di confessione auto-assolutoria.

Ci sta.

Poi era la volta del Sindaco Vincenzo Iaccarino che in maniera fredda e formale rinnovava anche al nome del resto del suo gruppo la fiducia piena ed incondizionata a D’Aniello, annunciando quindi il loro voto contrario alla mozione.

Anche questo in fondo ci sta.

Il capitolo si poteva anche chiudere lì.

Invece, non è andata in questo modo, perché la scena l’hanno voluta conquistare loro: i Podemos.

‘A Sinistra.

Il primo a salire sulla cattedra a professare è stato il capogruppo Esposito che ha così esordito…

…mi sono innervosito su questa questione. Perché noi non siamo in un’aula di Tribunale. Noi dobbiamo amministrare la cosa pubblica, trovare la soluzione ai problemi. Abbiamo un grande rispetto della Magistratura. 

Perché lui è un garantista…

…in questo paese il diritto si ha con il terzo grado, quando c’è una sentenza definitiva, noi discutiamo.

Ha ricordato quindi alcuni precedenti. Quello del Sindaco di Napoli De Magistris, quello di un improbabile Sindaco Luciano e soprattutto quello dell’ex Sindaco di Roma Marino

…perché è la Magistratura che deve fare la sua parte, non la politica. Il problema del conflitto di interessi esiste, ma non c’è una legge. 

Poi ha fatto sapere che…

...Noi voteremo contro con chiarezza, determinazione e convinzione e lo faremo verso tutti i Consiglieri comunali. Perché noi dobbiamo essere garantisti fino alle sentenze, altrimenti in questo paese i barbari aumentano.

Infine ha citato, non a caso forse, l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e quando disse…

…che in questo paese le persone si mettono sotto accusa solo con le prove.

A riprova della sua storia personale e della sua cultura garantista.

Ha infine così concluso…

…se c’è un conflitto è la legge che lo devo stabilire, se c’è un problema giudiziario è la Magistratura che lo deve verificare. Noi dobbiamo fare la nostra parte: risolvere e gestire il nostro territorio per dare risposte ai nostri cittadini che sono stanchi delle chiacchiere e dell’inciucio. Sicuramente si parlerà di spalla alla maggioranza, ma io non sono una spalla, io sono un asse io sono il leader, le spalle sono larghe.

Dopo di lui ha voluto timbrare il cartellino anche il collega di gruppo Michele Maresca che subito ha fatto capire di essere sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda del Lider

…Questa iniziativa noi non l’abbiamo condivisa dal primo momento. Il problema quale sarebbe il conflitto di interesse? Non c’è una legge. I fatti poi, altro non sono che notizie di giornale, quindi non possiamo basarci su questo. Perché sono fatti che possono essere più o meno fondati.  

Ad intervallare i Podemos è intervenuto anche l’esponente del PD Antonio D’Aniello che, nel far sapere che è anche lui un garantista, ha annunciato la sua astensione per ragioni diverse. Secondo Antonio D’Aniello dovrebbe essere il vice-Sindaco a valutare l’opportunità di dimettersi o meno o al massimo il Sindaco a valutare il ritiro delle deleghe e non una mozione a farlo.

A chiudere la carrellata ci ha pensato Monia Cilento che ha lanciato la sua stoccata a “certa stampa” (in questo caso Il Fatto Quotidiano!) dicendo che…

…non può essere un’inchiesta giornalista ad orientare le azioni politiche. In questo caso non c’è nessun atto giudiziario che giustifichi l’opportunità di questo atto e siamo stanchi penso tutti quanti di essere utilizzati, manipolati, eterodiretti da inchieste, da commenti, da polemiche suscitate a volte ad arte da certa stampa.

A quel punto, ancora più imbarazzato, ha dovuto riprendere la parola Mare ribadendo il suo concetto…

…Non ho mai parlato di ipotesi di reato io ho detto semplicemente solo che un imprenditore con incarichi politici, a mio avviso e del mio gruppo politico, non dovrebbe partecipare a gare pubbliche questo è tutto. Questo è lo scopo della mozione.

Tutto qui.

Davvero elementare il concetto e lo si può riassumere nei seguenti quesiti:

  • il vice-Sindaco ha avuto ed ha ancora, per il tramite delle sue società, rapporti economici con enti pubblici e società miste tipo GORI, partecipate indirettamente persino dagli stessi Comuni?
  • Se è così, quando il vice-Sindaco Pasquale D’Aniello è chiamato ad interagire politicamente con quegli Enti pubblici o società tipo GORI, con cui da imprenditore intrattiene legittimamente affari privati, lo fa in maniera libera e serena?
  • Nella scelta del Sindaco Vincenzo Iaccarino che, quando era Consigliere di opposizione, propose all’allora Primo Cittadino Giovanni Ruggiero di aderire al Manifesto dei Sindaci contro la GORI (leggi qui), ma poi, divenuto Sindaco, ha pensato di abbandonare quel percorso, possono aver influito i buoni rapporti, sempre legittimi, con GORI del suo vice (leggi qui)? 

Questioni che, invece, non sono state nemmeno minimamente affrontate.

Potrei anche io chiuderla qui, invece anche io voglio esagerare.

A questo punto, mi verrebbe da ricordare tante cose ai Consiglieri Cilento e Maresca riguardo all’infame ruolo dell’informazione in un sistema democratico. A partire da quei bastardi di Bob Woodward e Carl Bernstein che negli anni ’70 ebbero l’ardire, con una loro inchiesta giornalistica, di far dimettere un tale di nome Richard Nixon, il Presidente di una Repubblica delle banane come gli USA. Altro che ingerenze nella politica.

Si potrebbe poi parlare dei Peppino Impastato, dei Pippo Fava, dei Giancarlo Siani di coloro che hanno pagato con la vita le loro “intemperanze” giornalistiche.

Delle Milena Gabanelli, dei Roberto Saviano dei cronisti di Fanpage di oggi, ma anche ricordarci di casa nostra. Del lavoro di Fabrizio Geremicca che contribuì a fermare l’affare Lap Immobiliare, dell’inchiesta su Piazza Mercato, ma anche del lavoro svolto dall’attuale portavoce Vincenzo Califano sull’allora quotidiano Il Golfo negli anni ’90. Un lavoro, quest’ultimo, che contribuì, insieme alle denunce ed alla azione della Magistratura a creare quel clima mooooolto garantista che decapitò l’allora Democrazia Cristiana, consentendo ad un certo Raffaele Esposito (per la prima ed unica volta nella sua vita) di poter finalmente diventare Assessore dimostrando al mondo intero il suo incommensurabile valore.

Insomma di tutte quelle cose che loro, i Podemos, ‘a Sinistra, in quanto garantisti, aborrono.

Non voglio farlo, però, non voglio nemmeno parlare di spalle, assi, stampelle, grucce ed altri ausili vari. Sono questioni loro e di chi li ha votati. 

Io non c’ero.

Voglio solo limitarmi a salutarli, invitandoli nel contempo a leggere queste poche righe:

Qualcosa che non è penalmente rilevante può esserlo politicamente, mentre non vale il contrario: una questione giudiziaria può assumere i contorni della Questione Morale quando riguarda un uomo delle istituzioni, ma al di là della sentenza di condanna è il comportamento politico in sé che va valutato nella sua interezza. Se è accertato ad esempio che l’uomo politico X ha fatto favori ai propri amici e dal punto di vista penale ciò era pienamente legittimo, lo si può accettare dal punto di vista politico? Ovviamente no, perché la Questione Morale riguarda proprio l’occupazione dello Stato da parte dei partiti e delle loro correnti e il mercimonio delle cariche pubbliche, nonché l’uso della propria posizione pubblica per favorire se stessi e i propri amici.

Non sono le parole di un giacobino come l’ex P.M Antonio Di Pietro, né quelle di un forcone del calibro di Alessandro Di Battista.

Queste parole le scriveva agli inizi degli anni ’80 un signore di nome Enrico Berlinguer. Furono raccolti in una sorta di pamphlet che si chiamava: La Questione Morale. Fu uno dei miei primi scritti politici letti.

Raffaele Esposito ed i suoi Podemos, ‘a Sinistra, lo hanno mai sentito nominare ad Enrico Berlinguer?

Johnny Pollio

 

P.S.: A lato c’è una delle tante esternazioni altamente “garantiste” che ci segnalano essere condivise sulla sua bacheca facebook dal Consigliere Michele Maresca. Ci assicurano che è possibile trovarne tante altre della stessa caratura.

In questo caso il Maresca, era il 19 gennaio scorso, invitava indirettamente il Ministro degli Interni Matteo Salvini a giocare a nascondino in quel di Afragola perché in passato si è permesso di servirsi dell’asse, spalla, stampella, gruccia o quant’altro dell’ex Senatore Vincenzo Nespoli, accusato quest’ultimo di voto di scambio e poi salvato dalla prescrizione.

Certo c’è da dire che Nespoli non ha beneficiato solo della prescrizione, lui è stato anche condannato per bancarotta.

Peccato che il garantismo di Maresca in questo caso non lo abbia fermato in tempo. Pochi giorni fa quella sentenza di condanna, che evidentemente non era definitiva, è stata annullata dalla Cassazione (il famoso terzo grado). Meno male che Salvini non ha ascoltato il suggerimento dell’esponente di Podemos. Meno male che ad Afragola Salvini non ha giocato a nascondino. Chissà forse anche grazie a questo atto di disobbedienza il Carroccio, anche ad Afragola, ha potuto superare il 20% dei consensi.