Metti che Tizio sia proprietario di un appartamento con affaccio su strada pubblica.

Metti che Tizio prima di morire decida di dividere il suo appartamento e di donare la nuda proprietà ai suoi due figlioli: Caio e Sempronia.

Metti che quella divisione sia stata fatta in maniera tale che, per accedere nella porzione di Caio, occorra passare attraverso i locali spettati a Sempronia.

Metti che dopo la morte di Tizio, Sempronia – diventata proprietaria piena della sua quota – decida non far passare Caio per farlo accedere alla sua parte di casa.

Metti che un giorno Caio, passeggiando per quella strada pubblica, noti che una delle finestre che servono la sua porzione di appartamento sia aperta e, ritenendola pericolosa, pensi bene di allertare le Forze dell’Ordine.

Metti che alla fine il “cetrulo” giri così tanto fino a giungere negli uffici comunali.

Allora, una volta che hai messo insieme tutti questi elementi, cosa mai ne può venir fuori?

Ebbene la risposta è semplice: ne viene fuori l’impossibile.

L’impossibile, infatti, è quello che trovi scritto nell’ordinanza emessa dal Comune di Piano di Sorrento nella giornata di ieri. Già perché questa vicenda si svolge proprio nel Comune carottese.

Un’ordinanza firmata direttamente dal Sindaco Vincenzo Iaccarino e che impone questo:

“…al sig. Caio di effettuare ad horas le necessarie verifiche di stabilità e le conseguenti opere di consolidamento, della porta-finestra e dell’intonaco sul prospetto del fabbricato aggettante sul (OMISISS), di cui in premessa, al fine di impedire eventuali crolli, comunicando il nominativo del direttore dei lavori e dell’impresa esecutrice; all’avvenuta esecuzione delle opere, è fatto obbligo di far pervenire all’Ufficio Tecnico Comunale – 5° Settore idonea certificazione di eliminazione del pericolo, a firma di tecnico abilitato, che asseveri la cessazione del pericolo imminente per la pubblica e privata incolumità”.

Fin qua tutto normale.

C’è un pericolo per la pubblica e privata incolumità ed il Sindaco, in virtù dei suoi poteri, ordina la rimozione del pericolo. Ci mancherebbe altro. Il problema è che il Sindaco sconfina non di poco ed entra anche nelle modalità di rimozione di quel pericolo.

Bastava scrivere:

“C’è un pericolo? Rimuovilo, poi non sta a me dirti come. Monta una andito, chiama un “ragno”, ingaggia i rocciatori, trova un accordo con Sempronia. Insomma fai quello che vuoi, ma fammi stare tranquillo”.

Invece no, il Sindaco Iaccarino ha pensato bene di aggiungere un secondo ordine, questa volta non più rivolto a Caio, ma rivolto addirittura a Sempronia, a cui viene ingiunto di…

“…di consentire, dall’appartamento di sua proprietà, l’accesso all’appartamento confinante, oggetto degli interventi ordinati al punto n. 1, per il periodo di tempo necessario alla loro esecuzione”.

Iaccarino ha in un solo colpo decapitato un pezzo del Codice di procedura civile, quello che disciplina i cosiddetti procedimenti cautelari (articolo 700, azioni cautelari ecc.).

Via tribunali, giudici ed avvocati: da oggi in poi ci pensa direttamente il Comune.

Questo è il senso dell’ordinanza.

Allora il vicino ti chiude la servitù e tu non puoi accedere al tuo fondo per togliere le sterpaglie?

Nessun problema, c’è il rischio che divampi un incendio. Pronta l’ordinanza che ingiunge al vicino di riaprire il passaggio.

Devi fare i lavori alla facciata ed il vicino non ti fa accedere al suo cortile per montare una parte dell’andito?

Nessun problema, c’è il rischio che un passante si faccia male. Pronta l’ordinanza che ingiunge al vicino di far mettere l’andito sul suo cortile.

Altro che riforma della giustizia. Altro che giustizia celere.

Anni ed anni di studi e ricerche, invece la soluzione era a portata di mano e nessuno l’aveva ancora individuata.

In conclusione se una volta gli operatori del settore si affannavano a consultare i massimari, per cercare di capire quali erano gli ultimi orientamenti in diritto, adesso è cambiato anche questo. Per stare al passo con i tempi è sufficiente spulciare gli albi pretori dei Comuni.

 

P.S.: Le immagini, ad eccezione di quella che ritrae il Sindaco Vincenzo Iaccarino, sono tutte di repertorio e non attengono alla vicenda narrata