E venne l’autunno con le giornate più corte, le cavolaie sotto alle foglie e il raffreddore maledetto (perché mi ostino a tuffarmi quando la gente comune in riva al mare ci va solo per mangiare gli scialatielli e postarli su Instagram).

Sì, il selfie coi capelli che gocciolano me lo faccio pure io, embè?!

I semini che ho pazientemente pinzettato al loro posto hanno germogliato, ormai sono quasi tutti diventati delle piantine grandi abbastanza da essere messe a dimora e per portarsi la merenda nello zainetto. (Sì, per me sono tutti figli miei.)

Sono passate ormai quasi tre settimane dalla prima edizione dell’AperiPezza, una cosa bellissima che mi piace definire come un perfetto esempio di “StartDown”. E sì, perché ormai tutti diventano ricchi e famosi con queste bellissime idee innovative, tecnologiche, di sharing economy e capembrell’, che io mi domando fino all’altroieri tutti questi geni dove si nascondevano.

Sia chiaro: tanto di cappello a molti di questi startupper e ai vari incubatori di impresa, bravi, bene, bis.

Però qui c’è gente che, riposandosi dopo una giornata nei campi, ha scattato una foto e ha inventato un nome pieno di risorse. 

APERIPEZZA 

Un nome che ha fatto sì che altra gente un pomeriggio abbia deciso di mettere in piedi un momento di condivisione vera.

La stessa gente che con una spesa (TOTALE) di circa €10 ha raccolto basilico, rucola, noci e amici per una serata diversa.

Niente cellulare.

Bruschette, vino sfuso in vetro e una chitarra.

Perché non tutto deve necessariamente passare dallo schermo di uno smartphone o da una linea internet.

Ciò che abbiamo fatto insieme, noi giovanotti con le unghie sporche e la terra dentro all’anima, è stato mostrare ai nostri amici perché ci svegliamo presto al mattino e cosa vorremmo fare per chi la terra non la vive. 

L’ideale che abbiamo in mente è una vera e propria StartDown, dove possiamo riprendere in mano noi stessi e la semplicità: senza rendere tutto così complicato e distaccato, senza guanti.

Con un sacco di sacrifici, di momenti in cui vorresti buttare tutto all’aria, con un sacco di ostacoli da superare e di battaglie da combattere.

Senza nessun acceleratore di impresa, perché la natura ha i suoi tempi e la burocrazia pure, mannaggia a’ miseria. 

Valentina Stinga

Citazione:

“Caccià ‘a capa ‘a fore ô sacco”

– Tirare fuori la testa dal sacco –

Ribellarsi a una situazione di sottomissione: dall’abitudine dei contadini di trasportare gli animali domestici nei sacchi; questi, per liberarsi, a volte riuscivano a mettere la testa fuori dal sacco.