Con il via libera da parte del Consiglio comunale, si può finalmente passare alla stipula del protocollo di intesa con la Fondazione Villaggio degli Amici dell’Uomo. La Fondazione presieduta dall’avvocato De Cesare Mariano.

Ancora una volta tutto sta andando per il meglio.

Il 18 novembre del 2014 l’avvocato De Cesare Mariano, a nome della sua fondazione, sottoscrive l’atto che lo lega al Comune.

Grazie a questo protocollo di intesa la Fondazione si impegna così ad accogliere fino ad un massimo di otto animali (su una capienza prevista di venticinque) per conto del Comune di Sant’Agnello.

Il tutto avverrà alle seguenti condizioni:

“…€. 1,50 uno/cinquanta oltre IVA per ogni giornata di mantenimento per ciascun animale da adeguare automaticamente al 50 % della rivalutazione annuale prevista dall’ISTAT per il recupero dell’inflazione monetaria a partire dal terzo anno di gestione”.

Per il ricovero e mantenimento dei cani provenienti da altri Comuni, il prezzo è invece stabilito nella misura doppia rispetto a quella applicata al Comune di Sant’Agnello. Ai residenti del Comune di Sant’Agnello sarà poi riconosciuta una riduzione del prezzo per il servizio di pensionato nella misura del 20% rispetto al “listino” ufficiale. Nulla viene detto, però, sulle modalità con cui verrà definito il prezzo ufficiale.

La durata del protocollo, come stabilito dall’articolo 10 dello stesso, sarà di…

“…quindici anni con facoltà per le parti di recedere con un preavviso di almeno un anno rispetto alla scadenza naturale”.

In pratica, in mancanza di una previsione ad hoc ed essendo già trascorsi ad oggi oltre tre anni dalla stipula del protocollo così come da quella del comodato, la durata reale sarà di meno di dodici anni. Ovviamente se il canile dovesse andare in funzione domani mattina.

Cosa accadrà alla scadenza o in caso di recesso?

Anche a questo quesito ci riserviamo di offrire in seguito risposta.

Rioccupiamoci della folle corsa dell’iter.

Saltiamo qualche piccolo passaggio intermedio ed arriviamo al 1° aprile del 2015. Al Comune di Sant’Agnello giunge un parere legale redatto dal Professor Avvocato Pinto Ferdinando. Al professionista, su sollecitazione della Fondazione, il Comune aveva chiesto se fosse stato possibile non far pagare il contributo di costruzione.

Le ragioni di questa esenzione?

Il fatto che la Fondazione sarebbe equiparabile ad un “ente istituzionalmente competente”.

Nella risposta fornita dal Professor Pinto, vi è anche la risposta al secondo quesito che avevamo rinviato: vale a dire cosa accadrà alla scadenza del protocollo di intesa o in caso di recesso.

Pinto infatti così scrive:

“…la ratio dell’esenzione al pagamento del contributo di costruzione sia da correlare alla circostanza che il titolare del permesso di costruire, una volta realizzata a suo carico l’opera, debba cederla, successivamente al suo utilizzo, gratuitamente all’amministrazione pubblica, sicché non beneficia di alcun arricchimento patrimoniale. In alternativa dovrà prevedersi che l’opera vada demolita allo scadere del suo utilizzo da parte della fondazione o che il suo permanere al patrimonio del privato, una volta scaduto il termine di comodato, debba essere subordinato al pagamento del contributo di costruzione a cui attualmente la fondazione dovrebbe essere esentata”.

Chiaro no?

O al termine dei quindici anni il canile viene ceduto al Comune, o si abbatte o si paga il contributo di costruzione e…si fa quel che si vuole.

Quel che si vuole?

Come quel che si vuole?

Sì, quel che si vuole e basta.

Anche una bella dimora privata?

E perché no? Se si paga il contributo di costruzione, vuol dire che è venuto meno lo svolgimento di un’attività in favore del pubblico, quindi tutto è possibile.

Sulla scorta di questo parere legale il proprietario del fondo, il signor Gargiulo Agostino, il 4 maggio del 2015 sottoscrive un nuovo impegno. Un atto unilaterale d’obbligo.

Nessuna cessione al Comune.

Nessun abbattimento.

Alla scadenza dei quindici anni di comodato il signor Gargiulo Agostino provvederà a pagare il contributo di costruzione.

Più chiaro di così!

Ora i tasselli sono tutti al posto giusto.

La fermezza e la DECISIONE hanno fatto sì che finalmente il geometra Francesco Ambrosio, il responsabile dell’Ufficio tecnico, potrà finalmente mettere il suo autografo sotto al permesso di costruire. Lo farà il 19 maggio del 2015.

E’ andata.

Il progetto per la:

“Realizzazione di una struttura di accoglienza per cani denominata Villaggio degli amici dell’uomo in via Nastro d’Argento – Sant’Agnello”…

…redatto dagli architetti Fiorentino Giansalvo e Fiorentino Rosario è finalmente realtà.

Il progetto, quel progetto, è anche la chiave di volta di tutto. E’ lì, o meglio nell’allegata relazione tecnica, che viene spiegato nel dettaglio come si è potuto arrivare a ciò.

Diamoci uno sguardo.

Il discorso che fanno i due architetti e che ha convinto Comune e Soprintendenza è molto semplice.

L’area su cui si sta realizzando il canile è individuata nel Piano regolatore di Sant’Agnello come zona E4, nel PUT come zona 4.

Nella zona E4 l’articolo 51 delle norme tecniche di attuazione del PRG consentono all’ultimo punto la realizzazione

“…di impianti per il ricovero di animali in genere, di cui al successivo art. 70”.

Si tratta in realtà di un refuso, perché il successivo articolo 70 non disciplina la “costruzione di impianti per il ricovero di animali”, bensì l’isola ecologica. Chi si occupa di ricoveri di animali è l’articolo 71.

A questo punto è necessario aprire un capitolo a sé stante, capitolo che però servirà a chiarire tante cose. Già, perché se il progetto è la chiave di volta di tutto, il PRG, o meglio le sue norme tecniche d’attuazione, rappresentano l’origine del male.

Torniamo all’articolo 51, quello che prevede all’ultimo punto la possibilità di realizzazione in zona E4 agricola…

“…di impianti per il ricovero di animali in genere, di cui al successivo art. 70″…

…al penultimo comma ha un’altra norma strana. Una norma strana che riguarda la possibilità di costruire

“…isole ecologiche di cui al successivo art. 70”.

Insomma l’errore non è errore semplice, ma errore dettato dalla fretta.

Quelle norme sono state inserite insieme.

Frettolosamente.

Originariamente non c’erano. Non potevano esserci. Originariamente isola ecologica e ricoveri per animali si potevano realizzare solo in zone G. Le zone disciplinate dall’articolo 57. Le zone che riguardano gli impianti e le attrezzature di interesse comune.

Come è giusto che sia. Isole ecologiche e ricoveri per animali (canili e gattili) sono servizi pubblici. Sulle aree dove il Comune intende realizzarle sorge un vincolo, un vincolo che consente anche l’esproprio.

Nelle zone agricole questo vincolo invece non c’è. Non si può espropriare un bel niente, a meno che non si modifichi l’area. Si faccia una variante al Piano Regolatore.

Allora perché questa modifica?

Per capire il perché bisogna andare indietro nel tempo. Risalire al 2010. Ad una delibera di Giunta del luglio del 2010, con cui fu conferito al solito geometra Ambrosio Francesco, il Funzionario Direttivo della V Unità Organizzativa, l’incarico di…

“…adeguare le Norme di Attuazione alle nuove disposizioni di legge e normative”.

In quell’epoca si era in piena emergenza rifiuti e Sant’Agnello non era dotata di un’isola ecologica. Si stipava la “munnezza” per strada. I cittadini stavano come i pazzi. Avviare l’iter per la realizzazione di un’isola ecologica in zona G, con tanto di esproprio, non era impresa da potersi fare la sera per la mattina. Poi si doveva correre ancora di più, perché si poteva accedere anche finanziamenti da parte di altri Enti. Uno su tutti l’allora Provincia.

Si trovò questo escamotage.

Fu individuato un fondo in via Nastro d’Argento che aveva come unico neo di trovarsi in zona E4. Per il resto era anch’esso congeniale. Quel fondo, dove attualmente sorge l’isola ecologica, era di proprietà di – non ci crederete mai – Gargiulo Agostino.

Ancora lui. Non sappiamo come fecero a convincerlo, ma alla fine l’affare si concluse. Una bella convenzione e via. Gargiulo Agostino cedette bonariamente in comodato l’area di sua proprietà al Comune di Sant’Agnello.

Prima però di perfezionare il tutto, furono inserite le nuove previsione nelle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore. Fu inserito il penultimo comma dell’articolo 51 e l’articolo 70.

Così facendo nella zona agricola E4 si poteva realizzare l’isola ecologica.

Inserendo inserendo, spuntò anche l’ultimo comma dell’articolo 51 e l’articolo 71.

Così facendo nella zona agricola E4 si potevano realizzare anche i canili.

Perfetto.

Sindaco di Sant’Agnello nel 2010 era l’ingegnere Gianmichele Orlando. Alla Provincia di Napoli, nel luglio del 2010, divenne assessore l’attuale Primo cittadino Piergiorgio Sagristani.

Possiamo chiudere il capitolo e dedicarci nuovamente al progetto.

Abbiamo visto che per effetto dell’introduzione dell’ultimo comma dell’articolo 51 delle norme tecniche di attuazione era divenuto possibile realizzare canili nelle zone E4 agricole.

Come farlo era poi il successivo articolo 71 (erroneamente indicato come 70 e sempre inserito nel 2010) a precisarlo:

“Gli impianti e le attrezzature per il ricovero di animali in genere (canili, gattili, ecc.) sono costituiti da strutture destinate alla raccolta temporanea, ricovero, allevamento ed addestramento di animali.
La realizzazione di tali impianti è regolata dalle vigenti disposizioni normative ed in particolare dalle disposizioni di cui alla Legge Regionale 24 novembre 2001 n. 16. I progetti per nuovi ricoveri dovranno prevedere aree e spazi, coperti e scoperti, adatti al ricovero di animali in genere, sia di affezione sia selvatici sia esotici da ospitare temporaneamente, e dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti minimi :

  • un adeguato sistema di smaltimento delle acque reflue o di scarico;
  • la completa recinzione dell’impianto per una altezza non inferiore a metri 2,00;
  • ogni box, a prescindere dalla misura della superficie quadrata interna, deve essere dotato dell’area esterna che deve avere le misure adeguate compatibilmente all’organizzazione della struttura;
  • i pavimenti e le pareti dei box costituenti l’impianto devono essere facilmente lavabili e disinfettabili;
  • ogni impianto dovrà dotarsi di una area parco tale da garantire una reale movimentazione giornaliera degli animali.

I suddetti impianti potranno essere realizzati al di fuori dei centri abitati, direttamente dal Comune, ovvero da privati, associazioni, ed altri, in regime di convenzionamento con l’Amministrazione comunale, e dovranno essere compatibili
con le disposizioni del P.U.T. di cui alla L.R. n. 35/1987″.

Insomma le modifiche del 2010, quelle redatte dal geometra Ambrosio su incarico della Giunta presieduta da Orlando, non prevedevano nessuna possibilità di costruzioni diverse dai box. Nessun indice di fabbricabilità.

Solo strutture precarie o quasi. Solo strutture non durature e diversamente utilizzabili per il futuro.

A questo bel problema finalmente nel 2013 i tecnici progettisti (i due architetti Fiorentino) pongono rimedio. Lo fanno appellandosi al PUT e così se ne escono…

“…Esaminando la normativa del Piano Urbanistico Territoriale (legge regionale 35), l’intera area ricade in zona territoriale 4 dove è previsto come indice di fabbricabilità fondiario massimo 0,03 mc/mq e un’altezza massima di mt. 7,50”.

Allora è facile: siccome il progetto prevede di realizzare 289,45 metri quadrati di cubatura, servirà un fondo di 9.648,33 mq e l’equazione diventerà perfetta.

Questa interpretazione piace sia al Comune, la cui Amministrazione nel frattempo è passata nelle mani di Piergiorgio Sagristani, sia alla Soprintendenza.

Insomma a nessuno passa per la mente che il PUT per le zone 4 non dice propriamente questo.

Il PUT dice una cosa un tantino diversa. Leggiamola insieme…

“…consentire nuova edilizia rurale – quota parte del proporzionamento del fabbisogno di nuovi vani residenziali, di cui al precedente articolo 9 – nel rispetto dell’indice di fabbricabilità fondiario massimo di 0,03 mc/mq e dell’altezza massima di metri 7,50; ai fini dell’adeguamento dei volumi tecnici per la conduzione del fondo (stalle, porcile, depositi ecc.), consentire edificazioni con l’indice di fabbricabilità fondiario max di 0,03 mc/mq”.

Consentire edilizia rurale (le case per i contadini) e volumi tecnici per la conduzione del fondo (stalle, porcile, depositi ecc.).

Non canili e gattili.

Cani e gatti non sono funzionali alla conduzione del fondo.

Canili e gattili non vanno in zona agricola.

Cani e gatti sono animali sì, ma domestici non rurali.

Anche i delfini sono animali e che facciamo allora?

Applicando questo principio domani prevediamo di far costruire una piscina coperta per i delfini che spiaggiano nel Golfo del Pecoriello?

Non scherziamo!

Quella norma del PUT – che peraltro il PRG nemmeno ha recepito – è studiata per tutelare e, eventualmente. rilanciare la già bistrattata agricoltura.

Si rivolge alle zone agricole.

Grazie a questa interpretazione ardita si ottiene che a Sant’Agnello, nelle zone agricole, i contadini si devono attaccare al tram perché non possono realizzare nemmeno un ricovero per gli attrezzi. Un privato e fortunato cittadino, invece, con l’ausilio di una fondazione, può permettersi di realizzare un canile a tempo determinato. Poi, alla scadenza di quel tempo determinato, farci quel che accidenti gli pare.

Vi sembra normale?

Non ci vedete nulla di strano?

Noi sì ed è per questo che procederemo nella nostra inchiesta.

Ancora una volta vogliamo andare fino in fondo.

Ancora una volta vogliamo vender cara la pelle.

Abbiamo ancora un quesito a cui fornire risposta. Ve lo ricordate?

“Il Gargiulo, però, queste particelle contigue da asservire al fondo ritenuto congeniale ce le ha?”

Prima di salutarci, consentiteci di ricordare ciò che alla seduta di Consiglio comunale dell’ottobre 2014 Sagristani, rivolgendosi a Orlando disse:

“…Per quanto riguarda il rifugio non è altro che una continuità a quello che avevi fatto tu nei passati anni, perché questa storia è partita con il Sindaco Orlando che ha cercato anche lui delle ipotesi a volte bloccate dalla Soprintendenza, perché c’è stata sempre questa volontà della Fondazione Amici degli animali (in realtà sarebbe degli uomini ndr) di realizzare questa opera. Fortunatamente si risolto il problema”.

Vale a dire, implicitamente…

“In pochi mesi sono riuscito a fare ciò che tu hai provato a fare, senza riuscirci, per cinque anni. Perciò mo’ statte zitto”.

Adesso è tutto davvero più chiaro.

(FINE SECONDA PUNTATA – Per leggere l’anteprima clicca qui – Per leggere la prima puntata clicca qui)

Clan di Bertoldo