“E dai e vieni.

E dai e vieni.

E dai e vieni che sarà una seduta di fuoco!”

Alla promessa della “seduta di fuoco” mi sono fatto convincere e sono andato.

Alle 22 circa arrivo al Municipio di Sant’Agnello. In clamoroso ritardo: come da protocollo. 

I lavori dovrebbero essere già iniziati da oltre un’ora. Nell’atrio incontro Michele Vitiello e Salvatore Caputo, due reduci del pubblico che hanno mollato gli ormeggi anzitempo. Chiedo loro un piccolo resoconto. Mi spiegano che la temuta interrogazione sugli indirizzi IP dei profili falsi che si collegano dal Comune è scivolata via senza vincitori né vinti.

Come prevedibile.

Apprendo che ora stanno per passare al bilancio. Alla parola bilancio mi si illuminano gli occhi. Per la serie:

Piatto ricco mi ci ficco

Faccio le scale a due a due, per non perdermi nemmeno una parola del dibattito sull’argomento relativo alla programmazione economica.

Entro in sala.

Mi guardo intorno.

Tutti i Consiglieri (maggioranza ed opposizione) sono presenti, seppure in ordine molto sparso. Tra il pubblico sette, al massimo otto, irriducibili. Tra questi scopro esserci anche il ragioniere capo. E’ lì per ragioni d’ufficio.

Non vale.

Quindi sono sei, al massimo sette, gli irriducibili. La metà circa è però composta da Marco De Palmo, Giuseppe Esposito e Catello Amore, in rappresentanza dei cosiddetti Sanbiagesi.

Il tempo di trovare la posizione più comoda sulla sedia ed il Sindaco Piergiorgio Sagristani, accennando un saluto di tipo fascista, mi offre addirittura il benvenuto:

“Cavaliere Pollio“. 

Lo guardo sorpreso. Non so cosa rispondere. Recupero un attimo di lucidità e lo rimbrotto:

“Sindaco, non mi sembra opportuno un saluto simile, soprattutto in presenza delle forze dell’ordine”.

In realtà i due tutori dell’ordine pubblico che sono in servizio in sala nemmeno si sono accorti dell’accaduto, così come la Presidente Maria De Martino che è alle prese con la lettura del prossimo argomento da trattare.

Cominciamo bene

Mentre l’Assessore Giuseppe Gargiulo legge il documento politico (si fa per dire) di accompagnamento al bilancio, penso a ciò che mi è accaduto. Per quante elucubrazioni possa farmi non riesco a trovarne una spiegazione.

Per uno come me, cresciuto a pane e politica, una seduta di Consiglio comunale è un momento di alta sacralità. E’ un po’ come la messa della Domenica. Ora riuscite ad immaginarvi un sacerdote che, mentre si sta recitando il “Credo”, vede entrare un conoscente in ritardo, si ferma e lo saluta dicendogli:

“Uagliò, tutt’appost’!”

Ebbene Sagristani ieri con me ha fatto questo. Lo ha fatto nell’indifferenza generale.

Allora?

Allora quando è così tutto diventa lecito

Se questo è il senso della “sacraltà” della seduta del Consiglio comunale di Sant’Agnello è normale che ogni tanto qualcuno dal pubblico entri nel dibattito. 

E’ normale che, mentre l’Assessore Giuseppe Gargiulo legge il suo documento politico (si fa per dire), Clara Accardi si metta  a smanettare con lo smartphone.

E’ normale che l’altro Assessore Tonino Castellano si senta libero di giocare a Candy crash o a chissà cos’altro.

E’ normale che l’Assessore Pasquale Esposito ed il Consigliere di minoranza Pietro Gnarra possano appartarsi a chiacchierare di come erano belli i tempi che furono.

E’ normale che il Consigliere Tonino Coppola conti quante mattonelle ci siano nel tratto che va dal suo banchetto al corridoio.

Ci manca solo che la Presidente Maria De Martino tiri fuori un mazzo di napoletane e la butti “a sette e mezzo con il piatto”.

Ci sarebbe stato bene anche questo; così come la pizza, la birra e il rutto libero.

E il bilancio? Che ne è stato del piatto ricco? 

Dopo la lettura del documento politico (si fa per dire), il capogruppo di minoranza Gianmichele Orlando timbra il cartellino con un intervento altrettanto “politico si fa per dire”. Successivamente illustra la sua proposta di emendamento.

E che emendamento?

99 mila euro tolti rigorosamente a cacchio da tre capitoli e spostati rigorosamente a cacchio su altri due capitoli. Così giusto per fare un po’ di populismo a buon mercato. Sagristani gli replica dicendogli che sono cinque anni che presenta sempre lo stesso emendamento.

La serata si infiamma.

Ne nasce un ping pong di accuse degne di un baby-parking

Siamo a livello di…

“Sei monello”

“Monello è chi lo dice”

“Brutto e cattivo, uhm uhm uhm”

“Brutto e cattivo sei tu e chi non te lo dice ballando il geghegè“.

Nel bel mezzo della rissa verbale riprende la parola la Presidente.

Capello capello non si gioca più e si passa alla votazione

7 favorevoli e 3 contrari. 

C’è ancora il tempo per discutere della nuova convenzione sul Giudice di Pace e di approvare una sfilza di debiti fuori bilancio, ma il problema è che qui siamo uomini mica caporali.

Con estrema discrezione mi alzo e guadagno l’uscita.

A metà corridoio mi viene un dubbio.

E se fosse stato tutta una burla? Una specie di “Scherzi a parte” con la regia di mia moglie Anna Iaccarino?

Torno indietro per sbirciare. Non riesco nemmeno a riavvicinarmi all’aula che mi squilla il telefonino.

E’ proprio Anna. Mi chiede che fine ho fatto.

Allora lei non c’entra.

E’ tutto vero

Nessuna burla. Nessun “Scherzi a parte”.

Peccato sarebbe stata la cosa più seria della serata.

Me ne esco, salgo in moto e torno a casa.

Piove e fa freddo. Che strano eppure dovrebbe essere il primo giorno di primavera. Altro che primavera, questa è una primafalsa

Come non c’è più la politica di una volta, così non ci sono più le stagioni di una volta.

Tutto cambia: prima o poi mi dovrò rassegnare.

Peter Pan è come Babbo Natale: non esiste.

Johnny Pollio