Nel film “Salvate il soldato Ryan”, diretto da Steven Spielberg, John Francis Ryan (Matt Damon) è il paracadutista americano rimasto intrappolato tra le fila dei tedeschi durantelo sbarco in Normandia.

Il suo sarebbe stato un destino segnato, se non fosse stato per l’audacia del Capitano John H. Miller (Tom Hanks) e dei suoi uomini che, pur perdendo la vita, al termine della missione riescono a farlo tornare a casa.

Al di là dell’incetta di statuette Oscar, “Salvate il soldato Ryan” non fu una gran pellicola, fatta eccezione per la prima mezz’ora in cui venne riprodotta la carneficina avvenuta ad Omaha Beach.

“Salvate il soldato Ryan” è però negli anni diventato un cult, quasi un modo di dire. Rappresenta un’impresa titanica. Il caso disperato da recuperare.

Un caso disperato come quello dell’ingegner Gianmichele Orlando.

Dopo la scoppola rimediata alle elezioni del 2013, quando da Sindaco uscente riuscì a finir dietro allo sfidante Piergiorgio Sagristani di oltre mille voti, Orlando venne relegato nel ruolo di capo di quella che sarebbe dovuta essere l’opposizione. Al suo fianco entrarono gli assessori uscenti: Coppola Antonino (capace di una performance da 589 voti) e Pietro Gnarra (che si fermò a 485). 

A loro tre toccava, quindi, l’arduo compito di costruire un’alternativa a Sagristani & Co.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Un lustro intero costellato di assenze, astensioni, silenzi e qualche mugugno. Comportamenti che hanno consentito a Sagristani di diventare ancora più forte di prima.

Il Padrone incontrastato della Città.

Un Padrone che si permette il lusso di prepensionare anche due delle sue più potenti bocche di fuoco (Antonino Castellano e Pasquale Esposito), senza che questi possano nemmeno lontanamente abbozzare un dissenso.

Un Padrone che arriva all’ardire di decidere – annunciandolo pubblicamente – non solo chi andrà a governare, ma anche di andrà a fargli da opposizione.

Come?

Teorizzando la famosa lista civetta.

“E’ questa è casa mia e qui comando io”

E Orlando?

Orlando come John Francis Ryan è rimasto intrappolato nelle file del nemico.

Solo, solissimo.

L’emblema della sua solitudine è stata l’ultima seduta di Consiglio comunale, con Orlando che ha provato a giocare a “tu sei brutto e cattivo” con Sagristani, mentre quelli che sarebbero dovuti essere i suoi colonnelli (Coppola e Gnarra) si sono tirati fuori dalla lotta, limitandosi a guardare straniti l’ormai ex loro generale.

E’ finita.

Il monitor della politica gli ha sparato in faccia il nefasto…

Un Game Over beffardo oltre che nefasto. Beffardo perché arriva nel momento in cui non doveva arrivare. Un momento in cui il Padrone della Città, nell’ostentare tutta la sua forza, svela anche tutta la sua debolezza.

Basta camminare per la Città, parlare con gli elettori, per capire che lo straripante consenso di Sagristani, in gran parte altro non è che paura di dissenso. Il risultato numerico sarà lo stesso. Settanta per cento, ottanta percento e forse anche più di voti alle elezioni di maggio prossimo, ma il dato politico sarà un altro.

Anche per Sagristani il giorno del Game Over si sta avvicinando.

Qui sta la beffardagine.

Orlando/Ryan tutto ciò lo ha capito. Per questo vorrebbe essere ancora della partita. Miller e suoi uomini dovrebbero venire a liberarlo, ma non per portarlo a casa, ma rimetterlo a capo del plotone che al momento opportuno metterà le mani sulla Città.

Il guaio è che a Sant’Agnello non c’è nessun Miller disposto a fare questo. Qualche Miller a Sant’Agnello ci sarebbe pure e sarebbe anche pronto a sacrificarsi, ma a condizione che poi Orlando/Ryan se ne vada a casa. Che non torni in prima linea.

Non si fidano di lui.

Non si fidano non tanto per quello che ha fatto quando per anni è stato fedelmente al fianco di Sagristani nella suo primo decennio da Sindaco.

No!

Non si fidano per quel che non ha fatto in questi cinque anni da avversario di Sagristani.

Allora?

Allora il rischio concreto è che Orlando/Ryan resti lì dov’è per altri cinque anni, finendo con il farsi assorbire completamente dai suoi ex “nemici”. Ritornando ad essere in tutto e per tutto uno di loro.

A fronte di uno scenario simile o Miller decide di fottersene di salvare il soldato Orlando/Ryan – nella speranza di averlo come suo fiancheggiatore – e si lancia quindi a capofitto ed a chi “coglio coglio” nella lotta, oppure Miller se ne resta a casa e quelle di maggio rischieranno di trasformarsi in una stucchevole passerella tanto dispendiosa quanto inutile.