COMUNICATO STAMPA:

La notizia del sequestro preventivo dell’intero complesso edilizio realizzato a Sant’Agnello, quattro giorni prima della sua inaugurazione, ha destato scalpore.

Le case sono apparse realizzate sulla base di un PUA, di un’autorizzazione paesaggistica e di un permesso a costruire totalmente illegittimi e contrastanti con le norme di legge e con gli strumenti di pianificazione. L’indagine della Procura ha preso le mosse da una serie di denunce presentate dalle associazioni ambientaliste. Sulla complessa vicenda c’era stata anche una interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle a firma Carmen Di Lauro.

Di seguito le dichiarazioni dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste.

“Le Associazioni WWF e Italia Nostra esprimono soddisfazione per questo provvedimento, quanto mai necessario seppur tardivo, per bloccare una speculazione edilizia che insiste sulla Costiera Sorrentina, in un’area tra l’altro destinata a edilizia economica popolare.

Le associazioni si rammaricano per coloro che hanno investito i propri risparmi nell’acquisto di un alloggio nel cosiddetto “housing sociale” di Sant’Agnello ma, nel contempo, non possono fare a meno di evidenziare che criticità ed irregolarità nell’intervento di piano casa in corso furono segnalate fin dall’inizio. Anche la provincia di Napoli ebbe a sottolineare il contrasto tra quanto progettato e la normativa paesaggistica. Successivamente, in occasione della conferenza dei servizi tenutasi nel 2015, queste associazioni ribadivano le proprie motivate critiche che sono, poi, sostanzialmente, le stesse che appaiono aver indotto la Procura all’emissione del sequestro preventivo.

Lo stesso parere espresso dal prof. Pinto, reso nel febbraio 2015 su richiesta dell’amministrazione di Sant’Agnello (e non del WWF o di Italia Nostra!), avrebbe dovuto indurre le amministrazioni coinvolte a maggiore cautela, soprattutto dopo che nel febbraio 2016 la Corte Costituzionale si era espressa sull’inderogabilità delle norme del Piano Urbanistico Territoriale (PUT), escludendo che la Legge Regionale del 2009 –  “Piano Casa” –  potesse consentire una edilizia convenzionata dove il PUT prevedeva edilizia economica e popolare in sostituzione di case malsane o sovraffollate.

Invece, come appare, alcun dubbio è venuto a chi ha rilasciato i titoli abilitativi!

Si confida nell’operato della Magistratura che di certo saprà accertare fatti e responsabilità, ma ove ulteriori indagini appurino il fondamento di quanto ipotizzato in questa prima fase dalla Procura della Repubblica, sarebbe ragionevole che degli eventuali danni procurati agli acquirenti si faccia carico chi, per l’appunto, li ha eventualmente determinati non usando la prudenza necessaria. Soprattutto tenendo conto che erano in gioco gli interessi di 53 potenziali acquirenti ignari della regolarità o meno delle procedure.”