Sarà pure uno di quegli atti dovuti, uno di quegli atti che approvi e metti là, anche perché alla fine non sai proprio che farcene, ma a noi questa storia ci ha incuriosito non poco.

La Giunta comunale presieduta dal Sindaco Giuseppe Cuomo ha infatti provveduto ad adottare la nuova Carta dei diritti della Bambina. Ha fatto sua insomma, per il tramite dell’Assessore alla Pari Opportunità Rachele Palomba, una proposta della FIDAPA.

Dalla premessa dell’atto apprendiamo più in particolare sia la genesi di questo importante documento…

“La versione originale della Carta fu presentata ed approvata a Reykjavik nel 1997 durante il IX Congresso delle Federazione Europea della BPW, in seguito all’emergere della questione dell’infanzia femminile durante la Conferenza mondiale di Pechino del 1995″…

…sia di cosa si tratta…

“La Carta, ispirata alla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia del 1989, a differenza e ad integrazione di questa che pone sullo stesso piano i due generi, li distingue in termini di caratteristiche e bisogni, avuto riguardo delle diverse connotazioni fisiche ed emozionali;

La Carta deve essere letta come una premessa fondamentale per l’affermazione e la tutela dei
diritti delle donne fin dalla nascita;

Che famiglia, scuola e comunità devono assumersi responsabilità perché la bambina possa crescere
nella piena consapevolezza dei suoi diritti e dei suoi doveri”.

Ancora più incuriositi decidiamo così di leggerne i contenuti, al fine di capire in cosa le bambine necessitino di un’attenzione maggiore dei bambini. Dei maschietti.

La Carta si compone di nove articoli. Nove dichiarazioni di principio.

Eccole:

Ogni bambina ha il diritto:

  • Articolo 1
    Di essere protetta e trattata con giustizia dalla famiglia, dalla scuola, dai datori di lavoro anche in relazione alle esigenze genitoriali, dai servizi sociali, sanitari e dalla comunità.
  • Articolo 2
    Di essere tutelata da ogni forma di violenza fisica o psicologica, sfruttamento, abusi sessuali e dalla imposizione di pratiche culturali che ne compromettano l’equilibrio psico-fisico.
  • Articolo 3
    Di beneficiare di una giusta condivisione di tutte le risorse sociali e di poter accedere in presenza di disabilità a forme di sostegno specificamente previste.
  • Articolo 4
    Di essere trattata con i pieni diritti della persona dalla legge e dagli organismi sociali.
  • Articolo 5
    Di ricevere una idonea istruzione in materia di economia e di politica che le consenta di crescere come cittadina consapevole.
  • Articolo 6
    Di ricevere informazioni ed educazione su tutti gli aspetti della salute, inclusi quelli sessuali e riproduttivi, con particolare riguardo alla medicina di genere per le esigenze proprie dell’infanzia e dell’adolescenza femminile.
  • Articolo 7
    Di beneficiare nella pubertà del sostegno positivo da parte della famiglia, della scuola e dei servizi socio-sanitari per poter affrontare i cambiamenti fisici ed emotivi tipici di questo periodo.
  • Articolo 8
    Di apparire nelle statistiche ufficiali in dati disaggregati per genere ed età.
  • Articolo 9
    Di non essere bersaglio, né tanto meno strumento, di pubblicità per l’apologia di tabacco, alcol, sostanze nocive in genere e di ogni altra campagna di immagine lesiva della sua dignità.

Chiaro no?

I bambini, intendiamo i maschietti, questi diritti invece non li hanno?

Possono essere trattati con ingiustizia a scuola come altrove? Subire violenze e abusi sessuali? Se disabili attaccarsi al tram? Non ricevere idonea istruzione ed educazione alla salute? Essere oggetto di campagne pubblicitarie lesive?

Insomma: siamo al cospetto di una caso di discriminazione al contrario o si tratta della solita cosa fatta tanto per…per poterci poi dopo organizzare un bel convegno passerella?

Certo adesso scatterà il solito coro neo-femminista che ci lancerà accuse di ogni risma, ma noi siamo fatti così. Crediamo che la parità di genere tra l’uomo e la donna si raggiungerà finalmente quando si smetterà di fare…la disparità di genere.