C’è una notizia ed una curiosità nella delibera di Giunta con cui l’Amministrazione guidata dal Sindaco Giuseppe Cuomo ha provveduto all’approvazione del nuovo progetto dell’evento M’illumino d’Inverno. La programmazione di questa nuova edizione avrà inizio a novembre del 2018 e si protrarrà sino alla fine di gennaio del 2019.

Veniamo subito alla notizia.

Parliamo quindi dei costi.

Una decisa sforbiciata per questa edizione, la prima senza Mario Gargiulo come Assessore. Addirittura 260 mila euro in meno del 2017.

A dare uno sguardo al progetto in realtà emerge che per quello che attiene le luminarie tutto resterà invariato. 353 mila euro l’anno scorso e 353 mila euro anche quest’anno. Stesso importo dell’anno scorso anche per quanto riguarda il comparto Cinema che resta pari a 100 mila euro. Addirittura 7 mila euro in più per M’illumino d’Invero in strada. 50 mila quest’anno e 43 mila l’anno scorso. Invariata anche la voce relativa ai fuochi di notte che restano pari a 22 mila euro, così come il settore stampa e comunicazione ancora pari a 30 mila euro.

Allora dove sono i risparmi?

Il primo è nella voce Arte e Presepi che l’anno scorso era pari a 20 mila euro e quest’anno è scomparsa proprio. Il grosso del taglio però viene dal M’illumino d’Inverno Musica. Quest’anno appena 105 mila euro e, l’anno scorso addirittura 352 mila euro.

Così suddivisi: 142 euro in meno per il cachet degli artisti di Musica e Incontri e, conseguentemente, 35 mila euro in meno per le sistemazioni degli artisti. Secondo le previsioni, per la nuova edizione artisti validi, ma nessun grosso nome.

Nonostante questo, però, per i redattori del progetto non si prevede nessun decremento delle presenze turistiche collegate. Più 5% in più l’anno scorso e più 5% in più anche quest’anno.

Se fosse vero, insomma, ben venga il taglio.

Ora passiamo alla curiosità.

La troviamo nella voce M’illumino d’Inverno la Luce che prevede l’illuminazione delle Piazze di Sorrento, della Chiesa del Carmine, della Torre dell’Orologio, dei Fabbricati che circondano Piazza Tasso, del Palazzo Correale, del Sedile di Porta, dell’Intero Centro Storico, ma – soprattutto – dei Cardi e dei Decumani.

Ora, passi per i decumani, ma perché anche i cardi?

Cosa sarebbero mai i cardi?

Il cardo è principalmente un ortaggio, una sorta di carciofo selvatico dal sapore gustoso ed amarognolo.

Ora possibile mai che piazzeranno batterie di led nei negozi di ortofrutta che espongono il saporito prodotto?

Certo che no.

Siamo certi che si tratti di un banalissimo scivolone linguistico, perché non si può parlare nemmeno di refuso.

Il cardo era per il latini (ma solo per loro), niente altro che il polo. Inteso, per l’appunto, come punto cardinale. Per traslazione, però, il cardo divenne anche quella strada che – secondo il famoso tracciato ippodameo – tagliava la città in direzione nord/sud. Si intersecava così con il decumanus, che invece andava in direzione est/ovest, dando vita ad isolati quadrangolari uniformi.

Il plurale del cardo non era però cardi, bensì cardines che, italianizzato, si è trasformato in cardini.

Alla luce di questa nostra interpretazione, dobbiamo dedurre che non verranno illuminate le carcioffole, ma quelle strade del centro storico che vanno ad intersecarsi con Via San Cesareo che costituiva il decumano massimo.

Quelle strade per l’appunto si chiamano cardini.