RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Pregiatissimo Direttore,

in un’intervista, pubblicata ieri dal quotidiano Metropolis, il candidato sindaco Marco Fiorentino,
rispondendo a una domanda, rivoltagli dal giornalista Salvatore Dare: “disse che rimborserà l’ente
da sindaco o consigliere per i 108mila € che deve al Comune. Gli sfidanti non ne parlano” ha
testualmente risposto: “Ho parlato io con chiarezza e da tempo. Pensiamo alla città.”.

L’arroganza e la protervia della dichiarazione resa da questa persona, un pregiudicato condannato
in via definitiva – con sentenza passata in giudicato – della Corte di Appello di Napoli del 25 ottobre
2016, in quanto riconosciuto penalmente responsabile in concorso con altri della morte di due
donne nell’incidente accaduto il 1 maggio 2007 in piazza S. Antonino a Sorrento – mio malgrado – mi
induce, ancora una volta, ad intervenire per ricordargli alcuni fondamentali principi etici e giuridici
ai quali sono tenuti ad informare il loro comportamento quelli, come lui, che ambiscono a ricoprire
cariche pubbliche. Principi che, all’evidenza, gli sono totalmente sconosciuti ovvero con i quali ha
scarsa consuetudine.

Per inquadrare compiutamente il tema, per prima cosa ritengo utile richiamare alla comune
memoria alcune significative vicende che hanno contrassegnato la lunga carriera di amministratore
pubblico del soggetto in questione.

Fiorentino divenne sindaco per la prima volta diciassette anni fa, nel 1993. Due anni dopo, nell’aprile
1995, un giorno prima delle votazioni per il rinnovo del consiglio comunale – subito dopo aver tenuto
un comizio in piazza – ricevette la notifica di un ordine di custodia cautelare, perchè imputato del
reato di concussione dalla Procura di Torre Annunziata, per aver intascato la somma di 60 milioni
delle vecchie lire da un gruppo di imprenditori. Malgrado l’accusa infamante mossagli dagli
inquirenti, riuscì ugualmente a farsi rieleggere ma, un mese dopo l’arresto, dovette dimettersi e,
nonostante professasse la propria innocenza, ritornò alla sua occupazione di albergatore. In quella
circostanza si giustificò con la seguente dichiarazione: “Il mio unico errore nel ’92 fu quello di
accettare contributi volontari per il partito”.

Costretto ad affrontare un lungo processo, fu assolto in primo grado dall’imputazione di
concussione grazie al fatto che, nel frattempo, l’accusa era stata declassata al reato di finanziamento
illecito ai partiti. Riuscì, pertanto, a beneficiare dei termini di prescrizione più brevi previsti per
questo tipo di illecito, avendo commesso i fatti a lui contestati alcuni anni prima. Ovviamente dové
restituire il denaro indebitamente incassato. Quella vicenda che sembrava ormai lontana, però, non
aveva ancora concluso il suo corso giudiziario.

In secondo grado, infatti, la Corte di Appello di Napoli, l’11 ottobre del 2000, ribaltò la precedenza
sentenza e gli inflisse una pesante condanna a tre anni e tre mesi di reclusione e la pena accessoria
della sospensione dai pubblici uffici, giudicandolo colpevole del reato di corruzione. Così – cinque
mesi dopo le elezioni vinte di misura al ballottaggio contro l’avversario di centro sinistra – i giudici
lo obbligarono, ancora una volta, a dire addio alla poltrona di sindaco. Fiorentino, però, riuscì ad
approfittare del tempo trascorso e dell’avvento della prescrizione per scampare alla pena inflittagli.

Presentò, infatti, ricorso in Cassazione avverso la sentenza di condanna e i giudici della Suprema
Corte, pur non ritenendo esistenti le condizioni per mandarlo assolto, dovettero decretare la
prescrizione del reato di cui era accusato per decorso dei termini.

Dopo circa sei anni dallo scampato pericolo, giunto alla metà del suo secondo mandato, Fiorentino
è, però, incorso in nuovi problemi con la giustizia. Difatti è stato, ancora una volta, rinviato a giudizio
poiché accusato – in relazione alla tragedia avvenuta il 1° maggio 2007 – di duplice omicidio colposo,
di lesioni personali colpose e di omissioni di atti d’ufficio.

Nel decreto di rinvio a giudizio il PM lo ha incolpato dei reati sopracitati per non aver adottato, in
qualità di sindaco, alcun provvedimento al fine di prevenire ed eliminare il grave pericolo per
l’incolumità dei cittadini, costituito dall’irregolare svolgimento di lavori in Piazza S Antonino. In
particolare, a causa dell’utilizzo, da parte del personale società Donnarumma, di una piattaforma
aerea attraverso il ripetuto posizionamento del braccio del predetto mezzo a campata sulla piazza,
senza che fosse interrotto il traffico veicolare e pedonale. Sottolineando che tutto ciò era accaduto
nonostante egli fosse pienamente consapevole dei rischi ai quali erano esposti i passanti.

Riconosciuto colpevole di tutti reati a lui ascritti, con sentenza emessa il 12 giugno 2010 dal
Tribunale di Torre Annunziata, Marco Fiorentino è stato condannato ad una pena complessiva di
quattro anni e due mesi di reclusione, alla pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici, al
rimborso in favore delle dieci parti civili costituite, in solido con gli altri condannati, delle spese
processuali fissate in € 84.000 più IVA e CPA e al pagamento di una somma complessiva pari a €
788.000, a titolo di provvisionale, immediatamente esecutiva per legge. Importo che i giudici hanno
ritenuto essere compresa entro i limiti della prova raggiunta del danno derivante dal reato e che
costituisce solo un acconto sulla liquidazione definitiva da stabilire in sede civile.

È incontestabile, quindi, che in ossequio a indiscussi principi etici e a precisi obblighi giuridici, a
partire dal giorno successivo al pronunciamento della sentenza di condanna – essendo la
provvisionale immediatamente esecutiva per legge – Fiorentino, pur mantenendo il suo diritto a
ricorrere in appello contro la condanna, non avesse alternative al pagamento immediato di questa
prima parte dei danni arrecati. In altre parole, egli era tenuto a versare alle parti civili la quota di
sua pertinenza del risarcimento del danno accertato dal giudice penale, senza dover attendere che
gli fosse notificata la sentenza in forma esecutiva, né tantomeno dover aspettare che gli fosse
intimato, con un’azione esecutiva, il versamento delle somme dovute.

Dimostrando, invece, un assoluto disprezzo, non solo verso queste fondamentali regole, ma anche
nei confronti dei suoi concittadini costretti a sopportare il danno erariale inflitto alle casse comunali
con il suo illecito comportamento, egli ha messo in atto una serie di espedienti per sottrarsi ai suoi
obblighi di legge, sia nei confronti dei danneggiati, sia nei confronti del Comune di Sorrento.

Invero, allorquando l’Ente, dopo aver liquidato alle parti civili l’intera somma stabilita dai giudici, ha
reclamato ai coobbligati la restituzione della quota parte di loro pertinenza, egli si è sempre
sottratto al pagamento. E dopo oltre dieci anni dal pronunciamento della sentenza, è rimasto l’unico
dei condannati a non aver versato neanche un euro, né al Comune, né direttamente ai danneggiati.

Nonostante il suo ingiustificabile comportamento, che ha causato, tra l’altro, la sua poco onorevole
decadenza dalla carica di consigliere comunale, deliberata dal Consiglio nel gennaio 2019, Fiorentino
– ancor prima delle incredibili frasi dettate ieri al giornalista di Metropolis, aveva rilasciato sullo
stesso argomento – anche in un recente passato – altre ingiustificabili dichiarazioni del tipo:
“…pagherò. Oltretutto con la consapevolezza di aver sino ad oggi pagato un conto che, ritengo,
neppure mi era dovuto pagare” e, quella ancor più assurda: “Una triste vicenda in merito alla quale,
però, ritengo di non avere alcuna responsabilità”.

A completamento di quanto sopra illustrato, è ancora utile precisare che le tre successive sentenze
penali pronunciate: il 21 gennaio 2014 dalla Corte d’Appello di Napoli, il 5 novembre 2015 dalla
Corte di Cassazione e l’ultima il 25 ottobre 2016, sempre dai giudici d’Appello hanno mandato
assolti alcuni imputati e ridotto le pene detentive a Marco Fiorentino, e ai fratelli Aniello, Eduardo
e Massimo, Donnarumma, ma non hanno minimamente modificato l’importo stabilito dal Primo
Giudice quale parte iniziale del danno derivante dai reati definitivamente accertati.

Il 24 novembre 2017, poi, il Tribunale Civile di Napoli pronunciandosi sulla liquidazione definitiva dei
danni, richiesta da due delle dieci persone danneggiate, ha accolto la domanda degli attori e ha
liquidato a ciascuna di esse la somma di € 174.168,98 oltre agli interessi. Ha, inoltre, stabilito un
rimborso per le spese di lite di € 37.978, attribuendo un grado di responsabilità del 70% a carico dei
Donnarumma e del 30% a carico del Comune, costretto a pagare per il fatto illecito commesso da
Fiorentino.

L’amministrazione comunale, quindi, dopo aver anticipato l’intero importo della provvisionale e
rimborsato tutte le spese, decisi in sede penale, è stata chiamata ad anticipare anche il pagamento
di questa ulteriore somma di € 376.104,89 di cui, in seguito, è riuscita a recuperare la parte posta a
carico dei Donnarumma. Al contrario, fino ad oggi, non risulta che il Comune abbia provveduto a
chiedere a Fiorentino la restituzione dell’importo corrispondente al danno erariale procurato, né
tantomeno che l’ente abbia intrapreso alcuna azione esecutiva nei suoi confronti per tentare di
ottenere almeno il rimborso della quota parte della provvisionale versata per conto dell’ex sindaco
(gli ormai famosi 108 mila €).

In aggiunta, giova ricordare che con tutta probabilità, fra pochi mesi, il Tribunale civile di Napoli si
pronuncerà sulla liquidazione finale dei danni subiti, a seguito del tragico evento, richiesta dai legali
delle restanti otto parti civili, esclusi dalla sentenza del novembre 2017.

Avuta presente l’entità delle somme chiesta dagli attori, non è difficile prevedere che il Comune
sarà chiamato a sborsare un ulteriore consistente importo per il quale dovrà – ancora una volta –
inevitabilmente richiedere, almeno parzialmente, il ristoro a Marco Fiorentino.

Infine, è fondamentale rimarcare che nelle motivazioni della sentenza emessa della IV sezione
penale della Corte di Appello di Napoli i giudici affermarono che “tutti i reati contestati all’imputato
FIORENTINO Marco sono stati commessi con previsione dell’evento lesivo in capo al soggetto agente
che ha agito con sicura colpa cosciente di quanto poteva verificarsi”. Poi, però, diversamente da
quanto statuirono i primi giudici del Tribunale di Torre Annunziata, ritennero di dover comunque
concedere all’imputato la sospensione condizionale della pena “in ragione dello stato di
incensuratezza dell’imputato e del fatto che egli non ricopriva più la carica di Sindaco del Comune di
Sorrento”.

Circostanze queste che consentirono loro “di poter esprimere un giudizio di prognosi positiva sul
futuro comportamento dell’imputato e di poter applicare in capo a quest’ultimo il beneficio di cui
all’art. 163 c.p”.

Orbene, è indubitabile che Fiorentino con la sua decisione di ricandidarsi per la quarta/quinta volta
mostri un dispregio totale verso l’atto di clemenza adottato nei suoi confronti dai giudici del
gravame che gli concessero il beneficio della sospensione condizionale della pena sicuri che non si
sarebbe mai più ripresentato alle elezioni.

Una disistima che egli continuamente dimostrata ancor più chiaramente soprattutto nei confronti
dei suoi concittadini, ogni volta che rilascia dichiarazioni pubbliche. I soli che, finora, sono stati
costretti a pagare per le sue malefatte. Ma ciò che è più grave e inaccettabile è il fatto che non si
renda nemmeno conto che con la sua candidatura alla carica di sindaco si sta proponendo agli
elettori per guidare l’amministrazione che sarà tenuta ad intimargli il pagamento immediato delle
somme che solo a causa sua ha già versato ai danneggiati e di quelle,sicuramente ancor più rilevanti,
che a breve dovrà sborsare per far fronte al definitivo risarcimento dei danni.
18 settembre 2020

Bruno Morelli

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Sulle prime avevo quasi pensato di cestinare questa lunga lettera. Poi il mio dito si è quasi paralizzato prima di cliccare il tasto che ne avrebbe decretato la cancellazione.

L’ho riletta più volte. Ho contattato personalmente Bruno Morelli. Ho parlato a lungo con lui. Ho respirato la sua amarezza, la sua delusione, la sua solitudine. A quel punto non ho avuto più dubbi.

Ho deciso, almeno io, di assumermi questa responsabilità, in questo momento storico, a poche ore dalle elezioni di Sorrento.

Non potevo non farlo

. Morelli ha diritto, per quello che ha patito, di esprimere tutto il suo disappunto per quanto accaduto.

Non può essere lasciato senza voce. E questo blog, che da sempre ha avuto l’ardire e la presunzione di voler dar voce a chi voce non ne ha, nell’assordante silenzio generale non poteva tirarsi indietro.

Inoltre, in questo modo, sono sicuro – o almeno spero -che Fiorentino rivedrà la sua dichiarazione. Prenderà atto della superficialità con cui ha liquidato quella scomoda domanda postagli dal amico giornalista Salvatore Dare e chiederà scusa quanto meno a coloro, come Morelli, che tanto hanno sofferto per quella triste vicenda.

j.p.