Sono stati giorni difficili quelli che hanno preceduto questa discussione di laurea. Direi un mese difficile. Quando hanno annunciato per la prima volta che le scuole e le università avrebbero chiuso per evitare il contagio di questa pandemia la mia prima emozione è stata la paura.

Paura di veder rimandata l’unica cosa a cui tenevo di più la mia laurea. Ma i giorni si sono complicati ancora di più quando, nel panico generale, nessuno accennava alle sedute. O, meglio, vi erano voci di corridoio che dicevano questo o quello. Per una ragazza di 24 anni queste voci non fanno altro che aumentare l’ansia, la paura che poi diventa rabbia.

Perché dietro una laurea non c’è solo il sudore fatto sui libri, ma anche le speranze dei genitori che hanno sacrificato per quei libri, familiari che voglio vedere la tua realizzazione, amici coetanei che sono già un passo avanti e non sai se farai mai quel passo avanti.

Arriva la rabbia per la non chiarezza dei fatti, per le notizie frammentarie oppure addirittura nessuna notizia.

Ho passato settimane in cui temevo di non laurearmi più, perché nonostante le mie numerose mail e conseguenti quesiti la risposta era sempre una: Stiamo lavorando per darvi il meglio.

Successivamente, però, qualcosa è cambiato nel giro di una settimana ho saputo, dove, come, quando e il perché della discussione. Ho iniziato a ricevere mail giornaliere dal Rettore che ha tranquillizzato vagamente gli animi di noi laureandi in crisi.

La discussione si sarebbe fatta online, la descriverei come la vittoria mutilata italiana durante la Grande Guerra. Un traguardo raggiunto ma in modo alternativo. Certo non sto rinnegando la comodità di stare nella mia stanzetta con il pantalone del pigiama e le mie ciabatte rosa, ma non è la stessa cosa.

L’ansia, l’emozione ci sono, ma sono diverse. Non c’è l’istituzionalità, non c’è il reale contatto con il professore, non c’è nulla se non te, i tuoi amici e un computer. Che un po’ stona, dover parlare ad una web anziché ad una commissione reale. Potersi vestire eleganti e sentirsi il centro del mondo per 10 minuti, in università è un’altra completa emozione.

Devo dire la verità, in questa discussione telematica un grande plauso va ai professori che, nonostante l’età e la difficoltà della situazione, si sono messi in gioco per noi laureandi, capendo il disagio della nostra situazione.

Quando hanno capito come risolvere il problema si sono messi in moto, nel migliore dei modi. Ma vi dirò, è pur sempre una soddisfazione a metà.

Emanuela Casa

P.S.: A Manu gli auguri più sinceri da parte del Clan di Bertoldo e…uau!