Il fragore di due grossi petardi rompe la fredda ed assolata mattinata carottese. E’ il segnale che anche oggi i ragazzi dell’Istituto nautico “Nino Bixio” non entreranno in classe. Una protesta che è iniziata sabato scorso e che va avanti a singhiozzi.

Altalenante, come le promesse che vengono dalle Autorità scolastiche.

“Un’ala dell’istituto è completamente priva di riscaldamento”…

… ci spiega Emanuele Wurzburgher, uno dei rappresentanti d’istituto. Frequenta la VD.

In effetti è così, sono gli stessi docenti a confermarlo. Dal primo dicembre, giorno in cui doveva partire l’accensione dei termosifoni qualcosa non è andato. Sei aule sono rimaste al freddo. Eppure il combustibile c’è.

Cosa è accaduto lo spiega Davide Agrillo (VB)…

“Durante l’esecuzione dei lavori è stato rotto un tubo e quindi una parte dell’edificio è rimasta senza riscaldamento”.

Insomma sembra quasi la tela di Penelope, da una parte si tesse e dall’altra si disfa.

“Prima ci avevano detto che la Città Metropolitana sarebbe intervenuta, poi ci hanno detto che avrebbero messo delle stufette. Al momento né l’una né l’altra. In realtà come è possibile riscaldare con delle stufette aule così grandi anche con ventisei ragazzi?”

Ci chiede Gianmichele Carotenuto di III E.

La classica domanda retorica. Già sa la risposta: non è possibile.

Lo certifichiamo.

Non possiamo fare altrimenti, è un film già visto.

Riforme, controriforme, buona scuola, buonissima scuola i problemi restano gli stessi da decenni a questa parte.

Mentre scattiamo una foto uno dei ragazzi chiede:

“Ma domani che si fa?”

Domani probabilmente non si entra, poi ci sarà il Ponte dell’Immacolata, poi lunedì la politica dell’emergenza correrà ai ripari.

Altro film già visto.

I ragazzi si rassegneranno, la protesta cesserà. Non può andare avanti ad oltranza.

Questa è una delle tante lezioni non scritte nei libri che la scuola italiana ti impartisce. Si chiama rassegnazione, prima o poi tutti devono impararla.

Via con un altro petardo.

Intanto mentre salutiamo ed andiamo via un signore avanti con gli anni passa e mugugna:

“Iate ‘a scola che è meglio pe’ vvuie”.

E’ uno di quelli che la lezione della rassegnazione l’ha metabolizzata da tempo.

j.p.