Via Cesarano, via Marziale, via Marina Grande, via San Francesco, via Gradone, via Parsano, via San Renato, via Fregonito, via dell’Accademia, via Bernardino Rota, via San Cesareo, persino via degli Aranci e Viale Montariello.

Spuntano come i funghi le case vacanze.

Addirittura, all’albo del Comune, negli ultimi 7 giorni sono state pubblicate le SCIA di 15 nuove strutture. Strutture che sono state operative, però, già a partire da questa estate e che trovate regolarmente pubblicizzate sui vari siti di prenotazioni a partire dal celebre booking.com.

Infatti le SCIA, di cui solo oggi si ha notizia ufficiale, risalgono al periodo gennaio/giugno 2017 e potrebbero non essere ancora tutte.

Quasi 100 posti letto in più, stando almeno alle comunicazioni ufficiali, in una Sorrento meta turistica sempre più gettonata. Già, perché se poi ti colleghi ai siti specializzati scopri che in qualche caso quei posti letto sono stati comunicati per difetto e non certo per eccesso.

Prezzi vari a partire da un minimo di 50 euro al giorno per appartamento e sino ad arrivare a 700 euro al giorno. Tutto, ovviamente, in funzione alla capienza degli immobili.

A gestirli, nella stragrande maggioranza dei casi, locali. Sorrentini o al massimo residenti in altri comuni vicini (Piano di Sorrento, Vico Equense). Anche napoletani però e persino un cittadino di Milano.

Tutte case vacanza, dicevamo, così come prevede la normativa regionale.

La legge numero 17 del 2001.

Una legge targata Antonio Bassolino. Un provvedimento che, nelle intenzioni originarie, doveva provare a mettere ordine nelle strutture ricettive extralberghiere.

Pochi, quasi nulli, i requisiti richiesti dalla norma per avviare una casa vacanza:

  • una superficie minima utile non inferiore a otto mq. per ciascun posto letto;
  • fornitura di energia elettrica, acqua fredda e calda, e riscaldamento nella stagione
    invernale;
  • manutenzione dell’immobile e degli arredi;
  • pulizia delle unità abitative a cambio di cliente.

Così decine e decine di appartamenti vengono sottratti al mercato immobiliare delle locazioni e destinati a quello turistico/ricettivo. Un fenomeno, un’autentica piaga, che inizia a mettere in crisi non solo l’aspetto dell’assetto urbanistico, ma anche quello sociale.

Ai Comuni, per la verità, sono lasciati pochi spazi di manovra. L’unico strumento che hanno per intervenire è quello fiscale e di controllo.

Azioni che bisogna quanto prima iniziare a mettere in campo per evitare che la situazione finisca completamente fuori controllo.