Quando incontri Rosaria e Giancarlo, i genitori di Giò e Renato Antonetti non è mai un incontro qualunque.

Ti resta sempre qualcosa dentro.

Così anche giovedì sera non è stato un incontro qualunque. Ancora una volta mi è rimasto qualcosa dentro.

Certo mancava Giancarlo. Mancavano i suoi discorsi conditi di quella piacevole fantasia iperbolica che solo la sua mente sognatrice riesce a partorire. C’era però Renato, c’era Claudio, c’era mia moglie Anna e, soprattutto, c’era Rosaria.

Insomma anche di giovedì mi è rimasto qualcosa dentro.

Però ho pensato che non fosse giusto che quel qualcosa restasse solo a noi.

Ai fortunati che c’erano.

Allora ho chiesto a Rosaria di scrivere qualcosa. 

Una sua impressione.

Ecco che puntualmente mi è arrivata questa lettera che voglio condividere con voi.

Dopo aver letto la lettera, ascoltate anche il file musicale che ho deciso di allegare. Si tratta di una canzone per bambini. Tra le più famose:

“Ci vuole un fiore” di Sergio Endrigo.

Perché?

Leggete la lettera, ascoltate Endrigo e poi sono certo che capirete il perché.

Buon fine settimana a tutti.

Johnny Pollio

 

Sorrento, 21 aprile 2018

Caro Johnny,

quando mi hai chiesto di scrivere una riflessione sull’intera vicenda del parcheggio di via Rota divenuto simbolo di “boxlandia”  e  legata in seguito al nome di mio figlio Giovanni Antonetti, mi è venuto in mente la vicenda evangelica del campo del vasaio.

In breve il fatto concreto: Giuda tradisce il suo maestro per trenta denari. Vendendolo al potere del Sinedrio per un pugno di soldi, tradisce il nobile sogno di un mondo migliore e la speranza di un futuro di equità e giustizia sociale.

Così è stato per il parcheggio di via Rota.

Qualche politico, come Giuda, tradendo il nobile intento di chi ha il dovere di pensare al bene e all’interesse collettivo, ha venduto per soldi – in questo caso per tanti soldi – la possibilità di mantenere in vita un giardino di Sorrento. Un polmone di verde e la possibilità di preservare il patrimonio paesaggistico ed ambientale della Penisola sorrentina.

Anche in questo caso c’è stata una vittima sacrificale, ma anche in questo caso nel dolore della croce si vede la luce della resurrezione.

Il parcheggio è stato fermato.

I lavori bloccati, i soldi persi, le nobili idee della tutela dell’ambiente, portate avanti da associazioni, da avvocati, da cittadini che hanno a cuore il proprio paese hanno trionfato.

Ecco, quindi, caro Johnny, che cosa penso dopo tutta questa vicenda di grande spessore umano, dove protagonisti sono stati tutti i sentimenti e le emozioni legate all’uomo e alla sua condizione di creatura dell’universo.

Penso che l’onestà, la generosità, la nobiltà di animo e l’amore per la vita possano tutto, persino rendere accettabile i misteri della vita.

La ferita di questo parcheggio, di questo giardino che non esiste più, di questi alberi sventrati sia l’esempio della stoltezza di alcuni uomini affamati di soldi e di potere, ma siano soprattutto la speranza , con la sicurezza di vedere il giardino ripristinato e gli alberi ripiantati, per altri uomini e donne, che combattono in nome della legalità e dell’amore  per il proprio paese.

Da  parte mia, mamma di Giò e di Renato, non posso fare altro che promettere  e giurare a me stessa e agli altri che ci amano, che fino all’ultimo respiro combatterò per far ripiantare gli alberi, simboli di vita e di speranza.

Questo lo devo  per il grande dono ricevuto di avere avuto figli speciali.

Con tanto affetto

 Rosaria Iaccarino