Sono stato un paio di giorni pressoché in silenzio. In fondo è questo il bello del blog. Scrivi quando puoi e, soprattutto, quando vuoi.

Non devi per forza seguire la notizia.

Stasera però ho fatto prima un po’ di zapping in rete, poi qualche telefonata e…e mi sono cadute le braccia.

E’ saltato il banco, non ce lo dicono ancora ma è successo. 

Contagi che crescono a dismisura, tamponi che non si riescono a fare, né tampoco ad esitare. Mancanza di posti letto, di medici e di infermieri, ma anche di idee, fiducia e capacità.

Ormai è tutto in tilt. Ovunque, in Campania più che altrove.

Tutto questo mentre l’intera comunità scientifica si è spaccata in due come una mela. Da una parte quelli che ci fanno sapere che è niente di più di un’influenza, dall’altra quelli che sostengono che è peggio della peste bubbonica.

Dov’è la verità?

Forse nel mezzo o forse davvero non lo hanno capito.

Così, se vanno a vento medici e virologi, figurarsi come possa raccapezzarsi la politica, soprattutto la politica improvvisata di oggi. Si va avanti a colpi di ordinanze e decreti e rettifiche di ordinanze e decreti. Si chiude tutto e si apre tutto, a seconda degli umori social.

E più facile che un colonnello dell’aereonautica azzecchi una previsione del tempo che un politico azzecchi un provvedimento giusto.

Con uno scenario simile l’unica soluzione che si intravede all’orizzonte è la cosiddetta “soluzione finale”. Tutti a casa a impastare e a cantare dai balconi. Altre opzioni non è realistico ipotizzarle. E’ questioni di giorni e poi il sempre più spaesato Premier Giuseppe Conte farà il suo annuncio a reti unificate.

Tutti dentro, si torna in lockdown.

Sarà la scelta giusta?

Forse no, ma sarà la scelta di chi non ha scelta. Di chi ha fallito a tutti i livelli. Di chi doveva fare e non ha fatto, ma anche di chi non doveva fare ed ha fatto. Insomma di tutti, a partire dal più fesso dei cittadini e sino ad arrivare ai massimi vertici istituzionali.

Uno stop and go che ci auguriamo possa essere più breve di quello di marzo. Una quindicina di giorni. Giusto il tempo di far fermare l’ondata dei contagi, serrare le fila e prepararsi per il Natale. Per il nuovo tana salva tutti.

Poi?

Poi probabilmente si ricomincerà con la stesso andazzo, gli stessi errori e le stesse paure sopite. Aspettando che San Vaccino possa venirci incontro, ma in realtà confidando che il virus se ne vada per cazzi suoi o che, molto più probabilmente, sia sia raggiunta la famosa immunità di gregge.

Catastrofista?

No, semplicemente realista, quindi di corsa a comprare lievito e farina o a scaricare spartiti in rete.

Io ve lo consiglio, poi fate come vi pare.

Johnny Pollio