Oggi ero a pranzo da mia madre e, come spesso accade quando è domenica, mi sono dovuto sorbire le plateali pagliacciate della Mara nazionale. Nel bel mezzo del suo talk-show del primo pomeriggio del giorno di festa ha preso la parola uno di quei virologi da tivvù che non ho ancora capito quando accidenti faticano.

Sulle prime l’ho snobbato, poi però – forse anche a causa del suo tono di voce concitato – mi sono fermato ad ascoltarlo. Invitava la datata conduttrice e non alimentare il panico, perché ormai non era più corretto soffermarsi ad analizzare il dato dei contagiati in Italia. Il numeretto da prendere in considerazione era diventato quello degli ospedalizzati e quel numeretto, per fortuna, era rassicurante.

Altro giro di parole e poi giù con un’altra pillola di saggezza virologa, in cui sempre il belloccio ci faceva sapere che ci dovremo abituare a convivere con il Covid. In futuro, quindi, un vaccino all’anno e via, proprio come avviene con la stagionale. 

Il microfono passava poi al Governatore della Regione Liguria Giovanni Toti il quale si allineava al virologo starlette e addirittura ci faceva sapere che prima della pandemia, più preciamente nel 2018, nella sua Regione gli ospedali erano stati ancora più stressati a causa della stagionale. Per cui calma e sangue freddo, perché altrimenti così si alimenta solo la paura.

Sia lodato l’Altissimo…

mi sono detto, finalmente posso scrivere liberamente quel che penso, senza correre il rischio di essere squalificato sine die dai social.

Già perché quello che hanno detto il belloccio e Toti io lo penso da un bel po’, da quando nel leggere minuziosamente i report della pandemia (un’abitudine che mi porto dietro da quando con l’amico Corrado Soldatini partorimmo l’idea della Covid Map della Penisola sorrentina) mi sono accorto che il numero di ospedalizzati (siano essi vaccinati o meno) rappresentava una percentuale sempre più trascurabile dei non contagiati.

Così mi sono venute in mente le parole del biologo Premio Nobel francese Luc Montagnier – che qualcuno ha poi frettolosamente ribattezzato “vecchio rincoglionito” – che ha ipotizzato uno scenario in cui la pandemia sarebbe divenuta endemia e, come tale, una componente fisiologica della nostra esistenza.

La differenza è che il “vecchio rincoglionito” queste cose le diceva ad inizio pandemia e le spiegava anche scientificamente con ragionamenti troppo lunghi e articolati da ripetere qui, ma che in ogni caso si ritrovano agevolmente in rete.

Il belloccio e Toti, invece (e sono certo nei prossimi giorni anche altri), se le fanno venire in mente solo oggi, 9 gennaio 2022, quando ormai la situazione sta sfuggendo di mano in tutta Italia. Quando ormai il panico si è impossessato della popolazione. Un panico che viene sapientemente alimentato dai soliti sciacalli dell’emergenza, vale a dire da coloro che nelle difficoltà di massa si arricchiscono economicamente o politicamente.

Un binomio panico/sciacallaggine che purtroppo tocchiamo con mano anche nella nostra realtà peninsulare e che impone un deciso cambio di passo nella gestione dell’emergenza che da sanitaria diventa sociale.

Le resse per tamponi e vaccini, che si vedono da noi come in tante altre parti d’Italia, se non governate sapientemente, possono nei prossimi giorni diventare vere e proprie minacce alla sicurezza ed al vivere civile. 

Questa è la vera sfida a cui saremo chiamati nelle settimane a venire, una sfida che rischia di trovarci impreparati se continueremo a farci infinocchiare da apprendisti stregoni incapaci e senza scrupoli. 

Johnny Pollio